Il nuovo e l’inedito sono ormai concetti appartenenti al passato. Come giustamente si sosteneva in altre sedi, ma anche nei più comuni testi di letteratura antica, la contaminazione, tanto cara a greci e latini, è oggi vizio diffuso. Ma mentre per i nostri antenati essa era segno di profonda cultura e erudizione, oggi è semplicemente simbolo della profonda crisi d’ingegno che caratterizza le menti di coloro che lavorano nel campo dell’intrattenimento. Lo spettacolo, insomma.
Una gemma rara -lo spettacolo- che dovrebbe esserci propinata da professionisti del settore, gente che… ha studiato per eccellere in questo campo. E, se è vero che, oggi, il gradimento di una qualsivoglia opera non può prescindere dall’incasso, è anche vero che, perché il guadagno ci sia, occorre pensar bene a quale storia debba essere presentata.
Tra intreccio “classico”, ma sempre verde e intreccio “innovativo” si preferisce sempre ripiegare sul primo, assolutamente non originale, ma che gode della cosiddetta “formula già sperimentata”. Ovvero, vedi Avatar, storie già viste e già apprezzate, rimescolate con una salsa dal sapore diverso e date in pasto agli spettatori; i quali, dal canto loro, si sentono molto più rassicurati ad affrontare un racconto che essi riconoscono come familiare, rispetto a dover fare i conti con una trama labirintica che non può che incontrare il loro disprezzo o quanto meno lasciarli allibiti.
In fin dei conti, neppure io pretendo l’originalità a tutti i costi; e sono uno che, la suddetta contaminazione, se e quando è sensata, l’apprezza. L’intreccio classico è sempre apprezzabile, ma deve essermi venduto per quello che è, ovvero la solita storia, magari con qualche minima variazione, ma sempre gradevole. Se si comincia a vendere per nuovo quello che è stravecchio, io ci vedo ipocrisia, innanzitutto, e smania di fregare denaro. E basta.
E, alle volte, ci si mettono anche i nazi-recensori e blogger vari con articoli a dir poco scandalosi, nei quali, faccio un esempio, presentano Avatar come un capolavoro assoluto, anche e soprattutto per il presunto messaggio sociale che esso dovrebbe trasmettere. Avatar, per il sottoscritto, lo sapete, è una minestra riscaldata e neanche troppo saporita… Ma di questo in particolare ne parlerò altrove.
L’originalità è quindi solo un ricordo? Triste e piacevole allo stesso tempo? Parrebbe di sì.
Quel che è peggio è che il fenomeno, ormai tipico della cinematografia, sta contagiando anche il settore delle serie televisive, negli ultimi anni baluardo della qualità contro il pattume che ci veniva propinato dalle major della distribuzione filmica.
E’ di qualche giorno fa la notizia della nascita di due nuove serie televisive.
La prima è ispirata al film “Push”.
Incredibilmente, ho scoperto di essere uno dei pochi estimatori di quel film tanto maltrattato; forse perché lo metto a paragone con prodotti ben peggiori; e ho scoperto anche di non essere il solo… eheheheheh
Di che stiamo parlando? Di un film che è costato circa 30 milioni di dollari e ne ha incassati appena 48…
Non lo definirei il successo del secolo. Però, i fatti sono che Heroes, la serie, sta per chiudere i battenti e, in qualche modo, quel buco deve essere tappato; o, almeno, questo è ciò che devono aver pensato i produttori:
E1 and Dark Hero Studios, co-owned by Hayter and producing partner Benedict Carver, will jointly produce the series based on the screenplay created by David Bourla for Summit Entertainment. Hayter and Carver will be executive producers, along with E1’s Noreen Halpern and John Morayniss…
The television series will be an extension of the film, a science fiction thriller, centered on people with paranormal powers who band together to take down a corrupt government agency. (da io9)
Potrebbe essere un buon telefilm, oppure una schifezza assoluta. in ogni caso, quel sequel che agognavo si sta per realizzare.
Ben peggiore è la seconda notizia che vede il regista McG, che da me si è fatto disprezzare sia per quell’obbrobrio di Charlie’s Angels (2000) che per aver posto una lapide su una delle saghe fantascientifiche più belle e durature di ogni tempo, ovvero Terminator, col suo orrendo e inutile T4, alle prese con il reboot (!) de La Femme Nikita.
Pochi di voi sapranno dell’affetto che mi lega a quel telefilm. Manifestato in uno dei primi, timidi articoli di questo blog.
Ora questa notizia…
Va detto che, per me, La Femme Nikita non si è mai concluso degnamente; che gli attori e i produttori sono stati improvvisamente rapiti dagli alieni e che la quinta serie, quella conclusiva, che consta di soli 8 episodi, è il frutto -marcio- di tali eventi.
Però, a distanza di tanti anni, quello che è fatto è fatto. Ciò che adoravo di quel telefilm non erano tanto le storie di spionaggio, ma l’atmosfera di perenne complotto e intrigo che c’era tra i protagonisti. Certo, la verosimiglianza se ne andava a spasso volentieri, ma chi se ne frega? A me piaceva, e mi piaceva anche lei, Nikita…
Un bel reboot, fatto da uno che se ne intende -di stron*ate- è quello che ci vuole, no? Un vero toccasana…
Mah…