Prima o poi, arriva il punto di non ritorno. Quel momento in cui ci si sveglia, e si prova indifferenza per tutto.
Non so cosa scatti in quel pugno di neuroni da cui dipende questo stato d’animo, e perché te lo suggeriscano adesso, che le cose, pur andando benone, in fondo, non valgono tutto questo strazio e questa fatica, ma è così che funziona.
Ci sei tu, e ci sono gli altri. La gente là fuori. Che poi è quella a cui imputare il novanta percento di queste sensazioni.
Gli altri. Sempre pronti a giudicare, sminuire, smerdare, prendere con leggerezza qualsiasi cosa, fino a quando non hanno le prove (come se voi doveste fornirgliele in ogni caso, come atto dovuto) che le vostre sciocchezze, o che loro credevano tali, valgono.
Il blog e la scrittura, per quanto mi riguarda.
E il paradosso è quello di essere stato accettato dalla mia famiglia, come blogger e come scrittore, dopo anni, proprio quando la rete, con le recenti polemiche, ha tentato di sminuire questa mia natura, di ignorarla, ridimensionarla, dirmi che, dopotutto, il fatto che mi leggano è incidentale, giusto perché non hanno un cazzo da fare, che uno vale l’altro.
Pie illusioni.
Uno non vale l’altro.
Ma è bello illudersi d’avere il potere, no?
E quindi, ora non sono più un alieno, nel mio mondo. Anche se, finora, i consigli più buoni (e sinceri) dispensatimi sono: partecipa a qualche concorso letterario serio!
Detti con benevolenza, per una volta senza superiorità morale implicita, ignorando completamente gli ultimi, uhm, cinque anni di presa di coscienza generale di quale sia lo stato degli autori e degli editori.
Ma si sa, il mondo reale va in ritardo rispetto a quello della rete.
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Qui, nel buio solcato da luci, che un po’ immagino come lo scenario di Tron, siamo arrivati a un momento importante: acquisire un’identità e la dignità di autori. Anche quando scriviamo di cerbiatti carnivori che sbranano procaci fanciulle nei boschi.
Dignità che ci viene negata con forza e acrimonia, persino da qualche collega. E se nel mondo reale le cose cambiano, ché dai vecchi che mi criticavano, che poi appartengono alla generazione che mi/ci ha dato l’esistenza (e la crisi economica), ora, con mia grande sorpresa, vengo considerato un essere pensante che sa quello che sta facendo (e non chiedetemi come mai, so solo che da pecora nera sono diventato uno che ha gli strumenti per farcela. Forse mettendomi a paragone con altri coetanei che hanno fallito andando a sbattere), cambiano anche in quello virtuale, ma alla rovescia.
Laddove dovevo ricevere spinte e appoggio, mi si dice che sto facendo il passo più lungo della gamba. Che sto pretendendo troppo, da questo piccolo blog. Che non sono legittimato a chiedere alcunché, che non sono importante, etc, etc, etc…
Più di tutto mi si guarda con commiserazione. Cosa mai potrò fare io, senza il beneplacito di un editore, per quanto piccolo?
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Ecco il punto di non ritorno.
Il momento in cui tutte le recensioni che ho scritto mi sembrano nulla, il momento in cui tutte le polemiche mi sembrano nulla, il momento in cui l’unica cosa che conta, andando contro tutti i miei istinti, è non abbandonare la scelta intrapresa. Ché la scelta, quella di scrivere, è stata compiuta anni fa, quando tutti mi guardavano storto. Ora si tratta di non mollare, di non farsi tirare giù dallo sconforto altrui.
Scrivo questo post per una chiacchierata fatta nei giorni passati, per una visita ai miei parenti, per i miei amici blogger e per un’amica, che condivide un momento di eccesso di realtà: tipico di quelli come me, come lei, come alcuni di voi, che vedono le cose per ciò che sono, e quello che vedono non gli piace per niente.
Come sempre, a infastidire gli zombie non è tanto la pretesa di scrivere, o di portare avanti un blog, ma la convinzione di riuscire a centrare gli obiettivi che ci siamo prefissati, con le nostre sole forze. Questa convinzione è quella che gli altri vogliono abbattere, perché loro si sono arresi da anni, e quindi dobbiamo farlo anche noi altri. Mal comune, come si dice…
E invece no. Si continua, con l’importanza acquisita, con la coscienza di raggiungere migliaia di persone e che tra queste migliaia ci sono anche coloro che fanno il tifo per te, non soltanto quelli che vogliono vederti nella polvere.
Le cose cambiano. Non nego, però, che ricevere sguardi rispettosi dalla mia famiglia, e non più carichi di disprezzo, mi ha fatto piacere. Forse è solo una parentesi, chissà. Quelli che remano contro sono stati sostituiti , in ogni caso, alla velocità della luce. Karma’s a bitch.
Un cambiamento, comunque, c’è stato. Sia in noi, che nei nostri nemici. Qualche sobbalzo che ha portato a un nuovo equilibrio.
Le cose cambieranno ancora. La differenza è che ne sono cosciente, ne siamo coscienti. E che il ritmo lo dettiamo noi. Perché quelli letti siamo sempre e comunque noi.
Continuate a bloggare, dunque. Non fermatevi, ché coi vostri blog siete importanti. Non dategliela vinta, ché non meritano questo regalo.
Never surrender.
Musica. (sì, la canzone ha un titolo strano, ma, come si dice, serve a esorcizzare)