Cinema

Number 23 (2007)

Stamattina riposo. Ho un’emicrania che mi sta spaccando la testa in due. A un certo punto, dato che me lo sono procurato, ho deciso di mettermi a guardare Number 23, anno 2007, di Joel Schumacher. Attrattiva principale, Jim Carrey che la smette di fare le sue facce da idiota e prova a cimentarsi con un ruolo atipico, in quello che può essere definito un mistery thriller.
Ne vidi una mezz’ora abbondante in tv, più di un anno fa. Ovviamente, come sempre accade in tv, fu trasmesso a un orario inurbano per far posto a qualche altra minchiata definita intrattenimento.
Ebbene, quella parte vista in tv mi intrigò. E Jim Carrey, faccia distesa, finalmente, mostrava dei lineamenti spigolosi a dir poco interessanti.
No, tranquilli, non mi sono fottuto il cervello. Dai titoli, infarciti di numeri 23, avevo anche appreso che del cast facevano parte Virginia Madsen, Lynn Collins e Rhona Mitra. Se non sapete chi siano vi consiglio di farvi un giretto in rete, prima di continuare.
Insomma, Carrey che fa il serio, tre donne affascinanti e in più un thriller basato su un numero “magico”, oppure “mistico” o “diabolico”. O forse tutt’e tre le cose.
Dietro, lo zampino di William S. Burroughs. E questo, vi confesso, fa precipitare la situazione. Almeno per quelli, come me, tra di voi che sanno cos’è Il Pasto Nudo. Una roba neppure per pochissimi: ma per nessuno in particolare, forse.
Ma oggi, come ho detto, ho l’emicrania. Sembra non c’entri nulla, ma è importante per capire.
Mi sono deciso a uscire per passare in farmacia. Mi sono accorto che le pillole erano finite. Ho guardato l’orologio: erano le 10 e 33.
Ho fatto un rapido calcolo: 33 – 10 = 23. Oppure 33 – 1 – 0 = 32 ossia 23 al contrario.
Sono uscito. Ho acquistato una confezione di pillole all’ibuprofene da 24. Ne ho subito presa una. 24 – 1 = 23.
Vi confesso che mi sono messo a ridere.

***

Ok, sembra che il numero 23 si sia incazzato e ce l’abbia anche con me. Il fatto è che dubito che si possa davvero impazzire per una cosa così. Comunque, ci si deve credere e si deve sospendere l’incredulità, prima di schiacciare PLAY. Cosa che ho fatto.
Per essere di Joel Schumacher, il film non abbonda di squartamenti e sangue. Cosa atipica, come la presenza di Jim Carrey. Si struttura, invece, sui colori.
Anche i colori sono numeri, e qui tutto, anche i minimi dettagli sono basati sul 23. Somma, risultato, sottrazione, accostamento. C’è il caso che, se vi ci mettete d’impegno, esaminando ogni singolo fotogramma, lo vediate spuntare ovunque, quel numero
Dal punto di vista della tensione non è uno stratagemma incredibile, devo confessare. Però è apprezzabile il tentativo della regia e di chi ha curato la sceneggiatura, in modo tanto maniacale.
Per dirne una, coincidenza oppure no, se sommate il numero di lettere che compongono i nomi dei due attori principali, Jim Carrey e Virginia Madsen, indovinate un po’ qual è il risultato?
Dite la verità, scappa un po’ da ridere anche a voi.
In ogni caso, colori, dicevo. Il rosso della casa dove abita Walter Sparrow (Carrey) insieme alla mogliettina (Madsen) e al figlio tredicenne. E il rosso del libro intitolato The Number 23, uno pseudo-biblium che è alla base dell’intreccio.
Rosso sangue, viene definito all’interno del film. Ecco, quello da solo impreziosisce le inquadrature e lo fa diventare piacevole da guardare. Contrariamente a quello che di solito si dice del colore rosso,  ossia che metta a disagio.
Utilizzo del colore, quindi e chiaroscuri. Luci soffuse e un libro sgualcito, con la copertina consumata, fatto di fogli dattiloscritti o vergati a mano. Insomma, dal punto di vista estetico, il film è curatissimo. L’oggetto libro sembra, una volta tanto, appetibile, persino nelle parti che vengono lette a voce alta o fuori campo: sembra si sia fatto ricorso a uno scrittore di mestiere, persino bravo, per decrivere il passato di Fingerling, il protagonista di quello che si rivela essere un noir, o una detective story.

