Il presente è uno squisito esempio di arte contaminata, nel metodo.
Danny Van Ryswyk, di Amsterdam, è un artista digitale, fissa il male in magnifiche figure in bianco e nero, ma non si limita a questo: lui infonde vita a tutto tondo.
Sono convinto che, se potesse, creerebbe veri e propri robot, in bianco e nero, mascherati da bambini cattivi, attorniati da conigli, l’innocenza perduta, il volo della fantasia.
Invece, van Ryswyk crea delle copie dei suoi stessi lavori, le renderizza e dà loro corpo e tridimensionalità, le stampa in 3D, e il risultato lo dipinge a mano.
In una sorta di arte transmedianica che, prima di ottenere il lavoro finito, compie un insolito percorso che da materiale trascende all’immateriale solo per acquisire volume e divenire ancora una volta materiale.
Al di là del metaforico, è intrigante vedere come van Ryswyk impiega la modernità a tutto tondo. Probabilmente, con l’andare del tempo e il conseguente progresso, anche le sue future opere acquisiranno maggior identità. E spessore, e tridimensionalità.
Le sue sculture è solito porle sotto una teca, su basi foderate di raso, come a preservare intatto il male che essere promanano.
Il lato intrigante è porre le sculture a diretto confronto coi loro ritratti, su carta di cotone, e constatare come siano assolutamente identici.
Come le avesse viste davvero.
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