Serie Tv

Name’s Ash, Housewares

electthekingLo conosciamo da quando, a bordo di una macchina color maionese, arrivava allo chalet maledetto.
È una delle anime di questo blog.
È stato, e sotto certi aspetti lo è ancora, il mio maestro di vita.
Si presenta con la divisa del suo reparto, un fucile winchester, nel terzo episodio della sua saga, col suo mento (non dimentichiamo che “i menti possono uccidere”), e col suo carico di strafottenza, alla strega: “Name’s Ash. Housewares”.

ashMi chiamo Ash, reparto ferramenta.

Che poi, al secolo, si chiama Ashley J Williams. Ha un nome da donna, e ne va fiero. E chi non lo sapeva, è pregato di accomodarsi fuori e riprovare il prossimo semestre.
Quest’anno, Ash mi regala un Halloween speciale.
Mancano pochi giorni al debutto, il 31 Ottobre per l’appunto, di Ash vs Evil Dead, la serie sul mio maestro/alterego che riprende anni dopo gli eventi de L’Armata delle Tenebre, con un trailer che fa fuoco e fiamme.

La storia narra che, dopo l’Armata, il cui finale alternativo grida ancora vendetta, sì perché Ash beveva il maledetto filtro magico, ma sbagliava le fottute parole magiche, e si ritrovava non nel suo reparto, ma in un mondo distrutto da qualche sciagura… dopo l’Armata, dicevo, c’era molto materiale, tanto da pensare di rispolverare il Remington a doppia canna, color blu cobalto e dal grilletto sensibilissimo, e farne un quarto capitolo, della saga casualmente attribuita al personaggio più amato di Bruce Campbell.

Ma, c’era che il materiale era tanto, troppo, per farne un solo film.
Meglio aspettare. Decenni infiniti, perché si ci organizzasse per una serie.
Per ora dieci episodi, che qui tratteremo con una smania mai vista prima su queste pagine, con idolatria quasi. Quindi, occhio, ché su Ash non si scherza, da queste parti.
A lui è ispirato il Boomstick Award, che da mesi non cessate di scambiarvi. Siete vittime anche voi della potenza della fede, me ne compiaccio.

ashvsevildeadMa vedete, al di là del cultismo facile che si può fare di Ash che, in quanto personaggio ha trasceso i propri limiti narrativi divenendo simbolo: il fucile (boomstick), la mano di ferro, la motosega, la bellezza al suo fianco, ne fanno infatti icona sword & sorcery (o boomstick & sorcery, se mi permettete un neologismo), al pari delle illutrazioni di Frazetta ispirate al cimmero, al di là del nerdismo con cui si possono rievocare aneddoti, è indubbio che Ashley J. Williams, che è Bruce Campbell, è parte della storia del cinema. In assoluto. Nato per errore, eroe suo malgrado, non prescelto, ma preso di mira dalle forze demoniache, che non ha un destino, ma che il destino lo subisce, sempre.
È l’eroe moderno, l’Ulisse interdimensionale, che i demoni li prende a calci in culo, o a colpi di doppietta in bocca.

E, vederlo tornare così, con la pancetta, che si prende per in giro da solo, fedele non solo al personaggio e alla saga, ma all’attore e all’atmosfera, è stata magia per gli occhi. E per l’anima, esattamente quanto accadde quella sera di tanti anni fa quando, con due amici, convinto di andare a vedere un horror, entrai nel cinema e mi trovai alle prese con un fantasy dopato, immerso nei vasconi del pulp più piratesco, centrifugato e schierato a difesa d’un libro prezioso, contro l’esercito di modellini non-morti azionati col vecchio trucchetto di Ray Harryhausen. Amore per la narrativa di serie B, che è quella che amiamo, e per il cinema degli eroi impossibili.
Il suo ritorno segna, da queste parti, il 2015.
Non ce n’è per nessuno.

Aspettiamo nell’attesa più rumorosa che possiamo attuare. A mercoledì prossimo.
Musica.

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