***

Sparrow legge Il Numero 23 e oltre a restare affascinato dalla teoria del numero magico, ne è sempre più coinvolto a livello personale, dal momento che in esso egli ravvisa elementi comuni al suo passato, quasi che il protagonista, perseguitato dai numeri, fosse stato basato su di lui, e il libro, fatti di sangue in esso narrati a parte, fosse la storia della sua vita.
In breve, così come il protagonista cartaceo, Sparrow diviene ossessionato dal numero 23 che comincia a spuntare ovunque nella sua vita e dalla reale identità dell’autore del libro, sotto pseudonimo.
E qui, devo ammettere, la sapiente costruzione dell’atmosfera cede il passo a una tarantella di numeri e a una paranoia che, a tratti neanche brevi, risulta essere risibile e sfocia nel comico più spinto.
Ok, crediamo al fascino dei numeri. Crediamo alle facoltà del numero 23 che sembra precedere o seguire gli avvenimenti importanti della vita degli uomini ed essere alla base di certi equilibri cosmici. Se non ci credete, fate un altro giretto in internet. Crediamo pure a tutto questo, dicevo, ma davvero risulta difficile credere che un uomo che ha una vita normale, un lavoro normale (per quanto noioso; fa l’accalappiacani) e una famiglia che lo ama, mandi tutto a puttane perché, ad esempio, ha notato che la moglie possiede 23 paia di scarpe.
Va bene tutto, anche la soluzione kafkiana dell’intreccio, ma certe cose proprio no.
Anche volendo indulgere nella rappresentazione, difficile ma al tempo stesso fascinosa, della follia, ci sono certe cose che o vengono trattate a fondo, come si deve, oppure è meglio lasciar perdere. Mi riferisco anche alla cabala del numero 23, elemento portante del film, ma che viene liquidata come sciocca superstizione dal solito professore universitario che si mette lì a snocciolare qualche cifra. Tutto troppo accennato.

***

Attori non pervenuti. Eccetto Jim Carrey che, però, quando non mette su le facce, sembra, non so, un gigantesco adolescente. Direi che come prova non è neanche malaccio. Magari non è stato supportato dal ruolo. In effetti, immaginatevi voi al suo posto a delirare su un solo numero per un’ora e mezza di film. C’è di che andar matti, in effetti.
Insomma, tentativo interessante, guardabile, a tratti noioso e involontariamente comico. Che fa nascere, se vi ci mettete, situazioni di vita reale innocue e grottesche. Perché se ci provate a cercarlo, quel cazzo di numero spunta dovunque. Come tanti altri numeri, suppongo. Niente di mistico, in questo. Proprio come nel film.

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Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 14 anni ago

    Mi hai fatto venir voglia di vederlo…

      • 14 anni ago

      Dài che arriviamo a 23 commenti! 😉

    • 14 anni ago

    Ah, le visioni “da orologio” sono fantastiche. A me per lunghissimo tempo capitava di guardare sempre l’orario alle 22:22. Roba incredibile, sarà capitato decine di volte.

    🙂

    • 14 anni ago

    A me questa fissa era capitata qualche tempo fa: mi ero messo a vedere assiduamente Star Trek, ed il numero di registro che si può vedere sullo scafo dell’Enterprise è il famoso “NCC 1701”.

    Il numero 1701 pareva apparirmi davanti agli occhi come per magia: quando guardavo l’orologio erano sempre le 17:01, le targe delle auto che mi trovavo davanti contenevano queste quattro cifre, e via dicendo.
    Ogni tanto ero tentato di dire “beam me up, Scotty”…

    • 14 anni ago

    Ormai ci penso da due giorni maledetta x

    • 14 anni ago

    Magari un racconto? 😉

    Comunque, ‘sto cazzo di 23 mi sta perseguitando sul serio. Lo vedo ovunque!

