Due parole per l’inizio dell’anno, per dare spazio finalmente alla terza dea, nominata in fretta e furia dopo il gigantesco broglio elettorale dell’ultimo sondaggio e aspettando TRON: Legacy, la cui recensione dovrebbe arrivare in serata. Per non lasciarvi proprio a bocca asciutta, posso dirvi che Olivia Wilde/Quorra è una buona ragione per vedere il film in 3D. L’unica.
Spero abbiate trascorso delle buone festività. Io mi sento ancora un po’ stordito.
Veniamo a noi. Siamo online da 19 mesi. No, state tranquilli, non è il solito post dove pretendo i vostri complimenti. Ne ho abbastanza anche io.
Piuttosto, è da diciannove mesi che alcuni dei nostri lettori, periodicamente, si lamentano di una caratteristica che contraddistingue Book and Negative: la chiusura.
La facoltà di commentare e interagire col brutto ceffo qui scrivente, è riservata a pochissimi arditi che hanno osato affrontare le forche caudine della registrazione.
Su consiglio di Matteo Poropat, a suo tempo, aggiungemmo il plug-in OpenID che, almeno in teoria, avrebbe concesso agli amministratori di siti internet e quant’altro, di poter commentare col proprio URL, risparmiandosi l’immane fatica di crearsi un profilo e concepire una nuova password.
Se vi sembro un tantino ironico parlando di forche caudine e fatica immane è perché sì, lo sono.
L’ultimo a protestare in tal senso è stato Davide, che mi vuole bene nonostante io non conosca Kuttner, e il cui parere e lavoro stimo moltissimo, ma che proprio non vuole crearsi un profilo. Protesta cortese, come ogni gesto che lo contraddistingue.
Altri personaggi, in tal senso, sono e sono stati meno gentili.
Ora, sappiate che il plug-in OpenID non funziona più.
E continuerà a non funzionare fino a che qualcuno in WordPress non capirà quale sia il problema.
L’unico modo per farsi sentire da noi altri rimane, dunque, registrarsi.
Non ho intenzione di aprire il blog all’anonimato, e nemmeno ad altre forme di commento meno limitanti, tipo email e nickname. Questo, per due fattori fondamentali:
a) siamo, da mesi ormai, bersaglio preferenziale di spamming. Ogni giorno cancello dai tre ai sei utenti fake. Una cifra notevole, se si pensa che riescono a superare indisturbati i numerosi filtri.
b) non accetto l’anonimato come forma di interazione sociale.
Il secondo motivo è supportato persino da un filmato esplicativo. Eccolo:
Se ne può discutere quanto volete, ma su tali basi, la mia decisione non cambierà.
Se volete registrarvi, sappiate che siete i benvenuti. Se non volete, siete i benvenuti lo stesso, anche se restate dei lurker. Dico sul serio.
Altra cosa importante, non faccio il correttore di bozze, né recensisco su richiesta.
Ragion per cui, risparmiatevi le mail in tal senso. Non vi rispondo nemmeno, ve ne sarete accorti.
Non cercate di blandirmi tentando di inviarmi copie omaggio dei vostri lavori. È tutto inutile, non accetterò alcun regalo da parte vostra. Per il semplice fatto che, accettandoli, mi sembrerebbe di vendermi. E questo non fa per me.
Non vuol dire che sia vero, eh, che state tentando di comprarmi, ma io la vedo così. Su certe cose so essere estremamente rigido.
Se da qualche parte, o anche qui, ho parlato bene di un vostro libro o film o cortometraggio, questo non vuol dire che diventeremo amici, o che parlerò sempre bene dei vostri libri o film o cortometraggi. Se mi fanno schifo, anzi, lo dirò a chiare lettere. Statene pur certi. E in nessun caso voglio regali.
Chiaro, no?
Amo la mia indipendenza. E la difendo con le unghie.
Ultima novità: sono sbarcato su Twitter, in una decina di minuti di delirio alcoolico durante il giorno di Natale. Non so ancora cosa pensarne. Se pentirmene o meno, se mi piace oppure no. Per ora, ci sono.
Quindi, se volete, mi trovate anche lì a inquinare la rete. Stesso nickname, ovvio.
Su Facebook mai. Non lo chiedete neppure.
A più tardi.