Molti dubbi e qualche certezza rispetto a questo reboot. Dopo aver visto il pilota, posso dire che sono tutti confermati.
La Divisione non è la Sezione 1. Michael non è Michael, e riguardo a questo non credevo che mi sarebbe mancata la faccia da mocassino e lo sguardo nel vuoto di quello vero. Amanda non è certamente Madeline. Birkhoff, questo Birkhoff, è un poveraccio e Percy/Operations (?) è poco più che un allocco. Altro che capo di una organizzazione segreta…
Nikita/Maggie Q, invece, va bene. E questo contro tutte le previsioni. Ma da sola non regge il peso di una serie, prodotta ricordiamo da McG, che nasce proponendo, nel pilota almeno, tutta una sequela di situazioni, di passaggi, di stacchi, di personaggi che già si conoscono e che sono venduti, si sa, per fighissimi, ma, a pensarci, fanno tutt’altra figura. Una figura maleodorante.
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È facile azzardare paragoni con l’originale. Fin troppo, voglio dire. Basta prendere i due episodi pilota e confrontare. C’è qualcosa che manca nel 2010: la credibilità.
E, ah sì, mancano anche gli attori. Dove sono? O devo credere veramente che un bamboccetto decorato con pizzetto d’ordinanza possa essere un Operativo di Quinto livello?
Manca la spietatezza, quel senso di impotenza e frustrazione che già si respirava dalle prime scene negli anni Novanta. Pare una cosa brutta, la frustrazione, ma è preziosa per la riuscita dei personaggi.
E manca anche la struttura. E intendo proprio il luogo.
La Divisione sembra un capannone, dipinto metallizzato perché fa cool.
Ma andiamo con ordine.
Sogno o son desto, ma qui, nel 2010 abbiamo ben 2 Nikita. La veterana che è fuggita per dare una lezione a coloro che l’hanno addestrata, Maggie Q, e la recluta, Alex (Lyndsy Fonseca), perché la Divisione continua a cooptare giovani fanciulle che hanno seri problemi di comportamento che abbiano, però, nomi da uomo.
Alex è stata arrestata durante una rapina, mentre era mascherata da coniglio. E, giuro, le maschere e la rapina, ma soprattutto le maschere, sono molto, molto belle, specialmente quando ricoperte da schizzi di sangue, quello delle vittime investite da rose di pallini di un fucile a pompa.
E tu spettatore ti trovi a dire: “Cazzo, ‘sta scena sono almeno quattro volte che è sempre la stessa, ma almeno è fatta bene!”.
Ma è un’illusione di breve durata.
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Michael, ovvero Shane West. Confermo, assomiglia proprio a quel tizio dell’ultimo GF. È la copia sputata. Ma magari questa è un’associazione mentale solo di noi italiani.
Il personaggio è anonimo. La tipica figura senza personalità, senza spessore e, per di più, senza autorità, dal momento che i suoi colleghi [vedi “l’eliminatore”] gli uccidono i prigionieri alle spalle mentre lui li sta ancora interrogando. E vi ho detto tutto.
Amanda/Madeline è Melinda Clarke. Melinda è una delle poche ragioni che forse mi spingeranno a vedere l’intera serie. Ma chissà se, come motivo, è abbastanza forte. Occhi da felino, incedere sicuro. Diciamo che ci prova a fare Madeline, ma è un compito gravoso. Voglio dire, Madeline… ce l’avete presente? Era un tipo che già quando sorrideva, ed era davvero felice, ti faceva cagare sotto dalla paura. Un personaggio davvero difficile. A Melinda, in effetti, do qualche altra chance per adattarsi al ruolo. Poi si vedrà.
Birkhoff, Aaron Stanford, direttamente dagli X-Men. Gli manca lo Zippo col quale giocherellare. Non è un genio, come doveva essere il suo personaggio, e si vede in più occasioni.
Se ne va in giro non in un furgone blindato, ma in un SUV, per di più con le portiere senza sicura, in modo tale che chiunque possa entrarvi e sorprenderlo alle spalle. SUV persino sprovvisto di rilevatore di prossimità. Dilettante allo sbaraglio. E per di più aggressivo e sboccato.
