Il lavoro di M. Night Shyamalan mi piace. Mi è sempre piaciuto. Forse, in alcuni casi, come sostiene Alex, si tratta del credito dell’artista. Un artista si è fatto apprezzare, ti ha fatto sognare o semplicemente è riuscito a intrattenerti e a farti staccare la spina per un po’ e tu gli concedi credito, come un banchiere, credito infinito del tuo tempo libero, gli concedi ore per ricevere come contropartita emozioni e divertimento, quando va bene.
A me Shyamalan è piaciuto anche nei suoi lavori più discussi, The Village (2004) e Lady in the Water (2006) che hanno fatto sbadigliare e borbottare di dissenso i caproni di turno, tutt’intorno a me, nel buio e nel rosso della sala cinematografica.
Perché li chiamo caproni? Perché è gente che, secondo me, non sa sognare. Magari sono cittadini modello, magari no, non me ne frega niente.
In questo film, E venne il Giorno, erroneamente scambiato da molti come un film sul terrorismo (credeteci perché l’ho sentito con le mie orecchie), le piante, minacciate dall’uomo, si coalizzano per emettere delle tossine che spingono i loro bersagli (gli esseri umani) al suicidio, causando strage.
All’ennesimo commento di questo tipo: “Che cazzata!”, ti vien voglia di mandarli a cagare tutti quanti -i caproni- perché ti stanno impedendo di goderti il film, lo stanno impedendo a te ed a quei pochi che sono giunti fin lì consci di cosa li aspettava e volendolo fortemente vedere e che se ne sbattono se a te, caprone, piace o no.
Poi, più tardi, col tepore dell’alcool in corpo e nel tepore della tua casa, stabilito che il film può non piacere a tutti, per le sacrosante ragioni del gusto e che non sono caproni proprio tutti, si inizia a ragionare sull’eventualità, per nulla remota, che il resto, i caproni in oggetto, non sappia perché si sta recando a vedere quel film. Si aspetta tutt’altro e, viste deluse le proprie aspettative, s’incazza e spande veleno tutt’intorno.
Già, perché?
La prima risposta, ovvia e altrettanto corretta, è che la gente -la maggior parte- va al cinema senza sapere nulla del film che stanno andando a vedere. Mancanza di informazione, quindi. E, dopo averci riflettuto, non posso essere più d’accordo, ma non solo.
Quasi tutti i film di Shyamalan sono andato a gustarmeli al cinema, e me li hanno rovinati tutti quanti.
Spesso ero in gruppo, con i miei amici, persone che sanno, conoscono il regista e hanno consapevolezza di cosa li aspetta. Eppure, anche loro se ne sono usciti coi commenti tipo “Ma che puttanata!”. E vi garantisco che non è per mancanza di cultura o di informazione, in questo caso.
E’ per l’incapacità che alcuni individui hanno di concepire la finzione letteraria fantastica. Per loro è merda fritta a prescindere. Non esiste altra realtà se non quella che essi possono toccare e vedere.
Tutto ciò mi fa una tristezza infinita e mi fa domandare spesso perché continuare a scrivere le cose che scrivo se c’è gente che, peggio ancora dei god-blogger di internet, non ti concede neppure il beneficio del dubbio, ma ti tratta, te e le tue opere, da idiota, immaturo e sognatore e ti ricorda che “E’ meglio lasciar perdere queste stronzate e concentrarsi su come pagare le bollette”.
Per fortuna, al mondo, non tutti sono così rigidi e concreti.
In verità, non gliene faccio neppure una colpa, a parte il fastidio di sentire “Che minchiata!” dopo neppure un quarto d’ora e che vadano in loop, ribadendo a denti stretti il loro dissenso ogni ulteriori sette minuti di film, come fossero programmati, e il senso di scoramento e di inutilità che mi gettano addosso, io, cretino d’un sognatore, non è che mi metto a torturarli e a farli inginocchiare sui ceci perché imparino ad apprezzare Shyamalan.
Forse il mio è un fastidio irrazionale. E altrettanto irrazionalmente sento il bisogno di farvene partecipi.
Non arrivo al punto di proporre un Manuale per Principianti, ma ammetto che mi sono ricreduto a riguardo e che, con un po’ di arroganza, non sarebbe una cattiva idea.
Il film, per la cronaca, ad una prima visione, non mi parve tutto ‘sto granché.
Il credito, Shyamalan, il credito…
Eppure, avendolo rivisto ieri sera, credo non sia proprio tutto da buttare, anzi.
La trama è coraggiosa e, a tratti, si rischia l’involontaria comicità. Voglio dire, il pensiero delle piante che si coalizzano per far fuori l’uomo non è certo da film serio, non da FILMONE INTELLETTUALOIDE che titilla i critici; ha, bensì, la connotazione tipica del film di serie B, con insettoni giganti e tettone urlanti, oppure della fiaba. Il regista, in verità, è stato bravo a non deragliare, infatti, non si ride, né si vedono insettoni giganti e tettone urlanti, ma si riesce a calarsi nella finzione e a chiedersi perché le piante stiano facendo tutto quel putiferio.
Shyamalan credo stia virando decisamente sul fiabesco -visto che il suo prossimo film, The Last Airbender, pare essere un fantasy!- e non è detto che sia una scelta stupida. Difficile, forse, ma non stupida.
Il film è abbastanza raffazzonato, come un collage venuto male. Sembra quasi che sia stato pensato e realizzato attraverso l’efficacia e la resa delle singole scene, più che come un insieme omogeneo.
Le sequenze dei suicidi di massa sono davvero notevoli, anche per merito della fotografia, punto di forza del regista, che sembra dipingere le sue inquadrature, ma la trama zoppica, seguendo le decisioni sconclusionate di un gruppo di superstiti che cerca disperatamente di sopravvivere, circondati in ogni dove da vegetali incazzati smossi dal vento e perciò letali.
Miscugli di suggestioni orrorifiche hitchcockiane e argentiane, come altrimenti considerare le scene finali con l’anziana signora sclerotica che veste bambole mostruose?
Ci si perde negli occhi azzurri di Zooey Deschanel, e il solo vederla ti mette di buon umore, ma non ti ripaga di certo, né del prezzo del biglietto, né della scostumatezza altrui. Alla fine non penso che sia una cazzata, ma neppure un capolavoro.
Apoteosi della famiglia allargata, raffazzonata anch’essa, con il lieto fine del matrimonio salvato e la minaccia verde che si ripresenta dalle nostre parti, a Parigi, dopo aver seminato morte e distruzione sulla costa orientale degli States.
Un film che ti lascia perplesso, esattamente come quelle reazioni di sdegno assoluto che non ti aspetti, né gradisci sentire. Entrambe, poi, le rivivrai, la perplessità e lo sdegno, più in là, in altre occasioni, quando guarderai lo stesso film sul divano della tua casetta, con al fianco la tua T’Pol e ti verrà voglia di scriverla sul serio quella Guida per Principianti, quando lei, con la sua vocina dolce, ti sussurrerà all’orecchio: “Ma ti piace veramente questa roba qua?”
Per fortuna, in quella circostanza, ci si può vendicare subito. 😛