Underground

Rapa Nui, una storia familiare

L’intuizione è quella che viene all’improvviso, gustandosi un whisky, ascoltando un po’ di musica, la sera dopo il tuo compleanno, quando gli amici erano disponibili per festeggiare davvero.
La notte prima avevo visto Rapa Nui, passato in tv di recente, reperibile persino sul tubo. Film del 1994. Anno ferale, per cose che è meglio non citare.
In breve, Kevin Reynolds, il regista, è il figuro dietro al Robin Hood di Costner e, non pago, anche al Waterworld di Costner.
Insomma, se vi nutrite di blockbuster, sapete di cosa sto parlando.
Questo è successivo al Robin Hood di ben tre anni. È quello che definisco intrattenimento storico, perché la ricerca alla base di questa storia nell’Isola di Pasqua è stata notevole, e s’è attirata, a suo tempo, le saccenti critiche di chi, ignorante in materia, ma blasonato critico cinematografico, credette che la caccia all’uovo, fatta dagli aspiranti capitribù, fosse, in parole povere, da vevo cvitico della settima avte, una fregnaccia.
Ma così non era, in quest’isola dimenticata dal mondo, i cui abitanti erano convinti di essere gli unici, in un mare coperto d’acqua, ci si scannava in questa sorta di reality show, sullo sfondo di una catastrofe ambientale senza precedenti.
Non c’era cibo.
Non c’erano divertimenti.
C’era la paura dei potenti.
C’era il disinteresse generale alla vita politica.
C’era la tassazione selvaggia.
Ok, allora sapete il volo pindarico? Ecco, non ho volato, è stato sufficiente affacciarsi alla finestra: il mondo dell’Isola di Pasqua assomiglia tragicamente al nostro.
Vediamo in che modo, e chi sono i protagonisti di questo show:

***

La Fame

Sono in molti ad avere fame. Non c’è cibo. E se c’è costa uno sproposito. Si arriva persino al contrabbando.

La Catastrofe Ambientale

Nell’Isola di Pasqua non c’erano più alberi, li avevano abbattuti tutti per testardaggine e ignoranza di come debba essere gestito l’ecosistema.
Mi viene in mente il dissesto idrogeologico, la secolare carenza di energia, l’inquinamento, la distruzione sistematica dell’ambiente, in alcune zone assai note talmente devastato (con dolo) da rientrare legittimamente nella definizione di catastrofe.

Il Vecchio

Ecco, in Rapa Nui c’è l’Ariki-Mau, l’Uomo Sacro, il Re, il Sovrano, colui che comunica con gli dei. Altro non è che un vecchio rincoglionito, ammalato, ma attaccato alla poltrona quanto basta, anche perché favorito dai suoi corrotti consiglieri, da continuare a dettar legge, da continuare a domandare la costruzione di statue, i colossali moai, da indire giochi (i reality show), da distrarre la popolazione con la promessa di benevolenza divina, ormai del tutto incapace e disinteressato a porre un freno alla caduta economica e sociale dell’isola.

Il Reality Show

Nell’Isola di Pasqua è la Caccia all’Uovo, l’uovo che alcuni uccelli, migrando, posano su un’isoletta accanto a quella maggiore, di Pasqua.
Serve a stabilire chi sarà il clan dominante sugli altri, ognuno col proprio candidato preposto, futuro ariki-mau.
Tutta la popolazione impazzisce, per uno show che è più importante della politica stessa. Solo un gioco d’immagine, infatti i contendenti si truccano con colori vistosi.
Il popolo ha fame, ma i colori lo distraggono, insieme alla promessa di ricchezza individuale: se si è giovani e forti, tutti possono diventare ariki-mau.

Le Tasse e il Lavoro

C’è carenza di cibo, i campi coltivati sono sterili, non si riesce a pescare dai mari, le risorse ambientali sono ormai esaurite e… le uniche azioni che i governanti dell’isola intraprendono sono: imporre nuove tasse e massacrare i clan inferiori, denominati corti orecchi, con il lavoro: nella fattispecie la costruzione di enormi, inutili statue, a immagine e somiglianza dell’attuale ariki-mau, il vecchio rincoglionito di cui sopra.

