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Nascerà una strega

Riprendo con Nascerà una strega (A witch shall be born, Dicembre 1934) a trattare i racconti di Robert E. Howard aventi come protagonista Conan il Cimmero, pensando poi a espandere l’analisi sistematica di questi classici anche ad altri autori.
Come sempre, questi articoli non nascono (a differenza della strega) con la volontà di essere esaustivi e del singolo e dell’opera Howardiana, ma offrono personali spunti di riflessione.

Scritto in pochi giorni nella tarda primavera del ’34, fu concepito come tappabuchi. Weird Tales necessitava una nuova storia del Cimmero e chiese a Howard di scriverne una nuova. Detto fatto, fu pubblicata nel Dicembre di quell’anno.
È una storia anomala, con Conan che agisce sullo sfondo degli eventi, protagonista di soli due capitoli, ma citato lungo tutto l’asse narrativo.
Nascerà una strega sembra abbracciare una proficua maturazione stilistica (ricordiamo che Howard morirà due anni dopo, nel 1936) e un tentativo di sperimentazione.

La storia di stregoneria, dittature e vendette è narrata da più fonti, compresa una lettera di un testimone oculare, s’incentra non tanto su Conan, che in ogni caso, con la sua sola leggenda cavalca da protagonista gli eventi del continente, ma sul tema della dualità, direi quasi del doppio.
Taramis e Salome, infatti, più che gemelle sembrano quasi l’originale al confronto col suo doppelganger. Salome, infatti, contiene in sé ogni possibile aspetto negativo quanto Taramis è pervasa di sentimenti positivi.

Salome si sostituisce a Taramis, come è natura tipica dei doppi, per sovvertire l’ordine costituito. Per vendetta, o per divertimento, o ancora per assecondare il suo istinto precipuo. In altri termini, Salome è malvagia senza alcuna possibilità di non esserlo.

Conan, al solito, occupa un posto temporaneo, in questa vicenda. È al soldo della regina Taramis, è il primo a capire che è stata sostituita, con una semplice occhiata. Non sappiamo come abbia fatto a vedere in Salome (identica a Taramis eccetto che per una voglia sul petto) a capire la natura malefica della sostituta, forse è stato l’istinto barbarico, forse una semplice guardata al seno. Howard non ce lo rivela, non è importante, perché come detto Conan non è il protagonista principale, ma solo un attore di una storia che vuole presentare sia un meccanismo a orologeria, la chiusura di un cerchio, sia uno spaccato tumultuoso di un piccolo regno iboriano, Khauran. Un regno di confine, dove le razze, gli usi e i costumi si mescolano e vince solo e soltanto chi ha abbastanza vitalità per sopraffare il nemico, che non è tale per antica vendetta, ma per natura.

Questo dualismo evidenziato marcatamente in Taramis e Salome è ripreso da Conan e dai suoi due avversari, Olgerd lo Zuagiro e Costanzio, capo dell’esercito usurpatore al soldo di Salome.
Esemplare in tal senso due scene che sono anche confronti: Conan, salvato da Olgerd e messo a capo dei suoi mercenari, beve con lui in una tenda lussuosa. Olger è acconciato di bianco e ornamenti quanto Conan è nero e indossa accessori pratici, essenziali allo scopo. Conan, in questo caso, si sostituisce a Olgerd, prende il suo posto, esattamente come Salome ha fatto con Taramis.

La seconda scena corrisponde all’epilogo, Conan parla a Costanzio sulla croce. Anche qui, il secondo ha preso il posto del primo.
Nascerà una strega è il racconto che contiene la celeberrima scena della crocifissione di Conan, poi ripresa e mescolata all’epica di Conan il Barbaro da John Milius.
È il primo capitolo della storia in cui Conan è protagonista, ed è una rinascita. Qualcuno ha azzardato l’ipotesi che la crocifissione sia più che semplice affermazione di indomabile vitalità e tempra indistruttibile del barbaro, che soverchia col suo essere qualunque uomo civilizzato, ma addirittura affermazione di immortalità e deità del cimmero, che non può, semplicemente, morire. Senza andare a scomodare evidenti parallelismi religiosi, Conan continua a determinare il suo fato, subito dopo aver beneficiato di un deus ex homine, risorge e si fa dio egli stesso, liberando i propri piedi da solo dai chiodi.

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