Allora, parliamo di Starlite.
È il secondo volume ambientato a Perfection (e dintorni).
Perfection, ambientazione nata per gioco, perché… “mi piaceva l’idea di costruire una piccola cittadina, con abitanti, luoghi e ritmi precisi”… è diventata il mio universo narrativo preferito.
E intendo vero e proprio universo: nella mia testa conosco ogni angolo del globo di questo scenario, i gusti retro, il retrofuturismo, l’armonia di una società che convive, per esigenza insopprimibile, coi suoi androidi dotati, almeno i più recenti modelli, di intelligenza artificiale.
Il primo volume è stato accolto molto bene, così come i making of, la colonna sonora, e tutti gli altri articoli che gli ho dedicato qui sul blog.
Starlite narra gli eventi di un’altra notte nella valle di Perfection, 45 giorni dopo ciò che è avvenuto nel precedente volume.
Il d.l. 447 ter è stato approvato, esso vieta l’impiego privato di androidi a scopo di intrattenimento e il ritiro degli stessi, in favore dell’introduzione in società delle Lei, ginoidi autocoscienti che sopperiranno alla mancanza di donne.
Le femmine della specie umana, infatti, sono sempre meno, sterminate da un virus incurabile. L’apocalisse che ne deriva porterà all’estinzione dell’intera specie, a meno che non venga trovata una cura oppure non si riesca a creare una ginoide in grado di procreare.
Ecco la società di Perfection, con una parte della coscienza sempre rivolta alla fine imminente, costretta dagli equilibri sociali, e dalla speranza (o forse dal terrore), a continuare a vivere, cercando nei cyborg, adeguatamente programmati, un calore umano che non c’è più.
Starlite è il nome di un vecchio cinema. O meglio, di un cinema che proietta, duecento anni dopo, film in bianco e nero, i film della fantascienza anni Cinquanta, i B-Movie dove robot cattivi sterminavano la razza umana.
La società di Perfection è in perenne nostalgia, per le condizioni presenti, perché fino al 2142, sono state moltissime, le guerre e i conflitti che hanno segnato il mondo, e che guarda con un occhio al futuro, che continua a proporre innovazioni tecnologiche per una vita che quasi ha perso ogni significato, e con uno al passato, allo stile sfavillante di auto color pastello, della golden age hollywoodiana, del silver screen e di tanta oggettistica vintage che coesiste insieme ai frigoriferi a gel avviluppante, agli scaffali con teletrasporto quantico incorporato e, soprattutto, alle prime ginoidi dichiarate autocoscienti.
La vera intelligenza artificiale è arrivata. E non ha portato con sé quel conflitto biblico con la specie umana che si credeva inevitabile.
Gli androidi curano gli interessi dell’uomo e i propri con pari interesse e dignità, sapendo che senza l’uno, morirebbe anche l’altro.
Ma c’è chi la pensa diversamente. C’è chi crede che l’androide non debba essere immagine e somiglianza dell’uomo, ma creatura superiore, non vincolata alla limitatezza umana. Creatura artificiale, per ciò stesso in grando di valicare i piccoli confini umani e diventare divina.
Un’apocalisse silenziosa, quella di Perfection. Affrontata in maniera diversa da ognuno: c’è chi la combatte cercando la cura in DNA modificati, chi si concentra sull’incremento degli studi sull’intelligenza artificiale, chi divora fette di american pie in diner deserti, o chi si fuma un sigaro sotto il portico della propria casa, affrontando il freddo della sera nel deserto con sorsi di whisky, ascoltando note di chitarra suonate da una replicante.
Starlite sta arrivando.
Ne riparliamo la prossima settimana. Stay tuned.