Cinema

Monsters di G. Edwards (2010)

L’attesa creatasi intorno a Monsters è stata notevole. E c’è chi ha imbrogliato. Ma non credo che la colpa sia di Gareth Edward (il regista, ndr).
La responsabilità, per una volta, è della Rete. Solo lei. Visto che la TV “Monsters” non se l’è cagato neanche di striscio.
Hai voglia, tu, ad avvicinarti al sedicente esperto di cinemA [quello con la A maiuscola, ndr] di turno e a domandargli: “Senti, ma… e “Monsters”, com’era? L’avrai visto, no?”. Al meglio, la risposta è “Che?”. Con quel tono di stupefatto interrogativo, che ti fa ritornare bambino alle prese con le sbruffonate adorabili di Jack Burton. Ve lo ricordate, almeno, Jack Burton? Chi?
Ecco, per l’appunto. Il tono è più o meno lo stesso.
La Rete, invece, la nostra beneamata terra di nessuno, traboccava di titoloni e paragoni tanto azzardati quanto gratuiti.
La colpa di Gareth Edwards è di aver diffuso verso Febbraio di quest’anno un fotogramma che, diciamoci la verità, era intrigante. Questo:

E, continuando, a Marzo, una piccola clip di circa due minuti. Che potete rivedere QUI. Clip spacciata [letteralmente] da altri come trailer. Anzi, come angosciante trailer.
Lo sapete, no, come funziona in questi casi. Si aprono le porte degli aggettivi in “ante” e via in caduta libera: agghiacciante, terrificante, allucinante, e via dicendo.
Poi si forgia il solito paragone del cazzo: “Monsters” promette di essere come “District 9”!
Perché:

1) ci sono gli alieni. E sono selvaggi. Non per niente li chiamano “mostri”… AAAHH! Che paura!

2) il film di Blomkamp è stato una gallina dalle uova d’oro. Hai visto mai che ci tiriamo su un bel gruzzoletto facendole sparare grosse?

Gareth Edwards, quasi volesse mettere le cose in chiaro, diffonde verso Giugno di quest’anno il “making of”. Questo QUI. Come a dire: “Oh, guardate che questo film è: n.1 telecamera, n. 2 attori protagonisti, una dozzina di comparse, il Messico (anche turistico, perché no?) e il mio computer con il quale, giorno dopo giorno, albergo dopo albergo, mi sono divertito a ritoccare veri segnali stradali scrivendoci sopra “Infected Zone”.
E, dopo tutta ‘sta storia io con chi me la dovrei prendere? Con i soliti cazzoni che scrivono le cose per creare ansia. Ecco con chi. Perché tutto deve essere frenetico, adrenalinico, colmo d’attesa. Ma vaffanculo, va!

***

Ah, dopo questo sfogo, ritorniamo a “Monsters” che, a dispetto del titolo, è un film piuttosto tranquillo. Non metafisico, di quelli che ogni tanto mi piacciono, se non mi addormento guardandoli, ma direi quasi sentimentale. No! Non scappate!
Cioè, lo volete capire o no che è costato solo 15.000 dollari? Ma che vi aspettavate? “District 9” per davvero? Credete alle favole, per caso? Io sì, ci ho creduto. Ecco perché sono così incazzato. Mi aspettavo qualcosa di fenomenale. Roba da strabuzzare gli occhi.
Non ce l’ho con Gareth Edwards che, al contrario, comincio a stimare sul serio. Ce l’ho con gli untori della rete. Solo con loro.
Gareth, al contrario, è riuscito nella difficile impresa di fare un film di mostri [quasi] senza mostri.
Incredibile.

