L’autopubblicazione ha avuto una conseguenza spiacevole: ha aperto le porte a casi di varia umanità.
Da quando sono diventato anche io autore, ho assistito, sugli store digitali, a un’inarrestabile escalation di narratori rampanti.
Narratori il cui unico scopo non è scrivere, e arricchire il proprio stile, e magari anche vendere di conseguenza, ma sbattere il proprio racconto/romanzo sui suddetti store, alla “come viene viene”, nella leggendaria convinzione che, se esso riuscirà nel difficile compito di restare lassù, nella classifica degli ebook più venduti per un tempo sufficiente, gli editori, che sono bravi e buoni, si decideranno a sollevare questo giovine virgulto della narrativa dal fango brodoso dell’autoproduzione, per conferirgli finalmente la dignità artistica che brama e che merita.
Ma gli store consentono di scaricare l’anteprima di ogni ebook in vendita.
Una volta entrati in possesso dell’anteprima, però, accade un fatto strano: la maggior parte di questi sedicenti capolavori appare scritta col culo.
Privi di editing.
Privi di coerenza interna.
Ridicoli nelle trame.
Ridicoli finanche nei nomi dei protagonisti, desunti probabilmente da qualche soap opera di infima categoria.
Alcuni di questi libri vantano recensioni a cinque stelle: recensioni che millantano quanto siano “appassionanti ben scritti scorrevoli coinvolgenti mirabolanti geniali il futuro della narrativa”.
E via dicendo.
Sorvolando sull’evidente mancanza di rispetto per il pubblico, che è tanto implicita quanto fastidiosa: dal momento che, come antichi (e illusi) sovrani, si pretende di attribuire al libro un valore nominale unicamente tramite l’imposizione delle stelline, valore che non corrisponde a quello reale, perché la sostanza non corrisponde alla forma – non è che se un libro si becca 500 stelline cessa magicamente di essere la merda che è, per intenderci -, come possiamo, noi scaltri lettori, cercare di individuare anzitempo codeste sole, risparmiando quei pochi spiccioli, e magari indirizzarli altrove, verso libri più meritevoli?
Ecco un breve vademecum, desunto da mesi di esperienza.
Un libro è (quasi sicuramente) una sola quando:
a) i protagonisti, nella sinossi, vengono scaraventati in vortici e turbinii, di passione, di casini vari, di avventure pirotecniche, di misteri, di colpi di scena che tolgono il fiato.
E cose altrettanto banali.
Mai che attraversino vortici insieme a manipoli di ninja a cavallo di delfini che impugnano mitragliatrici UZI.
Mai. Soltanto passione, amore, colpi di scena, misteri e indagini. *ronf*
Non credete ai vortici di banalità.
Mai.
b) vanta millemila recensioni a cinque stelle da parte di utenti che, guarda caso, hanno recensito solo quel titolo. E che scrivono tutti alla stessa maniera, come fossero dei copycat: tutti dicono che il testo è scorrevole e ben scritto, che vale i soldi spesi. Un po’ strano, no?
c) l’anteprima vi sussurra orrori indicibili. E non avete tra le mani un horror.
Se è vero che siete lettori forti, allora, arrivati a pagina 10, siete in grado di capire se quello che avete tra le mani è un libro che suscita orrore.
d) è presentato con frasi del tipo “Clamoroso successo di autopubblicazione! Ventimila copie vendute!”.
Non credete al clamore. Perché non c’è mai stato, soprattutto. Sono frottole, succedanee delle fantomatiche fascette delle edizioni cartacee. Un breve giro in rete ve lo dimostrerà: nessuno conosce quel libro e quell’autore.
e) la copertina e il titolo vi fanno scendere la gocciolina di sudore.
Non diffidate del vostro istinto. Se pensate che quel libro è una sola fin dalla copertina, ci sono buone probabilità che lo sia, nonostante l’accompagnamento di recensioni capolavoro.
E se proprio vi restano dei dubbi, c’è sempre l’anteprima che vi schiarirà le idee.
Siate oculati negli acquisti. E buona lettura.