In qualche angolo oscuro dell’internet scrivevo:
Un vero autore, degno di questo nome, e quindi consapevole di sé e dei propri mezzi, in definitiva capace, è già in grado di capire, una volta prodotta la sua opera, se questa sia valida o meno.
In pratica, se scriviamo stronzate, da autori quali diciamo di essere, dovremmo sentirne subito il puzzo. Altrimenti ci occorre un intervento chirurgico al naso.
Ma se proprio non vogliamo ricorrere alla chirurgia, c’è l’editor.
Cos’è un editing e cosa faccia l’editor non dovrei certo spiegarvelo io, ma per farla breve, l’editing è l’intervento teso a correggere un testo dagli orrori grammaticali, a verificarne la coerenza, la verosimiglianza dei personaggi, la correttezza delle informazioni in esso contenute, la logicità, etc…
L’editor è colui che cura l’editing.
Sembra tutto liscio.
Solo che quella dell’editor è una figura mitologica persa nei meandri della rete, dove tipi leggendari ne sparlano tingendo questo arcano figuro di strambi significati e attribuendogli poteri quasi divini.
Del genere:
1 – l’editor è di solito un grammar nazi che ti rimprovera, ti fa sentire una merdaccia e ti riscrive il testo
2 – l’editor è uno schiavo preposto dal faraone Ramses II, il cui unico ruolo è mondare un testo letterario già perfetto di suo, tale perché è l’arte dell’AUTORE che l’ha scritto, da eventuali umane disattenzioni di quest’ultimo
3 – l’editor è un correttore di bozze
4 – l’editor è uno che mette le virgole e i punti
5 – l’editor è un inutile orpello, schiavo delle case editrici, ed è del tutto inutile ai fini della mia carriera di scrittore autoprodotto.
1 – falso.
L’editor cura la parte grammaticale di un testo, è vero, ma non dev’essere un cieco e stolto nazista (non dovrebbe essere nazista in nessun caso, sarebbe meglio). Deve rispettare per quanto possibile le scelte stilistiche dell’autore (se ragionate), deve essere attento al contesto in cui compaiono le frasi, e in generale non deve assolutamente soffocare l’autore con le sue richieste.
Il libro l’ha scritto l’autore, e solo lui, l’editor non deve riscrivere nulla, ma dovrebbe anzi illustrare all’autore quale sia il modo migliore per scrivere una scena, inducendo questi a migliorare spontaneamente il suo stile.
2 – falso.
L’editor non è uno schiavo. È uno che si fa un mazzo così a leggere un testo che non deve piacergli per forza, e ciò nonostante si impegna nel migliorarlo il più possibile.
L’autore, proprio per questo, dovrebbe ridurre al minimo, durante la stesura, gli errori palesi di un testo, ché tanto c’è l’editor che mette tutto a posto. L’editor non c’è, in questi casi, manco per il cazzo.
3 – falso.
No, non è solo un correttore di bozze. Nel senso che l’editing non è un mero processo meccanico teso a eliminare le imperfezioni, ma un discorso complesso comprensivo di osservazioni ragionate, come abbiamo detto, atte a migliorare l’opera nel suo complesso: personaggi, intreccio, dialoghi, coerenza, etc…
4 – falso.
Come al punto 3.
5 – falso.
Un testo privo di editing si riconosce eccome: colmo di disattenzioni, schifezze e orrori assortiti. In breve, un testo privo di editing è il testo di un dilettante che vuole restare tale. L’editing è necessario, anche per gli autoprodotti. Specialmente nel caso vogliate difendere la qualità del vostro testo.
Detta così, l’editor sembra la soluzione di tutti i mali.
Eppure, anche i testi editati presentano sviste, refusi, e veri e propri orrori, vero?
Sì, è così.
Non devo certo stare qui a ribadire che, così come esistono autori capre, esistono anche editor caproni, vero?
Si parla di editor bravi in generale, qui. Ma nel frattempo, se siete caduti nelle grinfie di un incompetente, raccomandatevi a Dio.
Oppure sceglietene un altro.
Dicevo…
Il lavoro di autore e editor non è sbranarsi a vicenda, ma collaborare al risultato finale. L’editor è il vostro secondo, che sta lì a darvi la strategia che lui ritiene vincente. Ma è vero, a volte sbaglia, è… umano.
Ecco perché l’ultima parola, in fatto di cambiamenti da apportare ai vostri scritti, è sempre dell’autore. O almeno dovrebbe esserlo.
Dopotutto, lassù in copertina c’è il nome dell’autore, non dell’editor.
Per cui, il primo consiglio utile che posso darvi è: l’editor deve essere una persona di fiducia.
Non necessariamente un vostro amico, ma un tizio che sapete non vi mentirà mai, che sa essere inflessibile il giusto nel giudicare e correggere il vostro lavoro, ma senza tiranneggiarvi.
Il secondo consiglio utile, come autori, è: non affidatevi ciecamente all’editor. Dovete essere parte attiva nella stesura e correzione del vostro testo, non sentitevi inferiori rispetto a colui che vi aiuta. Se invece vi sentite tali, be’, allora avete quelle lacune alle quali accennavo nei post precedenti, e dovete recuperare prima di rivolgervi a qualcuno e chiedergli aiuto per sistemare la vostra incapacità.
In ultimo, quello dell’editor è un lavoro. E in quanto tale va sempre retribuito.
Ma io non avere zoldi, zono zolo un bovero autore autobrodotto!
Eh, in questo caso si parla con chi vi deve fare questo grande lavoro e ci si può mettere d’accordo: fategli un regalo dalla sua wishlist, ricambiategli il favore (se siete in grado), ovvero contraccambiate con un altro editing o con qualcosa che sapete fare e che possa essergli utile, fategli pubblicità. Non leccategli il deretano, ma riconoscetegli sempre il giusto.
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(Sì, sono editor anch’io. E se pensate che possa esservi utile, non dovete fare altro che andare QUI e contattarmi)