Underground

Ruby Sparks e il Mito del Golem

E così, in questi giorni di pausa, mi viene segnalata questa commedia leggera, Ruby Sparks, dove lui scrittore crea lei, fidanzata. Sviluppo prevedibile, e probabile dramma, almeno per quelli come me, abituati a certo cinema degli anni ’80. Non so, un titolo su tutti: Weird Science, la Donna Esplosiva, i cui nerd col reggiseno in testa utilizzo come simbolo, quando i temi trattati negli articoli sfiorano, come in questo caso, la manipolazione e il controllo empatico, le fantasie sessuali, e il cattivo gusto, anche se bonariamente. Niente dramma, in Kelly LeBrock che mostrava avere poteri sovrumani, ma… la tragedia della creatura che si scopre tale e non accetta la sua piccola esistenza è sempre dietro l’angolo, quando si affrontano temi del genere.
In Ruby Sparks però ci sono anche elementi di vivo interesse, che lasciano i tediosi confini della commedia romantica, per addentrarsi in ben altre implicazioni.
Il film l’ho trovato noiosetto, reggendosi, più di ogni altra cosa, visto anche che l’ha scritto lei stessa, su Zoe Kazan, faccione e occhioni blu, che tiranneggiano su tutto il resto.
Lui, Paul Dano, che assomiglia a Watsuki, proprio lui, il tipo dell’orfanotrofio de L’Uomo Tigre, cosa che, non bastasse la mollezza del personaggio e la manifesta incapacità di scrivere, nonostante ci venga presentato come un genio della letteratura, mi sprofonda in una serie terribile di incubi adolescenziali.

No, ditemi…

Ma non divaghiamo: oltre Zoe Kazan, caruccia, desta attenzione la riscrittura e conseguente fusione di due miti affascinanti: Pigmalione e il Golem.

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Pigmalione e Galatea (foto di Étienne Maurice Falconet)

Appartengono a culture diverse, con diverse sensibilità. Di Pigmalione se ne sono accorti in molti, del golem, finora nessuno mi pare.
Qui invece il costruito (il golem) ha gioco facile, essendo una delle mie ossessioni.
Per ciò che concerne Pigmalione, era secondo il mito un orafo cipriota, dedito alla scultura, produceva probabilmente statue crisoelefantine (d’avoro e d’oro). Secondo la versione del mito di Ovidio, Pigmalione, disgustato dalle Propetidi, donne che avendo negato la divinità di Afrodite vennero dalla Dea ridotte a prostituirsi, aveva perso ogni interesse nel genere femminile, fino a quando non scolpì una statua di donna, talmente realistica da innamorarsene.
Giunto il giorno della festa di Afrodite, Pigmalione, recatosi al tempio con offerte per la Dea, osò esprimere quel desiderio, verso il quali egli stesso provava imbarazzo, e un pizzico di repulsione, ovvero di incontrare una donna che fosse identica alla sua statua.
Tornato a casa, baciò la statua, avvertendone il calore. Non ancora convinto la toccò, sentendola di carne. Afrodite aveva esaudito il desiderio di Pigmalione, il quale, da parte sua, sposò la sua statua, ormai un essere umano, e da lei ebbe un figlio, Pafo.

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Zoe Kazan

Importante sottolineare, paragonandola al film, la presenza di almeno due elementi chiave che ripropongono il mito di Pigmalione, ovvero il rifiuto del protagonista, Calvin, di fronte al fatto compiuto, ovvero che la sua “creazione” Ruby giri in casa scosciata e con una sua camicia addosso. E il bacio, necessario per accettare lo stato delle cose.
Ma c’è un particolare che scarta Pigmalione e fa propendere per il ben più tragico mito ebraico. Pigmalione riceve in dono la sua amata, come atto divino. In sostanza, in una visione associabile persino alla concezione cristiana, è la devozione che viene premiata e corrisposta dal Nume, ovvero Afrodite, che decide di premiare il suo servo.
In Ruby Sparks, viene ribadito più volte, Ruby è la creazione della mente di Calvin, che esercita il proprio potere assoluto scrivendo e di fatto creando la vita.
Ecco, il potere della creazione dell’uomo che nel mito ebraico è ancora manifestazione della benevolenza divina, ancorché volontaria creazione umana, dell’uomo che “imita” Dio per elevarsi fino a lui, riproposta qui in versione laica, direi quasi banalizzata, associata alla radicalizzazione dell’idea che vuole lo scrittore, creatore di mondi e quindi di vita, copiere questo atto facendolo diventare reale.

Il Bacio

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Altra analogia col mito del golem e il motivo del controllo. Controllo che Calvin esercita su Ruby ogni qual volta l’idea che egli ha della propria creatura non corrisponde perfettamente col comportamento di essa: egli scrive per modificarla.
Ricordiamo che il golem, o meglio la sua esistenza, dipende da due parole fondamentali, ameth (verità) e meth (morte), che il rabbino suo creatore scrive sulla fronte, garantendogli la vita o imponendogli la morte.
L’idea che Calvin scriva e che a ogni parola scritta corrisponda un cambiamento immediato in Ruby è evidente, così come l’insito senso di tragedia che sottende, inevitabile, all’intero film, benché alla fine si sia optato, forse per strategia commerciale, per un finale distensivo.
Il mito di Pigmalione si conclude in lieto fine, con addirittura la nascita di un figlio, rivelando successive influenze persino in altri telefilm, uno per tutti Battlestar Galactica, col figlio di Athena (ex-Boomer), nato da un costruito e un essere umano. Il golem, invece, benché nato come schiavo e portando in sé la positività dell’atto della creazione, tutto sommato potere benevolo dell’uomo, reca in sé il germe della ribellione, non appena la creatura, esattamente come Ruby, guadagna l’autocoscienza, di sé e della propria condizione, maledicendo il creatore perché non gli ha garantito una vita simile alla sua, un miraggio irraggiungibile (e qui si sprecano gli echi di Blade Runner).

