Riprendo l’argomento scrittura, ma con un articolo innocuo. Prendo spunto da questo divertente post della mia amica Sam e decido di misurarmi con me stesso, con le piccole ossessioni cui amo dar sfogo quando mi accingo a scrivere.
Sono convinto di essere uno scrittore da quando avevo diciannove anni. Con molta arroganza, lo ammetto. Da allora, di tempo ne è passato, e ho scritto davvero poco. Solo un romanzo breve (GfH) e qualche racconto. E tuttavia, persino nel materiale incompiuto che non leggerete mai, ricorrono i temi cari al sottoscritto. Costanti che non mi hanno mai abbandonato nel corso degli anni, ma delle quali mi sono reso conto soltanto da pochissimo tempo.
Ecco le mie ossessioni scrittorie. Ve le rivelo con la speranza che anche voi siate disposti a confessare le vostre.
1) Il Freddo.
Da intendersi come clima. Io abito in una città di mare, con un clima che da temperato si sta sempre più spostando verso quello monsonico. Gli inverni rigidi e la neve non li ho mai conosciuti, se non fosse stato per i viaggi (pochi) che ho fatto. Viaggi che mi hanno messo in contatto col freddo, quello vero, che per dormire non ti basta maglione e pantalone imbottito e ficcarsi dentro il sacco a pelo, ma ci devi aggiungere tre o quattro coperte di lana spessa.
Le foreste sotto coltri bianche e seguire le tracce degli animali sulla neve. I geloni alle dita, il ghiaccio che diventa tagliente. L’aria che ti ghiaccia la gola e il naso e che ti spacca le labbra.
La natura non sarà mai così spietata, tranne forse che nel deserto. Ma questa è un’altra storia.
2) La Quotidianità.
C’è una storia da portare avanti, lo sappiamo. Un intreccio più o meno complicato in cui i protagonisti devono essere coinvolti. Ma… adoro vederli alle prese con le piccole azioni che compiamo tutti i giorni: lavarsi i denti, mangiare, fare smorfie allo specchio, sbuffare per il mal di testa, concedersi un drink, ridere e scherzare, stare insieme condividendo lo stesso spazio, lo stesso tempo, prendere un caffè al bar. E a tali parentesi mi dedico anche di più rispetto a scene più movimentate quali combattimenti o altro. Se riesco a immaginare i protagonisti nel quotidiano, allora so di stare facendo un buon lavoro.
3) La Coppia.
Dev’esserci una coppia, uomo e donna. Non occorra che siano sposati, neppure fidanzati. Possono essere o meno coinvolti in una relazione intima. Quello che conta è che, in qualche modo, siano strettamente legati, che ci tengano l’uno all’altra. Un legame forte sul quale fare affidamento.
Serve a dare stabilità al narrato, qualunque sia il loro ruolo, se da protagonisti o secondario.
4) Qualcosa di non proprio giusto.
Parafrasando una frase pronunciata da un certo cuoco in un certo Overlook Hotel. Ci dev’essere un elemento che mina quella stessa quotidianità di cui ho parlato poc’anzi. Non dev’essere per forza un fatto dirompente, ma anche un fattore impercettibile, sottile, che porta a farsi delle domande inattese e che rischia di minare l’equilibrio generale, la percezione del mondo così come l’abbiamo conosciuto finora.
5) La Ragazza.
Adoro tratteggiare i personaggi femminili. Di solito sono ispirati nell’aspetto fisico ad attrici famose, ma a livello caratteriale mi piace donar loro tratti presi da persone reali, donne che ho conosciuto davvero. Il risultato è uno strano ibrido, ma che mi comunica tanto fascino.
6) Il Punto di Vista.
Maschile. Ho provato a immedesimarmi nell’altro sesso, ma non ci riesco. Ragion per cui, che scriva in prima o terza persona, il punto di vista appartiene a un solo personaggio maschile. Suo è lo sguardo sulla storia, perciò limitato a quelle che sono le proprie idee ed esperienze, suoi sono gli occhi che contribuiscono a tratteggiare le figure femminili, ad arricchirle di tanti dettagli, ad amarle così tanto.
Ecco, direi che questi sono i miei temi ricorrenti. Dite che sono esatti? Ne ho dimenticato qualcuno? E voi, che mi raccontate?
(immagini prese dal mio tumblr)