L'Attico

Scrivere un romanzo per un editore

La prenderò un po’ larga. E metto anche un po’ di musica, tiè. Oggi molti avrebbero voluto una storia su Instagram, ma io ho preferito scrivere qui. Perché è qui che tutto è iniziato, quindi in un certo senso glielo dovevo, a questo posto.
Questo blog è nato nel Giugno 2009. Quando l’idea di guadagnarmi da vivere scrivendo e/o editando non stava ancora da nessuna parte.
L’ho sempre detto, è questo posto che incarna al meglio ciò che sono stato online, nel bene e nel male.

Attraverso questa pagine, anni fa, ho distribuito gratis i miei primi ebook, convinto che non fossero abbastanza interessanti o ben fatti per essere venduti. Poi è arrivato Amazon col suo mercato, e insieme l’idea di provare a vendere i miei scritti. Col passare del tempo maturava anche la consapevolezza che… proprio da buttare non ero. Per cui eccoci.
Adesso sono arrivato alla pubblicazione tradizionale.

A brevissimo uscirà un mio racconto – il secondo – su una nuova antologia Acheron. Il primo lo trovate qui.
E poi, mi è stato proposto un romanzo.
Sulla base di quel primo racconto che tanto è piaciuto in giro. Un horror ambientato dalle mie parti: nel sud rurale e magico.
Ed eccoci a parlare di com’è scrivere un romanzo.

È diverso rispetto a scrivere da indipendente?
Prima di questa domanda, però, concedetemi una parentesi:

non rinnego la via dell’indipendenza editoriale, né l’ho abbandonata. L’adopero tutt’ora, anzi. Ho fatto un sacco di errori, in passato. Come detto altrove, stamane, in altro contesto: sono stato il migliore (e il peggiore) nemico di me stesso. L’indipendenza è però fondamentale, nella vita, come nell’editoria, Mi rincresce che tutt’oggi c’è chi non lo abbia capito. Tutto quello che ho scritto da indipendente lo trovate qui.
E questo, in effetti, non è il primo romanzo che ho scritto: ho scritto tante altre cose. La forma del romanzo mi è congeniale in quanto supero con naturalezza, nelle mie storie, quota ventimila parole. Si tratta solo di allungare un po’ mantenendo il discorso sempre vivace e di pianificare un pochino meglio l’intreccio.

Torniamo a noi.
È più che altro una questione formale. L’apparenza.

Scrivere sotto contratto pone tutto in diversa prospettiva. Per cominciare ti dà, netta, l’idea di non stare perdendo tempo inseguendo lettori immaginari, ti dà l’idea di stare lavorando.
Attenzione, con questo non intendo che da indipendente la cura profusa nei miei ebook sia stata minore, ma diciamo che quell’impegno non era sottoposto a scadenze precise, se non quelle fissate da noi stessi. Scadenze che non prevedono, in ogni caso, se non rispettate, conseguenze.

Cerco di scrivere, quindi, tutti i giorni, che mi piaccia oppure no, che ne abbia voglia oppure no. Perché sento la responsabilità.
La responsabilità verso chi mi ha dato fiducia. In questo caso Acheron Books.
La responsabilità verso coloro che mi leggeranno. Voi.
La responsabilità di dar loro una buona storia. Sia Acheron che voi.
La responsabilità di dare uno smacco a quelli che non hanno avuto fiducia in me. Sì, c’è anche questo. E lo sapete chi siete.
Sui gusti, come sappiamo, non abbiamo né avremo mai alcun controllo.

Scrivere tutti i giorni: non lo facevo da anni. Non con questa costanza, non con un obiettivo concreto. È un bel cambiamento, ma come detto, non sarà definitivo, perché amo in ogni caso la mia indipendenza.
E tutti i giorni sono eroso dai dubbi, dalle paure, dai pensieri. Non tanto verso la fine della storia, quella arriverà, ma sulla resa, su ciò che sto scrivendo, proiezioni su come sarà accolto dai lettori, se sarà capito, apprezzato, frainteso, etc…
E ve lo confesso, sono i momenti che, a libro finito e pubblicato, mi mancheranno di più. A quel punto però sarà già iniziata una nuova fase.

Scrivo inforcando delle cuffie wireless, attraverso le quali mi sparo ore e ore di musica ambientale. Di preferenza adopero il portatile. Ho due servizi cloud sui quali salvo ogni progresso, più altri due di riserva, e due chiavette USB. Il backup è quella cosa che va fatta prima, sapete.
Scrivo al pomeriggio, la mattina lavoro agli editing.
Potrei fare questo tutta la vita, devo dire.

Le cose vanno meglio, e questo romanzo fa parte di quelle cose. Non posso lamentarmi.

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