Ancora, Calvin non scrive “morte” su quel foglio, ma ordina a Ruby di dimenticare e di essere libera, rientrando perfettamente nel mito.
Quest’ultmo resta sempre uguale a se stesso, sempre affascinante e ricchissimo di suggestioni, talvolta disturbanti, perché riecheggia di difetti psichici e sofferenza, di angoscia, di ossessione nella convinzione di ottenere la felicità nell’altro da sé, essendo taluni incapaci di cercarla in se stessi.
Desiderare, d’altronde, è la conseguenza del vedere… Ma questa è un’altra storia.

Link utili:

Il Golem

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  • Applausi!

    • Uelà, troppo gentile. 😉

  • Ottimo rientro, devo dire! Una analisi molto interessante, e che riesce anche a prescindere dalla conoscenza del film in questione. Bene, bene. 🙂

    ciao,
    Gianluca

    • È un tema diffusissimo, solo mascherato un po’. Lo vorrei usare anche io in qualche racconto. ^^

      Thanks!

  • Bell’analisi, ottimo ritorno in campo 😉

    Parlando strettamente del film, io ho apprezzato lui, mentre lei (Ruby) mi dice pochino.
    Senz’altro con un’altra coppia la pellicola sarebbe stata di livello superiore, per quanto io il sei glielo do senza problemi.

    Riguardo all’originalità, sai come la penso.
    Ma davvero c’è qualcuno che crede che la storia di Ruby sia innovativa? Lasciando stare i classici (anche se parte tutto da lì), ci sono esempi a bizzeffe di trame del genere.
    Per me l’importante è quasi sempre lo sviluppo, non il colpo di genio, specialmente se forzato.

    • Forse mancano entrambi di carisma. E la scelta degli attori è stata pilotata da altri fattori, reali, che conosciamo.

      Be’, ho risposto anche a Lucia, chiunque non abbia famialirità con la nostra tradizione culturale legge/vede questi temi e li considera nuovi, anche perché, laddove vengono citati esplicitamente, pochi hanno la volotà di approfondire la materia. Solita storia. 😉

      • Diciamo allora che c’è in giro un sacco d’ignoranza 🙂

        Che poi, il film può essere un punto d’inizio per colmarla, ma credo che sarà così solo per pochissime persone.

  • L’argomento intriga anche me, sono abbastanza curioso di vedere come se lo giocano nel film, visto che il tema può incorrere in facili scivoloni. Il registro narrativo poi, che sia comico o drammatico passando per varie sfumature, vuol dire molto quando si affronta una trama del genere. Belle poi le citazioni e gli esempi che fai, sono d’accordo. Mi hai anche rinfrescato la memoria su Pigmalione e Galatea perché non ricordavo i dettagli, per esempio che avessero avuto un figlio. Già, e devo ricordarmi di leggere Il Golem di Meyrink! È lì che aspetta da un pochetto, ma lo dimentico ogni volta che inizio qualcosa di nuovo. Provvederò.

    • Be’, il golem è mooolto più vecchio di Meyrink…
      Mah, il film mi ha lasciato un po’ perplesso. Non ha una rilettura particolarmente innovativa del tema, ma neppure una sua banalizzazione.
      Insomma, è in bilico tra commedia romantica e dramma, e non prende nessuna delle due strade. 😉

  • Mi interessa molto vedere come tutte queste suggestioni si ritrovano poi in una di quelle che vengono comunemente definite “commedie indipendenti sofisticate”.
    Io non credo siano inconsapevoli, sono anzi convinta che ci sia un certo lavoro di preparazione e strutturazione in sede di sceneggiatura, e che il toccare certi temi sia del tutto voluto, magari inserendoli in maniera subliminale, per non infastidire lo spettatore, ma pronti a balzare alla mente subito dopo la visione, per lasciare uno strascico di inquietudine.

    • Lo credo anch’io. Perché talvolta, come in questo caso, i riferimenti sono fin troppo espliciti. E qui entra in ballo, purtroppo, la mancanza culturale di chi, non conoscendo la nostra letteratura, non può cogliere l’inquietudine più sottile, e la minimizza come semplice cattiveria casuale. Invece, sono temi vecchi di millenni. 😉

  • Lui l’ho visto in un film in compagnia di Kevin Kline…a parte la faccia da pirla mi sembrò discreto. Questo se capita… 😀

    • Ma anche no… è che mi diverto a estrapolare i temi classici. Tanto per smorzare quelli che gridano alla novità. ^^

  • Analisi interessante, bello vederti di nuovo sul blog.

  • Ma Ruby la nipote di Mubarak?