Cinema

Mutant Girls Squad (2010)

Recensioni troppo complicate, le mie. Pare che sia così. Frutto del mio pensiero non lineare, che da A mi fa finire subito a D, tralasciando B e C. Rassegnatevi, potrei scrivere in modo più semplice, ma mi annoierei a morte. Per cui, per parlarvi di Mutant Gilrs Squad, vi rimando prima alla pagina delle Plot Keywords su IMDb, così, per farvi un’idea di cosa possa contenere questo film in un’ora e mezza di puro delirio.
Letto? Bene. E poi, tanto per rafforzare la fama di cui sopra, vi sparo In the Hall of the Mountain King, dal Peer Gynt di Grieg. Cos’ha a che vedere Grieg con un gore nipponico? Nulla, ma è una musica (se l’ascoltate capirete) che calza a pennello con certe scene.
A volte credo che i giapponesi siano fregati dalla loro stessa musica, alle orecchie occidentali troppo simile a una nenia infantile, per risultare attraente. Di contro, la coralità del Peer Gynt, evoca cascate di sangue, ma con l’armonia di una danza folkloristica antica e magica.
Certo, magia e antichità, purtroppo, non sono gli obiettivi di questo film, per la cronaca prodotto da tre case, la Nikkatsu, la Nishimura Motion Picture Model Makers Group e la Toei Video Company. Questo per soddisfare gli aspiranti critici e poter far loro esclamare: “Ve l’avevo detto”.
Poi, per rispondere a un altro interrogativo mai pronunciato: no, non mi sono convertito al cinema asiatico. Però, ogni tanto fa bene allargare i propri orizzonti.
Questo è un b-movie ineguagliabile, che meglio sarebbe stato vedere durante l’estate. Stagione adatta a follia corrispondente.

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Logica da manga, agnizione, predestinazione, soprusi scolastici e divise da marinaretta. A scanso di equivoci, la protagonista principale, Yumi Sugimoto (Rin), ha ventidue anni e no, non potrebbe essere mia figlia, a meno che non sia diventato padre a dodici anni, cosa improbabile.
Yumi è bellissima. E, come sapete, a volte basta poco (a volte tanto), a farmi apprezzare un film.
Predestinazione, dicevamo. Rin è un ibrido, esponente di una razza di demoni che da secoli convive con gli esseri umani, mimetizzandosi e, talvolta, dando vita ad aspri conflitti.
L’adolescenza è l’età dei cambiamenti, durante la quale, secondo teorie dei generi fantastici, X-Men compresi, avvengono mutazioni tali, nel proprio organismo, da segnare il manifestarsi di una coscienza alterata, superiore, che spesso corrisponde all’ottenimento di poteri sovrumani. Solo che qui c’è una valanga di trash, e Rin, ragazza alta rispetto alle sue compagne di scuola, alla quale bastano un paio di occhiali dalla montatuta spessa, in perfetto stile (e conseguenze) Clark Kent, per passare da imbranata, la mutazione e il destino li scopre alla festa del suo sedicesimo compleanno, davanti alla torta panna e fragole preparata dai suoi genitori amorevoli.

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Padre mutante, con escrescenze purpuree al posto di mammelle e genitali e che, ci tiene a precisare, non sono il suo attrezzo (LOL), mamma umana, la cui testa viene fatta esplodere proprio un istante prima di confessare alla figlia un segreto.
Rin si scopre dotata di una mano artiglio che le conferisce poteri straordinari e un’abilità di lotta istintiva e letale.
Il padre viene decapitato e finisce al centro della torta. Ecco, per capire lo spessore e la portata degli orroracci visibili in questo film, fissatevi bene questo momento: il binomio torta di panna con fragole/testa mozzata (parlante) del papà di Rin. È un’immagine che tornerà.
Ma non solo, perché a quel punto l’iniziazione di Rin è avviata: deve raggiungere i suoi simili, o meglio le sue simili, trattasi di sole ragazze, dotate di poteri mutanti tali da far impallidire i pupilli del Professor Xavier e da mettere a dura prova la compostezza stoica di Magneto: una sega elettrica (funzionante) che viene fuori dalle chiappe, e due katane dalle tette. Una ragazza con braccia tentacolari e un’altra col suo Quato personale posizionato sul ventre.

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Combattimenti, urletti e humour shocking nipponico, di quelli che ti fanno scivolare la goccia di sudore per l’incredulità. Esempio principe, Rin si dà al massacro indiscriminato per le vie di Tokyo (?). Una Tokyo da (piccolo) studio cinematografico, con qualche sacco di plastica colorato buttato qua e là, per suggerire l’effetto vicolo sporco e, proprio sulla panoramica desolata, sulle pile di cadaveri lasciati dietro di sé, spunta il cespuglio rotolante. Lo conoscete tutti, proprio quel cespuglio che si vede ruzzolare nel deserto.
Mutant Girls Squad è gore, e se ci rifacciamo alla presenza di una scena in cui una faccia strappata da un tizio finisce sopra quella di un altro tizio accanto a lui… be’, abbiamo capito di che finezze si sta parlando. Che va a fare il paio, tra quelle che mi va di citare, con la morte della ragazza motosega, trafitta dalle katane (che escono dalle tette) e che nel frattempo decapita la suddetta (con la sega).
O la ragazza razzo, sfruttata come surf volante per sconfiggere il cattivo, opportunamente asessuato, come tanti villain giapponesi. Sangue che zampilla a iosa e altre delicatezze del genere, tutte affidate a un trio di procaci donzelle. C’è a chi piace.
Ma, badate bene, non vi aspettate un capolavoro di estetica, perché i mezzi coi quali questo baraccone infernale è stato messo su fanno ridere, come gli effetti speciali. Però, ecco, a modo suo, è una pietra miliare da aggiungere alla collezione, ascoltando Grieg, sempre, dato che la colonna sonora fa schifo.

