Ho rubato il titolo dell’articolo a Dostoevskij. Non me ne voglia. Per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito a trovare nulla di più sublime, di più adatto. Assolutamente perfetto allo scopo.
Questo è un altro dei miei articoli? Sì. Anzi, di più. E’ molto più personale e profondo di qualsiasi altro scritto sinora. Ragion per cui, se dei fatti miei non ve ne frega niente, è inutile che continuiate a leggere. Fermatevi qui, vi conviene. Quello che segue è un argomento che mai potrà avere a che fare col motivo per il quale siete giunti fino a noi, ovvero il Cinema (si spera). Esso – l’articolo – è dedicato ad un individuo, appartenente credo alla razza umana, che, purtroppo, ho avuto la disgrazia di conoscere personalmente. Ecco cosa succede a mettere piede fuori di casa e a conoscere gente nuova… Tu sta’ zitta, continua a meditare!
Se avete deciso di andare avanti sappiate che, prima di continuare, ho bisogno di entrare nel personaggio, come tutti quelli che girano ultimamente in rete. Mi devo vestire d’Autorità. Devo salire in Cattedra. Devo diventare il nuovo incontrastato e incontestabile Maestro della Retorica (e delle Fregnacce Internettiane, ché va così tanto di moda!).
Almeno per cinque minuti. E che ca**o! C’è gente che dalla mattina alla sera non fa altro che dire stron*ate! Concedetemi almeno cinque minuti, d’accordo?
Prima di tutto, per essere consono al mio nuovo ruolo, vi butto lì una definizione, tanto per farvi sentire sprovveduti e alla maniera del soggetto del titolo, ovvero poveri ignoranti – AHAHAHAHAHHAH – :
idiòta [dal lat. idiota(m) “ignorante”, e questo dal gr. idiotes “ignorante”] agg. e s. m. 1 Che , chi è sciocco e privo di senno, di intelligenza: comportamento, ragionamento i.; sei un povero i.
2 Med. Che, chi è ammalato di idiozia. 3 ant. Che, chi è rozzo, villano e ignorante.
Aaahh, che immensa cultura è la mia, vero? AHAHAAHAH, in fondo queste vesti mi si confanno… Non vorrei abituarmici troppo. Però, scusate, mica è colpa mia. Ci ho studiato per diventare Maestro della Retorica e, per il potere conferitomi da…
Vabbé, lasciamo stare. Vecchi ricordi piacevoli.
Sapete quand’è che, ogni anno, mi accorgo che l’estate sta finendo? Zittiti definitivamente, e per grazia degli dei di Kobol, i Righeira, me ne accorgo tramite il televisore. Quando la televisione si accinge a uscire dal limbo delle repliche inutili e dei filmoni di serie F vuol dire che lo stato letargico sta cessando e che presto, a giorni, saremo subissati di puttanate a ripetizione fino a Giugno dell’anno prossimo. E che credete? C’è gente che ha lavorato tutta l’estate per assicurarci l’intrattenimento che andremo a degustare! Mmmhh…
E io mi domando: ma chi gliel’ha chiesto a ‘sti tipi qui?
Gente che ha studiato, che ha fatto ricerche, laureata in Scienza della Lana Caprina con due/tre master in Comunicazione e markeTTing, che sa quello che gli altri vogliono, quello che il pubblico si aspetta. Loro sì che sanno, senza chiedere mai.
E in effetti, se lo facessero, chiedere, mi sa che avremmo chiuso con le stron*ate e che la televisione diverrebbe, effettivamente, un notevole mezzo di diffusione della cultura e della comunicazione.
Ma che volete? Perché fare le cose semplici? Meglio fare briefing a ripetizione – che non so neppure che ca**o significhi – e studiare strategie. Cazzarologia applicata alla Statistica.
Meno male che di questi ne conosco solo uno e che costui/costei non lavora in televisione.
E avete ragione… come sempre. Chi sono io per dare dell’idiota a questo/a tipo/a qui? Mi permetto di definirlo/a così perché? Perché gli/le ho stretto la mano? Perché ci ho parlato faccia a faccia? Perché le mie orecchie hanno davvero ascoltato una bocca pronunciare simili empietà? Chi sono io?
Sono quello che non ne può più di essere etichettato come un altro dei tanti moralisti bacchettoni che ci sono in giro. Usiamole le parole, una buona volta, e chiamiamo le cose con il loro nome. Non nascondiamoci più dietro termini corretti che non urtano la suscettibilità e che non servono a nessuno.
Se uno/a nasce idiota, non sarà certamente colpa sua, a meno che non ci abbia studiato per diventarlo. In quel caso, allora, il residuo del mio senso di pietà va a farsi benedire.
L’idiota (in generale), in contraddizione con la definizione qui sopra, è uno che è convinto di sapere come va il mondo, di avere una cultura non c’è male, di sapere come vanno le cose, di possedere la chiave per penetrare nelle coscienze altrui, di non sbagliare mai e, soprattutto, uno che non concede mai il diritto di replica.
Voi come altro lo/la chiamereste?
Che l’idiota (del titolo) continui allora a cuocere nel suo stesso brodo.
Io per parte mia non faccio altro che definirlo/la per ciò che è.
Tanti saluti