Il Concorrente

È lo showman, l’uomo nuovo, colui che, col proprio successo personale abbaglia la popolazione, donandole l’illusione e la speranza. Il tifo selvaggio che accompagna la caccia all’uovo rientra in tutto e per tutto nella sezione: panem et circenses.
Pane e giochi, e il popolo guarda altrove, fingendo di non vedere.

Il Premio

È una donna, una bellissima donna, per di più. Una specie di quarto di bue. E qui non faccio ulteriori commenti.

La storia dell’isola di Pasqua è finita molto, molto male, lo sappiamo. Come dicevo, guardo un film e vedo altro. È solo un caso, mi dico. Solo un caso. Forse.
Tra poco è Natale, prima toccherà ai Maya e comunque noi abbiamo sempre la televisione… Contenti?

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
    • 11 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 11 anni ago

    A questo punto non posso non recuperarlo, per chiudere finalmente quel desiderio di vederlo che mi trascino da quando ero piccolo!

    Ciao,
    Gianluca

      • 11 anni ago

      Ah giusto, tu devi ancora vederlo! Be’, magari non è proprio la recensione che ti aspettavi, eh… 😀

    • 11 anni ago

    “E io vedo…distese di Moai. Moai da costa a costa!” (Campagna elezioni 2013).
    E allora noi ci porremo qualche domanda xD

      • 11 anni ago

      Sento già sulla schiena il peso della statua XD

    • 11 anni ago

    Tranquilli, che adessono ci tolgono l’IMU e va tutto a posto. Allegria!

      • 11 anni ago

      Ovvero, costruiremo un moai? 😀

        • 11 anni ago

        Spero che almeno valga quanto una laurea breve in ingegneria. 😀

        • 11 anni ago

        Sì, ci diranno che fa curriculum.

    • 11 anni ago

    Eh, il vecchio… L’Italia ne ha più di uno, oltre all’Ariki-Mau col parrucchino. Aveva ragione la mia amica a dire che ‘sti vecchi ci seppelliranno tutti.
    Bell’articolo. Poi l’Italia ci sta giusto bene, paragonata a una tribù semiprimitiva 😛

      • 11 anni ago

      Sì, il Vecchio è un vecchio qualunque. Se ne sono avvicendati a decine, tutti uguali, almeno sulla lunga distanza. 😉

      Thanks. 😉

    • 11 anni ago

    Te l’ho detto, se finisce a cannibalismo io quelli non li mangio, che mi fanno schifo. XD

    Passando alle cose serie, paragone drammaticamente azzeccato, il tuo! Ho idea che da noi ci vorrebbe lo stesso baratro disperato di Rapa Nui per provocare un cambio di cose, o comunque una spinta tale da mobilitare una società – non una parte della società, tutta – come la nostra, altrettanto sconfitta e sottomessa al potere. Qui nessuno si muove perché aspetta che gli altri facciano il primo passo o che qualcuno abbia idea di dove cavolo andare, e soprattutto se c’è pedaggio o è transito libero. Mi fa tristezza vederla in questo modo, ma quando uno ha ragione ha ragione.

      • 11 anni ago

      Consideralo un post natalizio, pieno di buoni sentimenti. XD
      Scherzi a pare, non è che mi sia divertito tanto a scriverlo. Questo è quello che vedo, un film che è specchio del mondo odierno, non solo italiano, secondo me.
      Diciamo che noi ci distinguiamo fra tutti per mesochismo, ma l’andazzo generale è drammaticamente simile. :O

    • 11 anni ago

    In effetti le somiglianze ci sono,finiremo come loro o prima o poi prevarrà il buon senso e ci salveremo?

      • 11 anni ago

      Finiremo col mangiarci a vicenda. ^^

    • 11 anni ago

    Per lo meno Noro la gara in quanto “uomo nuovo” la vince…Pensa se si fosse chiamato, che so, Renzi?
    😉

      • 11 anni ago

      Sì, la vince, però poi ti ricordo che gli danno una botta in testa e lo costringono a fuggire, altrimenti se lo mangiavano vivo. XD

        • 11 anni ago

        buahahahahah XD

        • 11 anni ago

        Volevo scrivere “rapanuiano”, vedi i lapsus freudiani?

        • 11 anni ago

        Guarda che a pensarci è inquietantissimo XD

        • 11 anni ago

        Il solito tafazismo tutto italiano… XD