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    • 13 anni ago

    Parziale OT, recuperati la versione strumentale dei Savatage di Hall of the mountian king. Potrebbe valerne la pena. Questo genere di film onestamente lo reggo solo a piccole dosi, con parecchia birra in corpo.

      • 13 anni ago

      Ok, consiglio ben accetto! 😉

    • 13 anni ago

    All’inizio le opere grottesche e iper splatter dell’accoppiata Iguchi/Nishimura mi affascinavano parecchio, vedi il piacevole The Machine Girl o certe trovate visive di Tokyo Gore Police, ma di film in film hanno mi sembra abbiano appiattito questo sottogenere, per esempio con Vampire Girl vs Frankenstain Girl, rendendo, boh, tutti i loro film mediamente uguali quando invece avrebbero TANTI spunti vincenti che potrebbero tranquillamente sviluppare rifinendo un po’ il tutto.

      • 13 anni ago

      E a questo punto vada per Machine Girl! 😀

      Ah, noie col pc, per cui potrei commentare a fasi alterne. 😉

    • 13 anni ago

    Io sono onnivora dal punto di vista cinematografico, però le trashate giapponesi le devo prendere a piccolissime dosi, altrimenti mi annoiano.
    però, tra qualche mese, digerite le fanciulle mutanti, datti a The Machine Girl, se non lo hai visto. Lì hanno addirittura cercato di scrivere una sceneggiatura. Sì, lo so…non è che ci siano riusciti, ma io premio il tentativo 😀

    • 13 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 13 anni ago

    Dai che è carino 😀

      • 13 anni ago

      Massì! 😀

    • 13 anni ago

    Eh, ormai parliamo da tutte e due le parti. LOL

    • 13 anni ago

    la seconda era una faccina sorridente di colore…

    • 13 anni ago

    nuooooooooooooooooo!
    ahah ed io che mi ci ero impegnata!! 😛

      • 13 anni ago

      Eh sì! 😀 La prima sembra una faccina sorridente, ma la seconda è incomprensibile! 😀

    • 13 anni ago

    Credo di sì, che sia “immondizia”, con cui non riesco a rapportarmici però. Ma ho sempre ammesso che sia un mio problema. E’ probabile che non li sappia proprio prendere, mi infastidiscono e stancano dopo mezz’ora. Magari c’è qualche idea qui e là interessante, magari l’idea di fondo fa gridare al miracolo, e poi ecco l’esagerazione che non porta da nessuna parte, che non porta ME da nessuna parte, ovvio. Un’esagerazione che di solito si protrae fino alla fine. Finisci il film e dici E quindi?
    E quindi niente, ho solo sprecato due ore della mia vita. ☺ ☻

      • 13 anni ago

      Adesso io ho un altro problema, non riesco a visualizzare le faccine che hai messo. 😀

    • 13 anni ago

    Questa volta passo. Ho capito da tempo che il trash nipponico non mi fa ridere e, spesso, non lo sopporto nemmeno..

      • 13 anni ago

      Questa è un’osservazione interessante. Perché non mi sembra che il fine di film di questo tipo sia far ridere o divertire con effetti comici. Ma se mi chiedi quale sia, allora, lo scopo, non saprei risponderti. Ci sarebbe da discutere.
      Oppure è solo trash e va preso come tale, immondizia.

      😉

    • 13 anni ago

    Eh già ,eccomi in carne ed ossa virtuali (ma con pochi capelli!). Comunque la tendenza alla commistione di elementi di elementi diversi è riscontrabili anche nel quotidiano giapponese. Basti pensare a come da anni in Giappone templi vecchi di secoli convivano con palazzi frutto delle più avanzate tecnologie.

    • 13 anni ago

    Interessante però come, aldilà che il film sia trash, come l’idea di mutazione sia legata alla commistione di elementi diversi , contrastanti pure (organico ed inorganico ad esempio). In realtà è un idea molto presente nella cultura giapponese. E senza citare ad esempio registi come Shinya Tsukamoto. Basta persino vedere certi vecchi anime come quelli di Go-Nagai. In “Jeeg robot d’acciaio” il pilota stesso diviene la testa del robot,mentre in “Devilman” vi è un amalgama tra umano e demoniaco. Anzi è curioso ricordare coma lo stesso Tsukamoto per i suoi primi lavori si rifacefa a questi vecchi anime. Alla faccia della chiusura del cerchio…

      • 13 anni ago

      E finalmente è QUI!!! 😀
      Benvenuto e molto in tema la tua osservazione. Ho pensato agli Yamatai, infatti, mentre lo vedevo.

      😉