Osmosi delle idee o mente alveare. Più semplicemente, spiriti affini. Alex stamattina pubblica un discorso che anche io ho fatto in questi giorni. Ragionamento che si può riassumere in: perché certi autori evolvono e resistono e altri diventano (o restano) niente?
E per autori non intendo Autovi, quelli celebrati e riconosciuti dal pedigree, ma tipi più alla mano, affabili o no, raggiungibili con un clic: noi blogger.
Perché, pensavo, alla luce del quarto eBook pubblicato online, direi che sono un autore. E, cosa ancora più sorprendente, che ho un seguito.
Ovvero c’è gente che legge tutto ciò che scrivo, tutti i giorni, che resiste ai miei sbalzi d’umore e alle mie sfuriate, che ha scelto di continuare a leggere anche dopo che ho deciso di mettere il cinema in secondo piano, dove credo sia giusto che stia, adesso, e dopo che mi sono inventato scribacchino. Anche se questa in particolare è davvero un’altra storia.
E questa gente continua a passare di qui, a farmi arrivare opinioni su quello che faccio, nonostante io (o forse proprio grazie a questo) sia così rigido, per certi versi, e caciarone in altri.
Rimuginavo:
1) il mio blog è online quasi da tre anni. Il che, nell’internet 2.0, mi conferisce lo status di veterano. Ci sono anche i vegliardi, quelli che gironzolano da cinque, dieci anni o più, ma sono pochi.
2) fornisco pochissimi feedback a mia volta. Non faccio a cambio di feedback, per intenderci.
3) sono costante. Non ho mai smesso di scrivere da tre anni.
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Ecco, fornisco pochi pareri. Essenzialmente per due ragioni: a) non mi considero un maestrino e b) preferisco discutere delle cose che mi interessano davvero. E soffro di antipatie croniche. Spesso mi basta leggere un solo commento “storto” e segno colui che lo ha scritto a vita…
Il punto b scaturisce dalla constatazione che, avendo gusti difficili, mi interessano poche cose.
Ma credo che, su questo in particolare, siate voi a dovervi esprimere. Io posso solo ipotizzare come appaio e tentare di fornire una scusante.
Quello che mi preme sottolineare è il punto 3: la costanza.
Meglio dire la resistenza. Che poi è, secondo me, la caratteristica principale del blogger, la dote che gli consente di non sparire.
La resistenza, che poi fa rima con la caparbietà, con l’arroganza intellettuale di credere, ed essere convinti, che ciò che si scrive interessi a qualcuno, e quindi di continuare, sempre, sempre, sempre.
Dopo un po’ è anche questione di dipendenza, ci si innamora della propria voce, del proprio seguito, come capita a chi bazzica nello spettacolo. Inutile nascondersi dietro muri di ipocrisie. Ma, all’inizio, è la resistenza, quella che ti porta a trascinare il blog per tre anni e oltre, gioendo dei piccoli riscontri.
E poi, si giunge al discorso di Alex, il carisma.
Perché è innegabile, ognuno si costruisce la propria fortuna blogghistica, ma… se non si ha quel qualcosa in più, si finisce per essere come caratteri che si confondono nella pioggia della matrice. Li vedi e non li vedi più.
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Io ci sono ancora, nonostante stia facendo di tutto per distruggere le basi sulle quali mi sono fatto conoscere: il cinema.
Non si tratta di distruzione cosciente, ma di cambiamento, suppongo, o di una di quelle fasi in cui, venuto meno l’interesse precipuo, ci si guarda intorno, rifiutando di tacere e di conseguenza di smettere di scrivere, per le ragioni appena esposte.
Sono fedele, se non altro, ai miei gusti difficili, che mi portano a condividere poco. Ma è una severità che uso anche con me stesso.
Per cui, direi che lo status quo è il seguente, se ve ne frega qualcosa:
1) il blogger resiste
2) il blogger condivide
3) il blogger sopravvive. Solo se riesce a mantenere il giusto equilibrio tra costanza e cambiamento.
In pratica, il blogger è (dovrebbe essere) un ossimoro. Un concetto antitetico.
Io sono anti-social network pur bazzicando sui social network. Sono simpatico, ma scorbutico. Concedo poco, ma pretendo tanto. Insomma, un impiastro, me lo dico da solo. Non so se questo mi rende un blogger di successo, ma…
Perché c’è un ma, è proprio attraverso questo mezzo, il blog e attraverso l’immagine che ho dato di me che ho conosciuto persone splendide.
Quindi direi che, lungi dall’idea di consacrarmi come autore attraverso internet, pur essendone affascinato, mi piace molto di più il contatto con la gente, poca, ma buona.
La mia esperienza in internet è fantastica proprio per questo motivo: il contatto. Contatto che diventa reale, vissuto in prima persona. Ma a piccole dosi ché, dopotutto, non mi chiamo Hell per nulla. E troppa confidenza mi dà subito ai nervi.
A quel punto, stabilito il contatto, si può discutere di cosa sia il blogging, di cosa sia l’autore e di cosa sia l’essere umano che c’è dietro. E farsi due conti, per vedere se ne vale la pena.
Aggiungo questa canzone, dedicatami da una persona speciale. (edit by Hell, 16.05.12, ore 09:07)