E nemmeno arrivo a dire che la cosa abbia aiutato, anzi, probabilmente ci ha persino ostacolato.
Quel che è certo è che io mi ci sono divertito.
Tra i miei giochi prediletti c’era Cyberpunk 2020.
Futuro inquinato, distopico.
Sottomissione alle MegaCorporazioni.
Alienazione mentale cibernetica.
Tecnologia fantascientifica sporca di sangue.
Cyberarti.
Spinotti (d’interfaccia) cranici. Da inserire a coppie, nelle tempie, per collegarsi a velocità cerebrali all’hardware a disposizione: computer, cellulari, cybermodem etc…
Cominciamo con un fantomatico “registratore digitale”, in grado di registrare “voci e suoni” su un chip!
E poi la “macchina fotografica digitale”, le cui immagini digitalizzate vengono immagazzinate anche loro su un chip e che ha le dimensioni di un pacchetto di sigarette.
La “videocamera” è ancora un problema, perché dev’essere installata, a seconda delle dimensioni, su supporti adeguati: sulla testa, sulle spalle, oppure anche semplicemente impugnata.
C’è il lettore video, che legge sia immagini che suoni e addirittura la TV tascabile che può captare “la maggior parte delle stazioni”; un lettore di chip digitali e uno di chip musicali.
Un apparecchio diverso a seconda che si vogliano guardare fotografie e/o video e/o immagini.Oggi abbiamo una sola parola per tutto ciò: smartphone.
Parlando di telefonia, come non citare il “telefono cellulare” seguito dal “minitelefono cellulare” (le dimensioni contavano) che vi avrebbe reso capaci di “comunicare in movimento, purché entro una zona servita dal network telefonico (cioè nelle città)” a una tariffa flat convenientissima pari a CENTO eurodollari al mese!
E, per concludere, il famigerato “computer portatile”.
“Normale computer da… passeggio. Hard disk incorporato” e vorrei vedere… “schermo separabile e ingressi per chip” assortiti.
Ma è un modello monco, che non può rivaleggiare col computer da tavolo, non ha memoria (quindi credo non possa immagazzinare i dati), però poteva essere usato per connettersi alla Rete!
Insomma, un qualunque portatile di qualche anno fa è più avanti anni luce dello scenario futuristico immaginato per Cyberpunk.
Che, di contro, offre nella teoria dei chip intracranici e nei cyberarti ipotesi ancora di là da venire.
No, un momento, parliamone, dei cyberarti.
Vi dà una sensazione strana, vero? Sapere di essere in un mondo tutto sommato migliore di quello terribile e fosco tratteggiato da altri autori, e di disporre di una tecnologia talmente superiore che vi fa sembrare alieni, al cospetto dei poveri Netrunner, che per tentare un hackeraggio rischiavano ogni volta di finire col cervello fritto da qualche programma di protezione.
E ciò nonostante, l’ambientazione, ammettendone i dettagli vintage, resta coerente.
Anzi, personalmente trovo intrigante, nei miei racconti sci-fi, caratterizzare la tecnologia con dettagli retrofuturistici.
Alla fine, è una scelta estetica, e probabilmente ininfluente, ai fini della godibilità della storia.
È quello che ci capita quando guardiamo un qualunque prodotto destinato all’intrattenimento creato decenni prima, a cominciare da Star Trek, i suoi comunicatori portatili, che poi generarono il primo telefono cellulare con sportellino, lo Star Tac, chiamato così in omaggio e assonanza.
La fantascienza resta guida nel progresso, con la potenza delle proprie idee, che spesso vengono realizzate eoni prima di quanto profetizzato.
Altre, come il viaggio interstellare, restano ancora lontane. Probabilmente non le vedremo mai realizzate, noi, figli del ventesimo secolo.
E voi altri, avete notato altre discrepanze tra profezie tecnologiche narrative e la nostra realtà?
Alla fine siamo davvero più progrediti di quanto ritenessimo possibile?