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L'Attico

Sogni

Visto che il cinema degli altri mi ha rotto le balle, e almeno per questo weekend non tollero sentir pronunciare e vedere scritti termini iniqui come regista, montaggio, attore protagonista e non, e compagnia bella, parliamo del cinema altro, quello che viviamo tutte le notti, i sogni.
Non mi capitava da anni, di svegliarmi col formicolio sul collo, per la paura di essere aggredito, com’è successo stamattina: ad aggredirmi, nel sogno, la creatura che riposa in cantina.
E già questa breve descrizione, la creatura che riposa in cantina, scommetto ha fatto venire il formicolio anche a qualcuno di voi…
Non voglio perdermi in arzigogoli su cosa siano i sogni. Eppure, mi sono sempre domandato come faccia, il nostro cervello, a riprodurre le sensazioni del volo, se non abbiamo mai volato.
La storia che ho vissuto stanotte si può dire che fosse la quintessenza dello stereotipo dell’horror.
Sogno in soggettiva, vedevo coi miei occhi, ero in una casa malandata, stranamente simile a quella da me immaginata nell’ultimo turno (quello che scrissi io) del Round Robin.
Con me viveva qualcuno, una presenza femminile che non sono riuscito a mettere fuoco, so però che era bionda e che la sola consapevolezza che lei ci fosse bastava a farmi star bene. Poi, c’era il narratore, un uomo grasso e saggio che, non nel presente del sogno, ma attraverso i ricordi, mi aveva raccontato della cosa che abitava la cantina.
Dal flashback mi sposto in cantina, come nei peggiori b-movie, anziché starle lontano. La creatura è visibile solo attraverso la luce di una candela, o un accendino…

***

Ed eccomi lì, semi-paralizzato dalla paura, tremo, avverto la sua presenza accanto a me, accendo la fiamma e la vedo, una vecchia laida coi denti sporchi e i capelli radi, ghignante, che si avvicina senza camminare e protende mani adunche per afferrarmi.
La fiamma si spegne e la vecchia scompare. Non so perché la riaccenda, ma eccola di nuovo lì, molto più vicina.
Spengo e fuggo di sopra, ma stavolta so che il trucchetto della fiamma non basta più, infatti sta salendo le scale e emette lamenti scomposti, sofferti e al tempo stesso avidi. E allora, sempre con la mia compagna al fianco, intuisco, dopo averle scagliato contro tutto ciò che avevo a portata di mano, compreso un mestolo di metallo, che il suo punto debole è il legno. Afferro una di quelle tavolette forate che si posano di solito sul tavolo, per proteggerlo da pentole troppo calde. La colpisco in fronte, con lo spigolo.
Ed ecco, la vecchiaccia inizia a decomporsi, con un realismo tale da lasciarmi allibito. Pelle, tessuti, fibre, budella… odori mai sentiti, ma non per questo meno nauseanti…
E poi il sogno finisce. Apro gli occhi, mi accorgo che è l’alba. Sono lontano un bel po’ dall’ora degli spiriti, la mezzanotte, e da quella del demonio, le tre.
La storia non è granché, ma il terrore che ho provato alla vista della vecchia è stato reale. Impossibile da descrivere o rappresentare, ma reale. La vecchia era orribile, un mostro partorito dal mio inconscio, certo, o chissà cos’altro.
A volte, mi domando se non fosse vera quella teoria, che i sogni non siano altro che oblò, attraverso cui vediamo le esistenze dei nostri altri io. Se così fosse, io, tra tutti i miei doppi, vivo nella dimensione più noiosa. Lo sfigato del Multiverso, insomma.
E quali sono i vostri sogni?

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