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PTSD Radio, volume due

Alle prese col volume due di PTSD Radio, ho voluto innanzitutto approfondire lo stato di salute dell’autore, Masaaki Nakayama.
Ebbene, non ho trovato grandissime novità. Sembra che il mangaka sia ancora in pausa, dopo gli strani avvenimenti, che sono coincisi poi con le insolite afflizioni che hanno minato la sua salute.

Nonostante l’internet sia un luogo in cui davvero è difficile nascondersi, il particolare stile di vita di Nakayama è riuscito comodo, a chi ne aveva l’interesse, per tessere una trama leggendaria e sottilmente inquietante, che in qualche maniera rispecchiasse il contenuto proprio della serie a fumetti, che ricordiamo trae il suo titolo dall’acronimo di Disturbo da stress post-traumatico.

I fatti, dunque, sono questi: in una casa giapponese moderna, col giardino incolto, Nakayama e i suoi assistenti lavoravano a PTSD. Nel giardino, in una breve pausa durante le lunghissime giornate lavorative, gli ospiti hanno rinvenuto i resti di un tempietto dissacrato.
E da qui in poi, si dice, sono iniziati i disturbi. Sia Nakayama che i suoi assistenti hanno lamentato di aver visto strane ombre e presenze all’interno dell’abitazione, e inoltre, a uno a uno, hanno sperimentato un crollo della salute. Il maestro in particolare ha accusato ben due sintomatologie (una emorragica), stranamente riconducibili, nelle caratteristiche, a cose che aveva già disegnato nel suo manga. Patologie che l’hanno costretto a ritirarsi, combinate con, per l’appunto, uno stato ansioso depressivo.

Non ci metterei la mano sul fuoco, sulla veridicità di queste informazioni. D’altro canto è molto frequente, dati i ritmi inumani di lavoro della quasi totalità dei mangaka, che questi ultimi siano costretti a pause forzate a causa di prolungati burn-out.

Sia come sia, il volume due di PTSD Radio mantiene le premesse e le promesse del volume uno.
Di più, ne prosegue alcune suggestioni.
La forza e insieme l’unicità di PTSD Radio è la sua narrazione frammentaria, che prelude in verità alla necessaria visione d’insieme. L’idea alla base è sempre, ricordiamolo, il fascio di frequenze radio che è possibile captare al giro della manopola. A volte più di un giro.

Le storie narrate, quindi, possono variare d’intensità a seconda della “sosta” dell’ascoltatore su una determinata frequenza FM. Si passa da storie di poche tavole, addirittura una appena, a capitoli più consistenti.

L’orrore del quotidiano costantemente trafitto dallo straordinario, che è il leit motiv della serie, è estremamente personale e caratteristico. Ancora una volta, abbiamo a che fare coi capelli, che nel folklore giapponese sono elemento precipuo degli spiriti maligni.

E ancora: questa volta le frequenze ci trasportano dal nostro mondo al passato, in un salto temporale di secoli, per mostrarci le varie incarnazioni dei vari demoni che vedono nei capelli, lunghi, neri e fluenti, motivo di invidia e vendetta, di desiderio e brama.
Accanto ai capelli, stavolta preponderante è il body horror, in deformazioni di bocche e nasi, degli occhi, in un continuo richiamo all’uncanny valley, quell’istinto atavico che c’avverte allorché veniamo in contatto con esseri che vogliono apparire simili a noi, per ingannarci.

A presto col terzo volume.
Il secondo, intanto, lo potete acquistare qui (attenzione, è disponibile solo l’edizione in lingua inglese).

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