Proseguiamo con la rubrica artistica che, di giovedì in giovedì, si sta ritagliando un piccolo seguito di appassionati.
Proseguiamo con Saccstry, segnalatami da Silvia.
Saccstry è nickname, come avete intuito, che cela un/una (?) giovane statunitense la cui caratteristica è quella di proporre figure femminili al limite della pubertà e dell’innocenza abbruttite da… orrori.
Anche qui la febbre interpretativa si spreca.
Sono veri orrori, quelli che vediamo incidere sui corpi delle figure protagoniste dei dipinti digitali di Saccstry?
O sono metafore dei colpi (bassi) dell’esistenza?
Io dico che, probabilmente, non importa.
Che siano vere ferite, veri tagli, o incisioni immaginarie o psichiche, e quindi metafore di altri dolori, il risultato, che sia carne o psiche, non cambia.
La distruzione è il risultato obbligato.
La distruzione dell’anima.
Guardacaso, anche stavolta, nello scrivere questo post, mi ricollego all’articolo uscito ieri su Darkest, circa le ferite dell’anima e reali che rendono un personaggio degno di essere narrato (che sia a parole o raffigurato).
Le ferite, si potrebbe dire, arricchiscono.
E certo, ne faremmo volentieri a meno, tutti noi. Ma la narrativa è come la luna, severa maestra, e ci insegna che la forza di una storia è direttamente proporzionale alle difficoltà affrontate dai protagonisti.
Le belle storie annoiano. Sono prive di interesse, di motivi, di capacità di identificazione.
La storie travagliate, al contrario, ci permettono di immedesimarci, di trasfigurare i nostri problemi, di tramutare il malessere in energia.
Prendo ad esempio, visto che finora ho parlato di tutto, all’apparenza, tranne che di Saccstry e della sua arte, questa tavola:
S’intitola “I’m late”, ovvero “Sono in ritardo”.
Su cosa? Sulla vita? A un semplice appuntamento? A un esame importante e quindi cruciale?
Come prima, non importa.
Ciò che importa è come l’ansia di essere in ritardo, o la consapevolezza del proprio fallimento, incida (come vere e proprie ferite) sulla nostra coscienza. Sulle nostre unghie, in questo caso.
L’ansia ci fa ammalare, ci trasfigura.
Eccovi la teoria, quindi.
Voi, intanto, potete seguire Saccstry e il suo lavoro su DevianArt.