L’attesa creatasi intorno a Monsters è stata notevole. E c’è chi ha imbrogliato. Ma non credo che la colpa sia di Gareth Edward (il regista, ndr).
La responsabilità, per una volta, è della Rete. Solo lei. Visto che la TV “Monsters” non se l’è cagato neanche di striscio.
Hai voglia, tu, ad avvicinarti al sedicente esperto di cinemA [quello con la A maiuscola, ndr] di turno e a domandargli: “Senti, ma… e “Monsters”, com’era? L’avrai visto, no?”. Al meglio, la risposta è “Che?”. Con quel tono di stupefatto interrogativo, che ti fa ritornare bambino alle prese con le sbruffonate adorabili di Jack Burton. Ve lo ricordate, almeno, Jack Burton? Chi?
Ecco, per l’appunto. Il tono è più o meno lo stesso.
La Rete, invece, la nostra beneamata terra di nessuno, traboccava di titoloni e paragoni tanto azzardati quanto gratuiti.
La colpa di Gareth Edwards è di aver diffuso verso Febbraio di quest’anno un fotogramma che, diciamoci la verità, era intrigante. Questo:
E, continuando, a Marzo, una piccola clip di circa due minuti. Che potete rivedere QUI. Clip spacciata [letteralmente] da altri come trailer. Anzi, come angosciante trailer.
Lo sapete, no, come funziona in questi casi. Si aprono le porte degli aggettivi in “ante” e via in caduta libera: agghiacciante, terrificante, allucinante, e via dicendo.
Poi si forgia il solito paragone del cazzo: “Monsters” promette di essere come “District 9”!
Perché:
1) ci sono gli alieni. E sono selvaggi. Non per niente li chiamano “mostri”… AAAHH! Che paura!
2) il film di Blomkamp è stato una gallina dalle uova d’oro. Hai visto mai che ci tiriamo su un bel gruzzoletto facendole sparare grosse?
Gareth Edwards, quasi volesse mettere le cose in chiaro, diffonde verso Giugno di quest’anno il “making of”. Questo QUI. Come a dire: “Oh, guardate che questo film è: n.1 telecamera, n. 2 attori protagonisti, una dozzina di comparse, il Messico (anche turistico, perché no?) e il mio computer con il quale, giorno dopo giorno, albergo dopo albergo, mi sono divertito a ritoccare veri segnali stradali scrivendoci sopra “Infected Zone”.
E, dopo tutta ‘sta storia io con chi me la dovrei prendere? Con i soliti cazzoni che scrivono le cose per creare ansia. Ecco con chi. Perché tutto deve essere frenetico, adrenalinico, colmo d’attesa. Ma vaffanculo, va!
***
Ah, dopo questo sfogo, ritorniamo a “Monsters” che, a dispetto del titolo, è un film piuttosto tranquillo. Non metafisico, di quelli che ogni tanto mi piacciono, se non mi addormento guardandoli, ma direi quasi sentimentale. No! Non scappate!
Cioè, lo volete capire o no che è costato solo 15.000 dollari? Ma che vi aspettavate? “District 9” per davvero? Credete alle favole, per caso? Io sì, ci ho creduto. Ecco perché sono così incazzato. Mi aspettavo qualcosa di fenomenale. Roba da strabuzzare gli occhi.
Non ce l’ho con Gareth Edwards che, al contrario, comincio a stimare sul serio. Ce l’ho con gli untori della rete. Solo con loro.
Gareth, al contrario, è riuscito nella difficile impresa di fare un film di mostri [quasi] senza mostri.
Incredibile.
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Samantha Wynden (Whitney Able), figlia di papà [ricco, ndr], si trova in Messico e deve tornare negli Stati Uniti. Il viaggio è estremamente difficile perché un’abbondante porzione di territorio messicano è in quarantena a causa dell’infezione. Questa piaga ha origine extraterrestre ed è stata causata dal rientro difettoso di un satellite della NASA che, all’interno del nostro sistema solare, ha raccolto campioni biologici di vita extraterrestre. Dopo qualche mese dall’impatto erroneo del satellite sul suolo messicano sono comparse le prime forme di vita aliena che, cresciute a dismisura, hanno impegnato le forze militari statunitensi e messicane in un tentativo parzialmente fallimentare di contenimento su entrambi i fronti.
