Fumetti

PTSD Radio, volume uno

L’ideale, approcciando l’opera di Masaaki Nakayama, sarebbe farlo all’oscuro di tutto. Per godersi il senso di incertezza.
Ma siamo in un’epoca che non l’apprezza l’incertezza, e quindi… PTSD Radio è un manga concepito per essere – o meglio emulare – non solo una stazione radio, ma l’atto dello scorrere le frequenze, la ricerca per trovare quella che ci aggrada di più.

Si tratta di frequenze horror.
E iniziare a sfogliare il volume Uno e imbattersi in un paio di tavole che subito cessano per lasciare spazio a uno schermo nero, che è un’interruzione, è spiazzante. E magico insieme.
Perché quello è il senso dell’opera, o di quella parte di opera: è l’arco di cerchio che compie la manopola di una vecchia radio, o l’intervallo del tasto “search” in cerca di canali o brandelli di trasmissione interessanti.

Quindi PTSD Radio vince con me già solo per la sua concettualità alla base. E mi fa pentire di non avere un podcast horror.
Poi, si tratta di storie dell’orrore. L’opera va avanti dal 2010, ed è ancora in corso, e ha conosciuto, specie in tempi recenti, un’evoluzione surreale tanto quanto i temi trattati.
Nel volume uno si parla di Ogushi. Gli Ogushi sono creature della tradizione popolare giapponese. Demoni, forse, il cui scopo e divertimento è torturare gli umani, in tutte le maniere. Gli Ogushi risiedono nei capelli.

I capelli quindi sono i veri protagonisti, nonché il filo conduttore, di PTSD. E, se per un attimo ci soffermiamo su di loro, e sulla loro natura, riusciamo anche a capire per quale ragione possano essere dimora di creature sovrannaturali, e crudeli. Si infilano ovunque, specialmente negli scarichi, a raccogliere tutta la melma che produciamo, i nostri scarti. Formano dei gomitoli innominabili, e più crescono di numero più si rafforzano. Sono il nostro vanto e il nostro cruccio, se per qualsiasi ragione, iniziano a rovinarsi. Si impigliano, facendoci del male, o prendono le carezze e l’affetto destinato a noi…
Insomma, cominciate a farvi un quadro più esatto della situazione.

PTSD Radio è l’orrore che – classicamente, aggiungerei – irrompe nel quotidiano, turbandone l’equilibrio. È una scuola sul genere horror: è quella mano invisibile che vi tira i capelli mentre siete in treno, e non c’è nessuno accanto a voi, o che vi soffia quando siete soli in casa. Arrivereste persino a tagliarveli tutti, pur di non sentire quella presenza estranea che ve li scompiglia ogni tanto, che li brama…

A parte il tema, e il concetto, la struttura del manga è sbalorditiva ma efficace, riuscendo a incastrare perfettamente ogni singolo frammento (o intervallo di ascolto) di ogni traccia del volume. Alla fine sarete soddisfatti e avrete un’idea precisa di quello che avete letto: una storia che sarà riuscita a spaventarvi e che si sarà fatta ammirare.

PTSD Radio è una serie ancora in corso, e per ora consta di soli 6 volumi (io ho acquistato il primo per Kindle, in lingua inglese), sia digitali che cartacei (il formato digitale ovviamente costa la metà ed è perfettamente godibile), ed ha in qualche modo influenzato la vita – oltre che la carriera – di Masaaki Nakayama, le cui dicerie lo vogliono in pausa forzata dopo aver iniziato, proprio come uno dei protagonisti del suo manga, a sperimentare “stranezze”, vedere cose che non dovrebbero esserci e contrarre malattie insolite e/o in apparenza ultraterrene. Sembra che nel volume sei, in particolare, siano stati inseriti elementi autobiografici a caratterizzare l’esperienza orrorifica di uno dei suoi protagonisti…

Ovviamente spero che l’autore possa riprendersi e concludere la sua opera, anche se un soggetto come PTSD Radio, proprio come l’ascolto casuale di brani alla radio, sarebbe persino meglio che possa concludersi ex abrupto.

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il volume uno (ed. Kindle), su Amazon

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