Underground

Statica in movimento: Matteo Arfanotti

Non c’è libertà più dolce infine, per un artista, di quella di potersi esprimere liberamente.
Libertà di sperimentare, dopo aver rincorso la via accademica.
La seconda gioia è non tanto trovare la via d’espressione, quanto la pura ricerca.
C’è chi vive solo viaggiando, spostandosi continuamente e, viceversa, muore fermandosi.
Matteo Arfanotti (Sarzana, classe 1974) continua a cercare, avendo percorso sentieri diversi, dall’arte figurativa, alle installazioni, fino ad arrivare al bodypainting, quest’ultimo purtroppo impedito dalla situazione corrente.



Dal momento in cui ho incrociato alcuni suoi lavori, ho cercato informazioni, interpretazioni sull’uomo e sulla sua arte e sono giunto alla conclusione che il modo più adatto di godersi la sua opera è unita a musica d’ambiente.
Una galleria di figure (sì, ovviamente preferisco la sua arte pittorica) fisse, dettagliate fino a sembrare levigate, scolpite, altamente simboliche, accompagnate da note d’atmosfera.



Funziona.
Tanto da farmi riflettere sull’ultima, attuale fase della ricerca di Arfanotti, il bodypainting, che esiste solo su supporto vivente, effimero per sua natura, e transitorio.
Di questa arte sopravvive solo l’immagine. Un’eco.



Così come la sua arte pittorica comunica attraverso immagini che sembrano cercare una melodia.



Alcune sono raffigurazioni degli arcani maggiori, serafiche e enigmatiche, che comunicano attraverso i simboli, come la più pura arte rinascimentale.



Altre sembrano derivare dall’eterno femminile: semidee, spiriti, concetti astratti incarnati. Attendono.
Lo sguardo degli astanti. Per diventare complete. E intanto continuano a muoversi.

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*la pagina facebook di Arfanotti

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