Prima di tutto, invoco una levata di cappello corale, per quanto virtuale. La causa è la genialità manifesta:
Star Trek – Into Darkness è il titolo originale.
Into Darkness – Star Trek è il titolo italiano.
Tre minuti di raccoglimento (e levatevi i cappelli! Anche voi laggiù in fondo! Vi vedo!).
Poi faccio una confessione che è anche memento: lo Star Trek del 2009 mi piacque, pur con profonde riserve, dettate soprattutto dall’assoluta illogicità di certi eventi. Ma ci arriviamo tra poco.
Guardando Into Darkness appaiono subito chiare un paio di cose:
a) JJ Abrams, Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof (quest’ultimo noto ai più per essere l’artefice del finale scemo di Lost) non hanno visto Star Trek, o se l’hanno fatto hanno stabilito di mettere da parte non tanto l’atmosfera, ma le convinzioni sulle quali questa serie era stata costruita da Gene Roddenberry.
b) i signori di cui sopra hanno deciso scientemente di impostare il reboot per catturare gli adolescenti. Di fatti i protagonisti stessi del film sono interpretati da attori imberbi, o che paiono tali, ma che soprattutto agiscono come adolescenti: con impulsività e violenza, nel tipico squilibrio ormonale. Ciò è ancora più grave quando persino il personaggio di Peter Weller, che di anni ne ha una sessantina, agisce come un adolescente.
Quindi la sgradevole sensazione di fondo durante la visione è quella di avere davanti un equipaggio di ragazzini alle prese con un’astronave che sembra un negozio della mela ed è disseminata di faretti che ti sparaflashano dritto nell’occhio, oltre che sullo schermo, accecandoti. Ingestibile.
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Divertente?
Diciamo che Into Darkness non annoia. Anche se di Star Trek non c’è nulla. A cominciare dal fatto che il motivo dell’agire è la Vendetta. Quella classica, da Vecchio Testamento.
Quella che per portare Picard a volersi vendicare dei Borg ci volle un’intera epopea, e fu una decisione soffertissima, perché andava contro tutti i principi di civiltà della Federazione, mentre qui è una decisione da un quarto d’ora.
E poi…
Simon Pegg, ti voglio bene, ma non ti perdonerò mai per aver reso Scott un pagliaccio ridicolo. Sei insopportabile. E rendi insopportabile anche la memoria di un bellissimo personaggio.
La sbandierata virilità del Capitano Kirk (Chris Pine), che fa le zozzerie a tre con aliene dalla coda lunga. Sì, ok, abbiamo capito che è uno sciupafemmine, ma… questo non fa che rafforzare l’ipotesi che il nuovo Kirk abbia come target di riferimento i ragazzini bacchettoni.
Gli stessi bacchettoni che sbavano alla visione di Alice Eve (Carol Marcus) in reggiseno. Ecco, altra cosa veramente, ma veramente stupida: il fatto che debbano piazzarci la ragazza seminuda per strappare risatine compiaciute.
Ridicolo e offensivo per le donne.
Dopo tutto questo tempo siamo ancora a questo punto? Che c’è bisogno di far vedere la biancheria intima? Ma per piacere…
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Uhura (Zoe Saldana). La classica Uhura era un personaggio dirompente, una nera in cabina di comando quando li facevano ancora sedere sui sedili “coloured people only” sui mezzi pubblici, i neri. Forte, intelligente e indipendente. Il bacio col Capitano Kirk rappresentò forse un dramma per l’attrice, ma fu un punto di rottura.
Ora i tempi sono cambiati, ma da un prodotto come Star Trek, che è unico soprattutto per il messaggio rivoluzionario che conteneva, ci si aspetta un contenuto serio, un messaggio; non certo una Uhura che per tutto il film non fa altro che la gallina petulante che corre dietro alle orecchie di Spock.
Spock, quello giovane, Zachary Quinto, e quello storico, Leonard Nimoy, che evidentemente hanno mesmerizzato come il buon Napolitano, e lo tirano fuori quando serve. Se serve. Perché sapete, sennò non è Star Trek… Infatti non lo è.
Tornando a Quinto, il suo resta il personaggio meglio caratterizzato: un po’ bambinesco anche lui, ma dopotutto deve sopportare il continuo mormorio della sua compagna, che sembra uscita da una delle comiche di Benny Hill.
Benedict Cumberbatch è il cattivone. Su di lui non faccio spoiler. Ma mi è sembrato buono. Carismatico. E poi la prima volta che lo vedi, se si ha un minimo di infarinatura del mondo di Star Trek, lo capisci subito chi è.
Bones (Karl Urban) è non-pervenuto.
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Così come i fottuti alieni della fottuta Federazione: dove diavolo sono gli Andoriani, i Tellariti e magari anche qualche Vulcaniano superstite?
Il nucleo della Federazione dove cavolo sta? Boh…
Ci sono solo i Klingon, alquanto deludenti.
Perché è davvero ridicolo che l’Impero Klingon non si accorga della presenza di una nave nemica nel loro spazio, che poi diventano due navi nemiche!
Dormono?
Ma d’altronde, nel primo episodio, il pianeta Vulcano è stato attaccato senza che ci fosse nemmeno una fottuta nave vulcaniana a difenderlo. Quindi, de che stamo a parlà?
Stessa incapacità e/o impotenza la dimostra il pianeta Terra. Ma come? Ci sono due navi che si danno battaglia in orbita intorno alla Luna e non c’è una cazzo di nave di guardia che si avvicini per capire cosa sta succedendo? Davvero, davvero, davvero?
E poi, tutta la Federazione indossa uniformi colori pastello. Perché mai gli uomini dell’equipaggio dell’Ammiraglio Marcus indossano le uniformi della Morte Nera di Star Wars?
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Poi, per carità, il film è tutto azione e niente ragionamento. E ottimi effetti speciali. Per cui il suo lavoro lo fa.
Solo che, cavolo, pur non essendo un trekkie lo devo proprio dire: non è Star Trek, ma un’imitazione costosa e roccheggiante.
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