Andrew Kaulder (Scoot McNairy), freelance con l’hobby della fotografia, è disposto ad accompagnare Samantha fino al confine, dove gli Stati Uniti hanno eretto una muraglia di protezione.
“Monsters” è la storia del viaggio della coppia attraverso la cosiddetta “Zona Infetta”.
E il viaggio comincia da lontano, dal centro del Messico, la tipica zona di [recente] frontiera.
Il Messico è quello che è anche oggi. Un caos ambivalente. Fascinoso e folkloristico per certi versi, disperato e distruttivo per altri. L’umanità ivi ritratta è reale e, come ho già detto, è sul mondo reale che Edwards ha dispensato i suoi ritocchi in CGI per far sì che innocui cartelloni stradali indicassero la distanza dalla “Zona Infetta”.
L’Apocalisse che sta avvenendo in Messico è stata anticipata da una breve sequenza all’infrarosso in apertura del film, quando un reparto di militari fronteggia una delle creature. Successivamente, la paura si legge sui volti della gente, le numerose comparse, si intravede negli schermi televisivi, coi notiziari ventiquattro ore su ventiquattro in perenne diretta per mostrare al mondo quello che sta accadendo.
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[può contenere qualche piccolo spoiler…]
I mostri, è bene dirlo, sono dei poliponi giganti. Detto così può suonare vagamente ridicolo. Ok, totalmente. Ma vi assicuro che sono ben fatti e sembrano giganteschi sul serio. E dotati, chicca, di bioluminescenza. Fatto che li rende affascinanti a vedersi nei loro richiami ai mostri di Wells e nelle numerosissime riprese in notturna, stavolta senza infrarosso, il ché di contro ti strappa qualche imprecazione.
Non illudetevi, però, le apparizioni dei “mostri” sono centellinate e avare. Non li vedrete così spesso.
Al contrario, di Samantha e Andrew non riuscirete a liberarvi pur desiderandolo con tutte le forze.
Apparentemente sembrano sulla ventina lei, venticinque massimo, e sulla trentina, anche trentacinque, lui, ma si comportano come due adolescenti in gita scolastica con lui che cerca di farsi lei per tutta l’ora e mezza di film. Ve lo giuro, le tenta tutte, mostri o no, zona infetta o no. Andrew, bontà sua, ha solo una cosa in testa e quella vuole. Ma lei fa la ritrosa. Ma di essere carina è carina. Molto.
Ok, a questo punto sarete confusi e starete pensando, ma è un film di fantascienza o una commedia sexy anni ’80?
Non si vedono nudità. Eccetto che per qualche dettaglio fetish delle estremità della ragazza, che va tanto di moda. E, a dispetto delle voglie di Andrew, il viaggio va avanti.
Un biglietto del traghetto costa fino a 5000 dollari. Pare che le creature abbiano reso gli spostamenti un tantino pericolosi. E se vi state domandando perché non prendere l’aereo e risparmiarsi tutto quel cammino?, la carcassa di aeroplano che fuoriesce dal fiume mentre i nostri in barca l’attraversano è una chiara risposta.
Insomma, viaggiare è davvero rischioso.
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I mostri emettono strani suoni, richiami. E questi suoni e alcune inquadrature e situazioni che ti ricordano l’incontro col T-Rex di “Jurassic Park” ti fanno stare bene per qualche istante. Ma è tutto dannatamente lento.
Non nego che visivamente gli scenari di desolazione con le carcasse di mezzi militari abbandonate e distrutte e i centri urbani devastati siano affascinanti. E posso anche accettare come realistico il fatto che, essendo i due protagonisti normali esseri umani, non possano fare altro che limitarsi a osservare l’apocalisse che viene loro incontro e tentare di controllare i nervi.
Ma il film è così: placido. Fatevene una ragione.
Il tutto è impreziosito, lo devo ammettere, da un eccellente score, l’accompagnamento musicale. Un motivo essenziale e pulsante, che bene irrobustisce la disperazione ritratta dalle immagini.
Il duo a tu per tu con una coppia di creature, come fosse un documentario sulla natura selvaggia, al contrario, ti riempie di stupore.
Ed è proprio questa la sensazione che avrete alla fine. Di aver assistito a un bel documentario su una nuova specie difficile da riprendere, estremamente ostica da abbattere se attaccata, e ancora fondamentalmente sconosciuta a causa dell’ignoranza e dell’irruenza umana. Non dimentichiamo, infatti, che la parola monstrum, in latino, significa “prodigio”.
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