Percy (Xander Berkeley), il nuovo Operations (sigh!). Questo viene se non sbaglio da “24” dove interpretò un personaggio che finisce male, ma molto, molto efficace. Con tutto il bene che gli voglio, qui fa una figura barbina. È un inetto totale. Sotto il suo comando le missioni vengono autorizzate e cancellate, posticipate e anticipate senza alcuna logica, il tutto per catturare Nikita, il Nemico Pubblico Numero 1 che, per quanto brava e bella, sempre e solo di una donna si tratta. E, prima che vi incazziate a vuoto, per donna intendo un semplice essere umano, per quanto ben addestrato.
E tanto lo sappiamo che Nikita poi gli viene incontro a una serata di gala, proprio nel posto più vicino al saggio Percy, l’ultimo posto dove uno la cercherebbe, ma il primo considerando come vengono concepiti ‘sti telefilm.
E infine, c’è Maggie/Nikita. Come ho detto, l’unica che regge il colpo. E non perché sia un’attrice eccellente o perché per lei si sono spremuti le meningi e hanno scritto un ruolo non banale. No.
Il suo ruolo è quanto di più banale possibile. Ma Maggie gode della presenza scenica. E quella o ce l’hai al naturale o cambi lavoro. Lei ce l’ha. E tanto basta. Ah, e visto che mi è stato chiesto [incredibile!] e che c’è in giro gente che se lo sta domandando e si sta facendo venire dubbi: a me Maggie sembra proprio una donna.
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L’intreccio di questo primo episodio non è neanche tanto importante. C’è il solito diplomatico africano, che va tanto di moda, dopo russi e cinesi. C’è la Divisione, ormai corrotta, che lo vuole far fuori e c’è Nikita che, di contro, per andare in culo alla Divisione, lo vuole salvare. Ci sono i confronti/scontri nei vicoli putridi. C’è il magnaccia messicano che fa feste in piscina. C’è un tizio trafitto, questa è nuova, al petto da un coltello da dessert scagliatogli contro da Nikita. Come ha fatto? Be’, è figa e quindi ci riesce. Ah, no, è stato il duro addestramento.
Il pilota è, da sempre, un affresco di ciò che si sta per vedere per un’intera stagione. L’affresco in questione mostra almeno due follie di quelle buone:
1) Nikita si reca sulla tomba dell’amato, ovviamente sorvegliata dalla Divisione che spera in un suo improvviso rimbambimento. È una cosa stupida, da entrambe le parti, ma è premeditata, da entrambe le parti. La Divisione vuole che la trappola scatti. Nikita vuole che la trappola scatti. Perché? Bah, probabilmente per far vedere che lei è meglio di Lupin III e può sostituirsi sotto gli occhi elettronici della Divisione con un manichino munito di parrucca che verrà, come da copione, crivellato di colpi al suo posto da operativi coglioni. Cioè, ma dove ce l’aveva nascosto il manichino? Ma ve la immaginate una spia che se ne va a spasso in un cimitero con un manichino sotto il braccio?
Questo diversivo geniale da romanzo pulp le darà l’opportunità, come già visto, di intrufolarsi nel SUV di Birkhoff, quello con le portiere aperte. Per la serie: “Noi siamo la Divisione! Siamo cazzuti e facciamo paura a tutti anche se nessuno sa della nostra esistenza! Che le chiudiamo a fare le portiere?”.
2) L’eliminatore. Un tipo che, secondo me, fa il filo a Viktor/Jean Reno del film di Besson. Tra questo e il primo c’è una discreta differenza, ve l’assicuro. In più, tanto per non dare nell’occhio, il nuovo eliminatore se ne va in giro con un specie di falcetto a doppia lama ricurva, la sua arma preferita, con la quale sgozza chi gli capita a tiro, incurante delle abbondanti tracce di sangue che lascerà sulla scena. Deve avere una squadra addetta alle pulizie molto efficace, perché di solito la polizia tende a notare corridoi d’albergo completamente schizzati. D’altronde stiamo parlando dello stesso che fa fuori i prigionieri mentre Michael pone loro delle domande, mica cazzi…
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E questo, più o meno, è tutto per questo primo episodio. E non vi ho neanche parlato del costumino supersexy rosso di Maggie. Vabbé, sarà per la prossima volta.
Il parziale, e non può essere altrimenti, è che questa serie, nata già inutile, sembra destinata a concludersi prestissimo. Ma, mai dire mai, visto che i giudizi che ho letto in rete sono agli antipodi.
Magari da noi andrà in onda alle tre di notte. E non la vedrà nessuno.