***

Samantha Wynden (Whitney Able), figlia di papà [ricco, ndr], si trova in Messico e deve tornare negli Stati Uniti. Il viaggio è estremamente difficile perché un’abbondante porzione di territorio messicano è in quarantena a causa dell’infezione. Questa piaga ha origine extraterrestre ed è stata causata dal rientro difettoso di un satellite della NASA che, all’interno del nostro sistema solare, ha raccolto campioni biologici di vita extraterrestre. Dopo qualche mese dall’impatto erroneo del satellite sul suolo messicano sono comparse le prime forme di vita aliena che, cresciute a dismisura, hanno impegnato le forze militari statunitensi e messicane in un tentativo parzialmente fallimentare di contenimento su entrambi i fronti.
Andrew Kaulder (Scoot McNairy), freelance con l’hobby della fotografia, è disposto ad accompagnare Samantha fino al confine, dove gli Stati Uniti hanno eretto una muraglia di protezione.
“Monsters” è la storia del viaggio della coppia attraverso la cosiddetta “Zona Infetta”.
E il viaggio comincia da lontano, dal centro del Messico, la tipica zona di [recente] frontiera.
Il Messico è quello che è anche oggi. Un caos ambivalente. Fascinoso e folkloristico per certi versi, disperato e distruttivo per altri. L’umanità ivi ritratta è reale e, come ho già detto, è sul mondo reale che Edwards ha dispensato i suoi ritocchi in CGI per far sì che innocui cartelloni stradali indicassero la distanza dalla “Zona Infetta”.
L’Apocalisse che sta avvenendo in Messico è stata anticipata da una breve sequenza all’infrarosso in apertura del film, quando un reparto di militari fronteggia una delle creature. Successivamente, la paura si legge sui volti della gente, le numerose comparse, si intravede negli schermi televisivi, coi notiziari ventiquattro ore su ventiquattro in perenne diretta per mostrare al mondo quello che sta accadendo.

***

[può contenere qualche piccolo spoiler…]

I mostri, è bene dirlo, sono dei poliponi giganti. Detto così può suonare vagamente ridicolo. Ok, totalmente. Ma vi assicuro che sono ben fatti e sembrano giganteschi sul serio. E dotati, chicca, di bioluminescenza. Fatto che li rende affascinanti a vedersi nei loro richiami ai mostri di Wells e nelle numerosissime riprese in notturna, stavolta senza infrarosso, il ché di contro ti strappa qualche imprecazione.
Non illudetevi, però, le apparizioni dei “mostri” sono centellinate e avare. Non li vedrete così spesso.
Al contrario, di Samantha e Andrew non riuscirete a liberarvi pur desiderandolo con tutte le forze.
Apparentemente sembrano sulla ventina lei, venticinque massimo, e sulla trentina, anche trentacinque, lui, ma si comportano come due adolescenti in gita scolastica con lui che cerca di farsi lei per tutta l’ora e mezza di film. Ve lo giuro, le tenta tutte, mostri o no, zona infetta o no. Andrew, bontà sua, ha solo una cosa in testa e quella vuole. Ma lei fa la ritrosa. Ma di essere carina è carina. Molto.
Ok, a questo punto sarete confusi e starete pensando, ma è un film di fantascienza o una commedia sexy anni ’80?
Non si vedono nudità. Eccetto che per qualche dettaglio fetish delle estremità della ragazza, che va tanto di moda. E, a dispetto delle voglie di Andrew, il viaggio va avanti.
Un biglietto del traghetto costa fino a 5000 dollari. Pare che le creature abbiano reso gli spostamenti un tantino pericolosi. E se vi state domandando perché non prendere l’aereo e risparmiarsi tutto quel cammino?, la carcassa di aeroplano che fuoriesce dal fiume mentre i nostri in barca l’attraversano è una chiara risposta.
Insomma, viaggiare è davvero rischioso.

***

I mostri emettono strani suoni, richiami. E questi suoni e alcune inquadrature e situazioni che ti ricordano l’incontro col T-Rex di “Jurassic Park” ti fanno stare bene per qualche istante. Ma è tutto dannatamente lento.
Non nego che visivamente gli scenari di desolazione con le carcasse di mezzi militari abbandonate e distrutte e i centri urbani devastati siano affascinanti. E posso anche accettare come realistico il fatto che, essendo i due protagonisti normali esseri umani, non possano fare altro che limitarsi a osservare l’apocalisse che viene loro incontro e tentare di controllare i nervi.
Ma il film è così: placido. Fatevene una ragione.
Il tutto è impreziosito, lo devo ammettere, da un eccellente score, l’accompagnamento musicale. Un motivo essenziale e pulsante, che bene irrobustisce la disperazione ritratta dalle immagini.
Il duo a tu per tu con una coppia di creature, come fosse un documentario sulla natura selvaggia, al contrario, ti riempie di stupore.
Ed è proprio questa la sensazione che avrete alla fine. Di aver assistito a un bel documentario su una nuova specie difficile da riprendere, estremamente ostica da abbattere se attaccata, e ancora fondamentalmente sconosciuta a causa dell’ignoranza e dell’irruenza umana. Non dimentichiamo, infatti, che la parola monstrum, in latino, significa “prodigio”.

Altre recensioni QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 13 anni ago

    Assolutamente! ed io posso ricambiare?

      • 13 anni ago

      Eccerto! 😀
      Auguri, allora!

