Sapete quando, per quanto si cerchi, proprio non si trova nulla?
Ecco, oggi è stato uno di quei giorni.
Ho visualizzato decine e decine di artisti, tra quelli che mi sono divertito a “scoprire” io nel mare dell’internet.
E quelli gentilmente segnalatimi dagli appassionati di questa rubrica.
Niente.
Fino a Aaron Jasinski.
Che, per inciso, non mi ha colpito subito.
È uno di quelli che lo percepisci in ritardo, Jasinski.
Come un’eco ripetuta un po’ ovunque, ma originata chissà dove.
Ero lì a guardare, a cercare la storia di questo artista statunitense, che a poco a poco e a piccoli passi s’è fatto strada nell’underground culturale losangelino, ho visto qualche tavola e…
… mi sono accorto che più stavo lì a osservare, a perdermi nei dettagli delle tavole, meno riuscivo a staccarmi.
Fin quando non ho incontrato la mia opera preferita:
A tale of last chances. La favola delle ultime possibilità. Che davvero mi appare come opera corale. Una sorta di manifesto di Jasinski stesso.
Una summa, diciamo.
Strutturata come una locandina cinematografica, ma anche come una pala d’altare. Con al centro una figura femminile che è sia madonna, ma soprattutto donna, protagonista principale, attorniata dalle suo ossessioni, o possibilità.
La favola delle possibilità è quella che ci raccontano spesso, per evitarci di prendere in considerazione alternative.
Viviamo in un mondo che ci permette SEMPRE un’ultima possibilità.
Arriviamo a ottant’anni e qualche signore che di mestiere fa il motivatore è lì, sbucato da chissà dove, come l’eco di cui sopra, a ripeterti che non importa cosa hai fatto finora, c’è sempre tempo per prendere di petto la propria vita e realizzare i desideri.
Ed è una cosa in cui credo anche io, eh. Ma al solito, come diceva Sagan, è bene possedere una mente aperta, ma non tanto aperta da far cadere fuori il cervello.
Jasisnki, io credo, è già maturo, se non nella tecnica, pur estremamente affascinante e di sicura presa – se vi soffermate a guardare l’insieme cromatico delle tavole – quantomeno nella concezione della propria arte.
Ed è artista moderno, che non rinnega la cultura popolare che l’ha forgiato – che ha forgiato un po’ tutti noi – e la omaggia contaminando con presenze ben note i suoi lavori, o dedicando a quella stessa cultura pop, lavori corali, che fanno sorridere e aprono le porte dei ricordi.
*
LINK UTILE: