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Perfection: una sorta di making of (3)

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(artwork by Giordano Efrodini)

Il cinema.
Il silver screen, innanzitutto. Col fascino immortale delle dive. Ma anche i B-Movie, le citazioni, la Hammer e i film di Dracula. la fantascienza anni Cinquanta, i cui prodigi, o mostri, se la prendevano proprio con piccole comunità rurali, nel silenzio del deserto.
Basti pensare a THEM! (Assalto alla Terra, 1954).
Tutto questo è Perfection.

(qui la prima parte – qui la seconda – qui il post di presentazione dell’ebook)

*

Dopo anni a parlare di cinema di ogni epoca, qui su B&N, scrivendo di quelle atmosfere che ho sempre adorato, è stato inevitabile strizzare l’occhio e accennarvi.
Il colore di certe immagini e icone pop è immortale.
E poi mi aveva sempre solleticato l’idea di contaminare il futuro tecnologico e informatico e interconnesso con il gusto vintage.

In Perfection c’è, oserei dire, un’atmosfera intrisa di cinema che è corale.
Abbiamo, nell’ordine:

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– Sam, uno dei protagonisti, vestito come Clu, il programma dittatore con tuta nera e luci gialle di TRON: Legacy, interpretato da un ringiovanito Jeff Bridges.
– Betty, androide prodotto dalla Toons Inc., che riproduce le fattezze di Betty Boop.
– citazioni (errate) al Batman di Tim Burton.
– La Hammer e i film con Peter Cushing, quelli su Dracula.
– la città di Perfection, omonima del film Tremors (1990).
– Humphrey Bogart e Casablanca, film che evidentemente viene trasmesso sul network dell’Unione (europea) e che è apprezzato tantissimo da Kumi, uno degli androdi protagonisti.
Blade Runner, le navi da combattimento in fiamme, a largo dei bastioni di Orione. E non avrebbe potuto essere altrimenti.
Zoltar, l’automa indovino di Big, con Tom Cruise, a cui Phil, il padrone del Diner, si rivolge spesso per avere una scusa al suo presente così… povero.
Attack of the 50 foot Woman, principe dei B-Movie, reso famosissimo da un poster che oggi è oggetto di collezionismo. Adorna il Diner di Phil.
– la statua in Hepburn lane, che riproduce l’attrice Audrey Hepburn e il suo cerbiatto.

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E tutto questo, solo nel primo volume.
Mi sono divertito a integrare questi elementi nel tessuto urbano. Il risultato è una cittadina decadente, polverosa, afflitta dall’odore artificiale dei fiori di saguaro, che vive nell’attesa della fine, condividendo al propria esistenza coi robot.
Un po’ eredi, questi ultimi, un po’ nuova specie. Affatto ostili nei riguardi dei loro creatori, ché il mito del golem è fin troppo abusato. Piuttosto curiosi di ciò che più di ogni altra cosa caratterizza la specie umana: l’imperfezione.

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Secondo me, non c’è futuro che possa escludere il passato. E non c’è futuro che possa dirsi tecnologico che possa disprezzare le vecchie opere d’arte.
In uno scenario apocalittico, o comunque fortemente industrializzato, la cultura che sopravviverebbe più di ogni altra, che ci piaccia o no, è quella popolare.
La cultura pop.
I simboli immortali creati dal cinema e dalla TV.
E mentre dobbiamo aspettarci che gli affreschi di Michelangelo o le tavole di Leonardo vengano riscoperte, magari in grotte sotterranee, visto che di sicuro costruiranno sopra San Pietro, interrandola, che divengano quindi rare gemme per l’ammirazione e lo stupore di pochi, è il profilo di Elvis, è il volto di Bogart col cappello e sigaro, è il viso di Marilyn ritoccato da Warhol, quello che rimarrà di noi, ché già appartiene all’inconscio collettivo, all’immaginario. La forza dei simboli.
Sebbene, parlando proprio di simboli, i due indici accostati, di Dio e di Adamo, sono altrettanto pop, come il volto della Gioconda.

Be', più o meno... (artwork by elephant883 - deviantArt)
Be’, più o meno… (artwork by elephant883 – deviantArt)

Questo è il futuro.
Questa è Perfection.

Alla prossima puntata.

*

Le recensioni di Perfection:

Beati Lotofagi
Liberi di Scrivere

(Soundtrack
)

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec