Serie Tv

Quella scena in House of the Dragon

Siamo quasi alla fine di House of the Dragon. Gli Anelli del Potere è finita la scorsa settimana.
L’unica cosa che hanno in comune queste due serie è la messa in onda e sì, forse il fatto che entrambe siano ascrivibili al genere fantasy. Due modi di intendere il fantasy lontani anni luce, e perciò stesso non converrebbe porle sullo stesso piano e sperare di cavarne qualcosa di utile.

Se su RoP ho detto la mia in Chiodi Rossi, su HotD l’ho fatto solo in due articoli. No, non torno indietro, anzi, rincaro la dose: la Casa del Drago nasce come un contentino. Secondo me Martin s’è, strada facendo, visto il successo, pentito di aver dato poco spazio ai Targaryen, quando si sa che il pubblico impazzisce per le storie dinastiche: più i regnanti sono pazzi e debosciati meglio è.
Ed ecco che, dopo mesi in cui George RR ha lanciato periodicamente aggiornamenti non richiesti su Winds of Winter, sempre smentiti dal passare inesorabile dei mesi, si scopre che il nostro s’è impegnato nel frattempo in un nuovo lavoro sulla dinastia di albini che piace a tutti: i Targaryen.
E che, addirittura, dopo la superba interpretazione di Viserys ad opera di Paddy Considine, gli è venuta voglia di rimettere mano al vecchio libro, perché lui Viserys non l’ha trattato altrettanto bene. Insomma… pare che Winds of Winter resterà incompiuto.

Una riflessione interessante, però, si può comunque trarre da entrambe le serie TV, sul genere che rappresentano e sui suoi contenuti. In Chiodi Rossi sottolineo spesso quello che è stato l’aspetto caratterizzante del fantasy, per diversi decenni successivi alla sua comparsa: il rapporto problematico con la sessualità. Fantasy e sesso apparivano essere due aspetti inconciliabili, tanto più se nel primo comparivano altre “razze”. In un mondo che comprende elfi, nani e altre razze umanoidi, la sessualità ma non solo, la vita quotidiana viene messa da parte preferendo concentrarsi sulle imprese dei suoi protagonisti. Il risultato è evidente: spesso i protagonisti del fantasy risultano essere di cartone, tanto concentrati sul loro destino da dimenticarsi dei loro bisogni personali, della fatica, delle delusioni, del mal di denti.
Ne va della loro tridimensionalità. C’è a chi sta bene così, a me no.

E così in RoP abbiamo Galadriel che esce indenne dall’eruzione del Monte Fato, perché ha ben altri problemi a cui pensare. L’High Fantasy è tutto concentrato verso il destino, dialoga di massimi sistemi, non può/non vuole dare spazio all’incertezza del quotidiano. Ma è proprio quando il quotidiano emerge in luoghi impossibili – la nascente liaison tra Galadriel e Sauron – che la sensibilità comune, stimolata dalle dinamiche da soap opera, si risveglia. In parecchi hanno cominciato a tubare solo di fronte alla possibilità che questi due possano flirtare…
Dall’altro lato, HotD (e Got), soprattutto la prima, data anche la mancanza di fondi, è totalmente concentrata sul quotidiano, sui dolori, le angherie, le invidie, gli intrighi di corte, anche a discapito dei draghi e della magia. Praticamente non si esce quasi mai dal palazzo reale.
In un eccesso di questa filosofia, forse, la nona puntata varca l’ennesimo limite (?) proponendo la scena feticista tra la regina Alicent e il faccendiere Larys. Tutti scandalizzati da questa “quotidianità”, quando nessuno o quasi ha alzato il sopracciglio verso i ripetuti incesti compiuti dai Targaryen. La sensibilità odierna è invero fenomeno da studiare…

A mio avviso, la scena dei piedi, che pare sia stata concepita dalla stessa Sara Hess (colei che cura l’adattamento per la televisione di HotD), serviva soltanto a sottolineare, in maniera abbastanza goffa, la realtà dell’ambientazione: non c’è virtù, in quel di Westeros. Fanno tutti schifo, hanno tutti una morale accessoria e duttile, e che il perseguimento del potere non ha aspetti positivi.
Certo, la goffaggine è intrinseca nel fatto che si è ritenuto opportuno, come millenni fa, far corrispondere la deformità fisica di Larys (il piede caprino) all’abiezione della sua personalità, e alla parafilia dei suoi desideri. Tradotto in parole povere: Larys è viscido dentro e fuori. E non tanto per i suoi gusti, ma per il modo in cui li persegue, tramite il ricatto. E questa identità tra bruttezza di aspetto e di indole è una cosa che poteva andare bene nell’Ottocento, non nel 2022.

HotD si è dimostrata così, in questi nove episodi, capace di mettere in luce, finalmente una sessualità sana (e divertita) in ambito fantasy, addirittura costruire un intero episodio sulla dignità di un re morente, l’attesa stessa della sua morte e la contemporanea frustrazione delle sue velleità inespresse, messe accanto a una masturbazione derivante dalla mercificazione del sesso. Quest’ultima scena, tra Alicent e Larys, poi, piovuta dal nulla, e forse solo scritta per cavalcare quello che è uno dei cavalli di battaglia di OnlyFans. È la nostra epoca, facciamoci pace.

Tutto questo segna un passo avanti nella crescita del genere fantasy? E sì, lo so che esistono autori che hanno colmato nel frattempo questa lacuna, ma io mi riferisco alla percezione globale del genere, che è ancora radicatamente asessuata. Il fantasy è ancora visto come qualcosa per ragazzi.
Forse sì. Perché non è tanto la scena in sé ad essere scandalosa. Non è particolarmente grafica o insostenibile. E sì, implica precise dinamiche tossiche sull’impiego del potere e del ricatto e sulla prevaricazione, ma anche su dove si possa arrivare per ottenere vantaggi personali… ma queste sono dinamiche che fanno capo alla narrazione e non sono nemmeno inedite, sono meccanismi piuttosto ovvi. Piuttosto è il fatto che una scena di questo tipo venga inserita in un contesto fantasy ad avere creato scalpore. Non s’era mai visto prima che una regina mostrasse i piedi per il piacere del suo capo dei servizi segreti. Magari nella realtà sì, ma non nel fantasy, dove le regine non sono mai state afflitte da cose come lavarsi i denti o togliersi le scarpe.
Ok, adesso è successo. Si poteva scegliere un tema migliore, per dare origine a questa rivoluzione fantasy? Forse sì. O forse è perfetto così. Ovviamente non sarà l’unica e sola volta, visto il trambusto. Ne vedremo altre, di scene così, o ne leggeremo. E forse non sarà stato tutto inutile.

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