La Stanza Bianca

Sull’orlo del precipizio – Able Archer 83

Due parole che non avrei mai immaginato di ascoltare di nuovo, morta e sepolta la Guerra Fredda: guerra nucleare.
Se non vi fanno alcun effetto le immagini dei test missilistici della Corea del Nord trasmessi a ripetizione dalle nostre TV, probabilmente non avete vissuto abbastanza a lungo da ricordarvi qual era l’atmosfera nei primi anni Ottanta del XX secolo.
I politici strepitavano e allo stesso tempo, visti i risultati dei test atomici, temevano un conflitto nucleare che non avrebbe sancito alcun vincitore.

Ecco, il nucleare, usato su larga scala, coi missili intercontinentali americani e sovietici, avrebbe annientato ogni cosa per cui valeva la pena (?) farsi la guerra. Oltre agli stessi contendenti.
I sopravvissuti sarebbero diventati i re del nulla, per l’esiguo numero di anni che li avrebbe separati dalla quasi totale estinzione della specie umana.
Umanità che, forse, sarebbe sopravvissuta su qualche isolotto nell’oceano, abbastanza lontano da essere risparmiato dai fallout e dai venti radioattivi.
Niente di che rallegrarsi comunque.

Però negli anni Ottanta l’ipotesi era realistica, e i missili molto più potenti che quarant’anni prima, quando erano stati sganciati sul Giappone.
L’idea, comune a tutti e taciuta da tutti, era la stessa: il deterrente.
Se il risultato è l’autodistruzione, dobbiamo solo fare in modo da non premere i bottoni.
E sì, oltre che negli anni Sessanta, a premere quei bottoni ci sono andati tremendamente vicino nel 1983.
Con l’operazione Able Archer, un’esercitazione, un gioco di guerra della NATO che prevedeva la simulazione di una guerra nucleare tattica con le forze del Patto di Varsavia.

Un gioco così realistico, che ovviamente prevedeva un vasto dispiegamento di forze e l’impiego di sofisticatissimi e inediti metodi di comunicazione, che sfuggì di mano ai volenterosi ideatori e finì per allertare le forze del Patto di Varsavia che, credendosi oggetto di un’offensiva nucleare, quasi decisero di sganciare a loro volta i missili.
Chiudendo la partita.

Una visione tragica. Il crepuscolo degli dei.
Perché l’indomani li avrebbe sorpresi tutti, i pochi superstiti, nel mezzo di macerie, sotto un cielo plumbeo di scorie e attorniati da un inconsueto silenzio.
Perché il nucleare avrebbe fritto ogni strumento di comunicazione non schermato.
Impossibilità di comunicare, ferite, malattie e ultima, ma non ultima… la disperazione derivante dalla consapevolezza di aver distrutto ogni cosa, compreso il futuro.

Se ciò non accadde fu per il sangue freddo di pochi uomini, tra cui uno, che pur avendo ricevuto l’ordine, non premette il bottone.
Non c’era nessun attacco, era solo un’esercitazione… uno… scherzo.
Tutti risero, all’epoca.
Sì, più o meno.

I fatti si svolsero nel 1983, il 9 Novembre.
E siccome la storia sembra possedere una coscienza autonoma che si diverte a tessere trame intricate e a tratti paradossali, poco prima di quella data, e poco dopo, negli Stati Uniti, al presidente Ronald Reagan venne mostrato un film: The Day After.
Non l’avete visto.
Fatelo, lo trovate sul Tubo, tutto intero.

The Day After è il film sul dopobomba. E vi ritroverete tutti quegli elementi che ho citato prima e tanta, tantissima disperazione. Ci troverete giovani impazziti, bambini distrutti e adulti spezzati, a litigare sulle macerie di case e vite che non esistono più. Per sempre.

E tuttavia, Reagan, pur colpito dalla visione del film, ritenendolo estremamente realistico e di severo monito verso l’intraprendere una guerra nucleare con l’URSS, non sapeva dire se, in fondo… era un film della propaganda anti-nucleare o se, sotto sotto, lodava la sua campagna politica, quel continuo braccio di ferro e mostrare i muscoli con la superpotenza sovietica.
Chissà… magari avrebbe potuto stravolgere tutto a proprio vantaggio.
Questo accadeva il 10 Ottobre dell’83.

Il successivo 20 Novembre, sull’emittente ABC, andò in onda un talk show con ospiti di pregio, proprio sull’argomento che all’epoca tutti temevano di più, un conflitto nucleare con l’Unione Sovietica, prendendo spunto da quanto narrato in The Day After: Henry Kissinger, Elie Wiesel, William F. Buckley, Jr., Carl Sagan, Brent Skowcroft, Robert McNamara e… ultimo ma non ultimo, il Segretario di Stato di Reagan, George Shultz.
Shultz, imbeccato dal presidente, lodò il film e dichiarò che, sulla base di quanto mostrato in esso, una guerra nucleare era semplicemente inaccettabile e che gli Stati Uniti stavano applicando, all’epoca, la perfetta strategia politica per prevenirla.
Rafforzandosi sempre di più. Ingigantendo l’unico strumento  possibile per scongiurare il conflitto: il deterrente.

Tra il 10 Ottobre e il 20 novembre dell’83 passò, inosservato per il resto del mondo, quel 9 novembre, l’incidente di Able Archer.
II mondo è già stato a un passo dalla catastrofe. Ma questo si sarebbe scoperto molti anni dopo.

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