Underground

Soir Bleu di Edward Hopper e l’AI-art

Per cominciare, alcune specifiche su chi scrive:

  • amo l’arte (il materiale presente qui su questo blog ne è testimonianza)
  • amo la tecnologia e il progresso
  • ho un account su Midjourney col quale mi diverto a creare immagini

Ciò detto, e avendo già parlato dello strumento Midjourney (qui e qui), mi permetto una serie di considerazioni sull’arte e sul clima a dir poco conflittuale che sta nascendo tra gli artisti (e i loro sostenitori) e chi utilizza applicazioni di AI-art.
Il problema maggiore è che l’AI si alimenta costantemente di miliardi di immagini, tutte quelle che trova su internet (su tutto l’internet, a quanto pare, anche quello più “nascosto”), tutte quelle pubbliche, perciò visibili, quindi anche quelle protette da copyright, ovvero quelle degli artisti. Che giustamente si sono incazzati.

Perché il problema con le macchine ce l’aveva già detto Kyle Reese:

[…] non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui, non conosce pietà, né rimorso, né paura

Terminator, 1984

È una frase che ripeto spesso, e che trovo estremamente efficace. Non si può discutere con una macchina perché è solo un’intelligenza artificiale, cioè è stata programmata perché esegua determinati compiti, e continuerà a farlo con spietata efficienza, fino a quando non verrà disattivata.
Era una cosa che chi usava Midjourney fin dall’inizio sapeva: era sufficiente digitare nel prompt di comando il nome di un artista e la macchina ne imitava lo stile. Questione di secondi.

“Nello stile di Vermeer”

Però… è possibile ragionare con gli esseri umani, che quella macchina hanno inventato e adoperano.
Tutto si basava, ovviamente, sul buon senso. Chi mai potrebbe arrivare a copiare immagini di altri artisti e rivenderle come opere originali per il proprio tornaconto?

Ebbene: come sempre nella storia umana, il nuovo settore andrà regolamentato con norme molto rigide.
Perché non ci si può affidare al buon senso della gente.
Siti come ArtStation sono stati invasi da profili di sedicenti artisti che operano solo ed esclusivamente tramite impiego di applicazioni di AI-art, privi di qualsiasi competenza artistica.
E ciò ha causato un’insurrezione di coloro che con l’arte ci campano, veri artisti, che si sono visti defraudare.

Viviamo in una società capitalista, e il capitalismo difende solo una cosa: i soldi.
Per cui se un’azienda prima spendeva centoventimila euro all’anno in commissioni ad artisti, ora con le app di AI-art ne può spendere solo centoventi.
Tutto sta al buon senso di chi commissionava tali opere. E sappiamo già quanto si possa contare sul buon senso della gente… (vedi immagine precedente).

Ancora, spero che intervenga una rigida regolamentazione che normalizzi il settore, con giustizia. Spero.

C’è però un ulteriore aspetto, che è ciò che mi preme di più, rispetto all’arte e alla sua natura, anche questo sorto dopo l’arrivo di Midjourney e soci.
Perché gli stessi che dalla sera alla mattina hanno aperto un account su ArtStation cominciando a produrre e vendere immagini si sono definiti “artisti”, e le creazioni ottenute con le app “arte”, perché, secondo loro, “occorre l’intervento umano”, per produrre tali immagini. E quindi è arte.
Ancora una volta, il buon senso.

E io non sono affatto d’accordo.
Come sostenuto anche da altri artisti, Midjourney e le altre applicazioni sono uno strumento che, in teoria, può facilitare la creazione di altre opere d’arte. E fin qui ci siamo.
Ma, vedete, è qui che mi fermo a pensare e a ricordare cose come Soir Bleu, di Edward Hopper.

A Soir Bleu, la Sera Blu, Hopper ci giunge vivendo. Nel 1914, dopo essere stato a Parigi due sole volte, Hopper decise di ritrarre una sera parigina, al crepuscolo (l’ora blu), un cambio quasi brutale nella sua produzione, che fino ad allora era consistita in figure umane isolate su panorami silenziosi, che fossero naturali o urbani. Qui la solitudine è impressa solo sull’essere umano.
Sugli esseri umani: abbiamo una prostituta (riconoscibile dal trucco), un operaio, un pittore e un ufficile di marina, e una coppia benestante.
E ovviamente il clown.
Tutti vicini, tutti clienti spalla a spalla. Tutti soli. Si ignorano come non esistessero. La prostituta è l’unica a guardare “fuori”, verso il pubblico, forse in cerca di clienti. Il clown sta sperimentando una crisi esitenziale assoluta.

A questo dipinto, che per la cronaca non incontrò, nel 1914, il favore dei critici, Hopper ci è arrivato attraverso una profonda meditazione, pensando, riflettendo. Ha attraversato l’oceano, due volte, per arrivarci. Sono pensieri cupi, quelli che hanno generato Soir Bleu, di quelli che la gente porta sempre con sé, che gravano sul collo. Sono pensieri generati dalla vita.

Ecco l’arte.
La solitudine assoluta che un secolo fa anticipava l’oggi.
A questa sera blu parigina mancano solo i cellulari, che oggi usiamo per isolarci anche in compagnia. Hopper l’aveva già vista, quella stessa solitudine, più di un secolo fa. E a tale consapevolezza, che non è solo estetica, si arriva solo attraverso la riflessione, attraverso… l’arte.

Per certi versi compatisco l’età contemporanea, dominata dalla cultura pop che fa della sua essenza la riproducibilità, attraverso simboli universali, perché l’incolto vedrà il clown triste di Soir Bleu e penserà a Pennywise, e for de lulz andrà su Midjourney a imitare questo dipinto, e L’AI glielo riprodurrà alla perfezione, magari migliorandone persino il tratto e la definizione.
E tutta la vita che c’è dietro Soir Bleu sarà nemmeno dimenticata, sarà come se non fosse mai esistita.

Quindi, evitiamo di definirci artisti, se la nostra “arte” consiste nello spendere 12 euro al mese di abbonamento a uno strumento per disegnare.
Non è lo stesso campo da gioco. Quella lassù, la tizia “nello stile di Vermeer”, che MJ ha fatto per me, è niente. Non vuole dire niente, ve l’assicuro. Perché l’ho “creata” pensando a niente, volevo solo verificare se fosse vero, che MJ imitava bene lo stile degli artisti. Ebbene, lo fa, ci riesce. Tutto qui.

Come ho già detto: l’AI è solo uno strumento utile. Se da questo strumento qualcuno prima o poi riuscirà a trarne vera arte… chissà. Io spero sempre di sì, perché il mutamento è intrinseco all’arte stessa, ed è inevitabile, ma staremo a vedere.

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