    • 13 anni ago

    L’ho trovato pure recitato malissimo…

      • 13 anni ago

      Alice!! Ti posso fare gli auguri? ^^

      • 13 anni ago

      Tutto nella norma, quindi. 😀

    • 13 anni ago

    […] presunta scream-queen Amber, la spalla, altra scream-queen Whitney Able, quella che va a spasso nel giardino dei mostri, gli immancabili ragazzi di contorno, una location suggestiva, che è anche l’unico modo per […]

    • 14 anni ago

    […] il vero protagonista di questi film è il mostro. Lo è anche adesso. Creatura aliena che l’ambizione del cinema dell’epoca pretendeva di rappresentare […]

    • 14 anni ago

    Quoto Izzy.

    • 14 anni ago

    Eh, ma ci si deve mettere anche nei panni del povero maschietto! E perché è deserto e fa caldo allora no, e perché è una zona contaminata neppure, e poi ci sono i mostri, ieri avevo mal di testa, non adesso che stiamo scappando dagli alieni…
    Insomma, le ragazze hanno sempre una scusa per non lasciarsi un pochetto andare! Se non ci provi di continuo, poi, hanno pure il coraggio d’offendersi perché quando avevano i loro cinque minuti di giocosità tu eri andato a fare pipì…
    ***
    Il film m’ispira. Sia chiaro, odio i mattoni, e mi par di capire che questo è un tantino pesante. Ma una chance credo gliela darò.

      • 14 anni ago

      Per non parlare del fatto che se il tipo, ad esempio, si distrae con un’altra, diciamo la cameriera di un motel, lei gli tiene anche il muso per tre giorni di fila!

      😆

    • 14 anni ago

    @ Lapsus
    Continua così che vai bene. 😉

    @ Bubu 😀
    Li ho visti quei trailer. Roba da non credere. Di belli son belli, però…

    • 14 anni ago

    Vi sono numerosi trailer reperibili su youtube che presentano il film in maniera più energica. Concordo sul fatto che si tratti di una precisa strategia di marketing. I trailer per come sono montati possono trarre in inganno e dare un’immagine ingannevole del film.

    • 14 anni ago

    Se volete sapere com’è Whitney, andate qua:
    http://www.maxim.com/video/sexy/girls-of-maxim/21801/maximwhitneyable.html
    😎

    • 14 anni ago

    Bene bene! Ottima notizia 🙂

    • 14 anni ago

    Vabbé, con “Machete” avevo un conto in sospeso, così come con “Monsters”. Di entrambi avevo fatto troppe segnalazioni per far finta di niente.
    Se lo vuoi sapere, però, dieci volte meglio questo.

    😉

    • 14 anni ago

    Io penso che a me mi piacerà 😛

    Sgrammaticature a parte, così come lo descrivi è proprio il film che vorrei vedere. Non sono tanto in vena per film super-cazzoni (“Machete”, per capirci). Odio questa mania moderna di fare film esagerati e un po’ stupidi. Non che ci sia nulla di male a divertirsi, ma quando diventa tutto troppo artificioso… mah…
    Meglio un cortometraggio di lusso!

    • 14 anni ago

    Recensione interessante. Posso dire che non mi aspettavo certo un nuovo District 9, ma da quello che si era letto in giro, anche su siti esteri, sembrava proprio ricalcasse almeno in parte quelle orme. Sai il parallelismo Messico-Sud Africa. Mi preoccupa un po’ la coppia di attori che flirtano spudoratamente, ma il resto che descrivi è proprio ciò che volevo.

    arrivederci

      • 14 anni ago

      Be’, se è quello che cercate, paesaggi e meditazione, credo vi soddisferà. Poi, il rapporto qualità-budget è davvero impressionante. Non dimentichiamo che il regista è soprattutto un tecnico degli effetti speciali.
      Se dovessi descrivere il film in quattro parole direi che è un cortometraggio di lusso, però dura un’ora e mezza.
      Insomma, un tentativo interessante.

    • 14 anni ago

    Nonostante la rece non sia al 100% positiva nei dettagli che tracci c’è tutto quello che speravo di vedere e mi spingerà a farlo.
    Paesaggi di distruzione, desolazione, mostri enormi sullo sfondo, fuori camera (The Mist docet).
    Non ho letto di scontri con missili terra aria, esplosioni pazzesche o femmine latexvestite che maneggiano spade o doppie pistole automatiche saltando sulle pareti. Il che è già tanto tanto bene ormai.