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Penny Dreadful e Dime Novel: come gli ebook

varney the vampire

Sono fermamente convinto della teoria dei corsi e ricorsi storici. Probabilmente anche dell’eterno ritorno. Quel che è importante capire è che, come sempre, conoscere la storia, che non è “inutile fardello” come qualche giovane scienziato ha stabilito, è essenziale per comprendere il nostro presente.

I Penny Dreadful (o Penny Orrible, Penny Awful, Penny Number e ancora Penny Blood) erano una pubblicazione narrativa inglese, a puntate, tipica del XIX secolo.
Storiacce, per così dire: letteratura d’evasione che raccontava di mostri, assassini, vampiri.
Tutto ciò che ci piace. Ancora oggi.
Sì, li amiamo quei mostri orribili.
Il Penny Dreadful (in americano Dime Novel) era scaturito dalla necessità, specie delle classi medio-basse, di evadere, se non con il corpo con la mente, dai quartieri puzzolenti e ricoperti della fuliggine della inarrestabile indutrializzazione.
Non c’era ancora il cinema, oppure stava nascendo, ed era un mezzo troppo rivoluzionario e vacuo per durare (vero?).
Ma c’era la pagina scritta.
Quella non sarebbe mai stata sostituita.
Non in quanto pagina, certo, infatti il supporto era spesso un cartaceo di fortuna, ma in quanto scritta.
La forza delle parole è il loro messaggio. Le immagini che riescono a veicolare.
Il mezzo, pfui, costava solo un penny.
Si voleva leggere, distrarsi, probabilmente, volare con la fantasia. E i Penny Dreadful promettevano tutto questo. Lo garantivano.
Erano di sicuro delle storie che non avevano e non hanno mai avuto posto nella letteratura alta. E di sicuro nemmeno l’hanno mai cercato.
C’è chi viene al mondo… sgraziato. Ed è bello che sia così.

Un penny per un numero

sweeneytodd (Mobile)

Ma anche un solo penny poteva risultare in una richiesta troppo esosa, specie considerando la mole delle pubblicazioni: svariati numeri per svariati penny. Un’opera di Dickens poteva, spezzettata, comprendere fino a dodici numeri. E d’altronde, leggere o rileggere Il Castello di Otranto o il Monaco, accanto alle avventure di Varney il Vampiro doveva essere uno stimolo irrinunciabile.
Varney il Vampiro…
Così, ci si arrangiava come si poteva e si è sempre fatto. I giovani lettori della Regina Vittoria, ad esempio, che non potevano permettersi tanti e tali esborsi, arrivarono addirittura a metter su dei club in cui scambiarsi i numeri per trascorrere piacevoli ore di lettura. Aggratise.
Come un gruppo su facebook. Per dirla in termini attuali.

Perché la lettura è uno stimolo. E qualcuno i penny dreadful li comprava, dato che non c’erano le fotocopiatrici.

Ecco, la questione del libero scambio ha delle similitudini inquietanti con la fase attuale.

Produciamo ebook a un euro. Circa.
A volte meno.

dime206 (Mobile)E pubblichiamo storiacce. Storiacce che adoriamo.
Per temi trattati e toni impiegati nella scrittura, io mi vanto di essere un fiero esponente dei moderni penny dreadful.
Abbiamo persino i nostri lettori silenziosi, pochissimi, ma che ogni tanto ci fanno sentire il loro supporto con un like, ché le nostre storie di esseri dagli strani poteri, combattimenti, squartamenti e altre amenità vogliono prima di tutto divertire, intrattenere, portarli via con esse per un’ora, più o meno.

Tanto ci voleva, e ci vuole, per leggere un penny dreadful, o un moderno ebook.

Il fatto è che ho scoperto che mi piace scrivere queste storie.
Le trovo soddisfacenti, divertenti, esaltanti, alle volte. Cerco di inserire in esse tutti quegli elementi che nella classica editoria non ho mai trovato.

Siamo in un periodo di sconvolgimento sociale. Un fermento.
E mentre l’evasione imponeva la lettura dei penny dreadful, il nostro grigio presente quasi ce la sottrae, in un parco lettori sempre più sfiduciato da chi ci ha preceduto e da chi ci affianca.

BitchBlade-cover2mediaChé esattamente come nell’Ottocento, quanto la concorrenza ai penny dreadful portò alla nascita degli half-penny, che costavano la metà e, a sentire chi li pubblicava, erano meglio il doppio, oggi c’è un suicidio volontario del costo, per vendere, farsi notare, farsi pubblicare dai grandi, però con storie che nascono già piccole e sgraziate, agli occhi di chi non vuol vedere.

E poi, la cultura non si compra.
Eppure, non cultura produciamo, ma una forma irriverente di essa, sanguinolenta, zuppa. Persino bella.

Ma, ehi, forse alcuni di voi non se ne sono accorti, ma noi esistiamo già, pubblichiamo già. Già ci leggono, ci amano, ci seguono.
E sì, sono pochini e, forse, molti di loro non possono permettersi un singolo euro, o forse non ce lo vogliono dare pur potendo, per mancanza di fiducia, perché gli stiamo sui coglioni, perché ci guardano come i mostri inutili di cui scriviamo; però poi si innamorano delle nostre piccole storie, facendole grandi.

Gli ebook sono un’opportunità.
L’opportunità di osare narrando.
Ciò che ci è stato sempre impedito.

Perciò divertiamoci.

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  • Che meraviglia, mi hai riportato ai tempi dell’università 🙂
    Oltre ai Penny Dreadful, tra l’altro, c’era anche il feuilleton, il romanzo d’appendice, che erano storiacce a sfondo sentimentale però allegate a qualche pubblicazione dell’epoca (che poi storiacce virgola visto che Balzac e i Dumas hanno ben pubblicato così alcune loro opere!)!
    Peraltro da quando ho il kindle (diotibbenedicaFosca!) lo sto riempiendo di roba e un tuo ebucco l’ho anche comprato ma la mia lentezza nel leggere ormai è proverbiale… ci metterò 100 anni a leggere tutto ma so che ne varrà la pena!

    • Oh, allora grazie, e poi sono curioso di sapere cosa ne pensi, mi raccomando!

      Io trovo che i penny dreadful siano proprio il paragone più calzante con i moderni ebook, almeno quelli di noi altri. 😀

      PS: e quale hai preso? ^^

      • Yeah! Proprio quello che, secondo me, incarna meglio il concetto penny dreadful! XD

      • Ho preso Bitchblade 🙂 così poi mi posso leggere anche il seguito! 😀