    • 14 anni ago

    Non ho visto il film, ma ho presente il pasto nudo: libro tremendo a modo suo
    E la storia del 23 è affascinante e diabolica allo stesso tempo.
    Certo che a volte basta un niente per macinare riflessioni.
    Per esempio: l’altra mattina alle sei e mezza, c’era una grande x creata dalla scia di due aerei che copriva tutto il cielo, non ti dico cosa sto macinando.

    • 14 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 14 anni ago

    Ehm, sono un tantino cotto, a quest’ora, e non sono un granché con questi giochini, lo ammetto: uhm, non so, 7 forse?

    Non mi dirai che è 23? eheheheeheh 😀

    • 14 anni ago

    Scusa i due post consecutivi…
    Indovina qual’è il mio numero civico? E dico sul serio!

    • 14 anni ago

    Vedi, siamo in due a pensarla allo stesso modo.
    E non c’è due senza tre.

    • 14 anni ago

    Vedi, la quEstione è che quaNdo si tenTano questi giochi coi numerI, in un modo o nell’alTro è semplice riconduRli tutti ad uno che scEgliamo arbitrariamente.

      • 14 anni ago

      Sì, va da sé che dopo tanto ragionamento, ormai ne sono convinto anch’io. Però è un esercizio intrigante.

      😀

    • 14 anni ago

    Lo vidi in televisione anni fa.
    Non ne ho un gran ricordo, segno che non lo trovai un capolavoro, dopotutto.
    Ma ho sempre ritenuto Carey un attore di razza, anche fuori dei suoi consueti ruoli gigioneschi… e magari è stato proprio lui a non farmi bocciare senza appello questo Number 23.
    E, ad ogni modo, ormai quando leggo il nome di Schumacher mi si accende sempre “l’allarme-sòla”.
    È riuscito a far colare a picco il personaggio di Batman dopo i due Burton e a far sembrare il mondo degli snuff movie una barzelletta (8 mm – Delitto a luci rosse con Nichoals Coppola Cage).

      • 14 anni ago

      Non posso non quotarti, sia su Batman che su 8mm, quest’ultimo davvero patetico.
      Carrey secondo me dovrebbe cimentarsi di più in ruoli drammatici. Secondo me è anche lui vittima dei suoi stessi personaggi; abituata la gente alle facce buffe è impossibile distaccarsene. Però è una variante gradita.

    • 14 anni ago

    Io adoro Jim Carey, ma questo film è stata una delusione a 360° 🙁
    Se si gira un noir velato di follia (o paranormale) meglio saperlo fare, altrimenti il risultato è questo… una roba che non è né carne né pesce (IMHO).

      • 14 anni ago

      No, ma infatti. Mi è piaciuto dal lato estetico.
      Anche l’idea non era male. La realizzazione finale fa un po’ ridere. Specie nei tratti in cui il figlio si mette a snocciolare numeri come un forsennato, peggio del padre. Lì sembra di vedere una tipica commedia adolescenziale.

    • 14 anni ago

    E guardate a che ora ho risposto a Keyem!
    14 e 09!

    14 + 9 = 23

    ahahahahah sto morendo!!! ahahahah 😆

    • 14 anni ago

    Il film mi ha fatto vomitare, ma alcune coincidenze continuano a essere inquietanti. Scusa, riflettici, non mi hai forse detto al telefono di averlo preso ieri il dvd?
    E che giorno era ieri? Il 23.

      • 14 anni ago

      È vero! Ora mi viene il sudore freddo, cazzo. 😯

    • 14 anni ago

    Eccomi Hell! Non ho scioperato! 😉
    Mi ha sempre incuriosita questo film, ma non ero mai riuscita a vederlo. E’ proprio il Jim Carrey serio che incuriosisce!
    Stasera lo noleggio… ♡♡♡ (39)
    ps: bell’articolo come sempre! Divertente da leggere!
    pps: a proposito di Jim Carrey, sai che ha fatto un film con una certa Zooey??
    😀

      • 14 anni ago

      Non me lo ricordare…
      Alla fine stavo bruciando televisore e lettore dvd…
      Quando si esagera, si esagera. O forse è Jim Carrey che esagera sempre. Mah…

      🙄

      A proposito! 23 è anche un buon numero di capitoli per un romanzo, che dici?