Underground

Le Bambole Maledette

Annabelle

The Hands Resist Him è il punto di congiunzione, un quadro che raffigura una bambola, orribile, che ha funzione di guida lungo il percorso dell’esistenza… certo, certo. Noi fingiamo di credere a questa spiegazione dell’autore, Bill Stoneham, e ignoriamo il fatto che la bambola, nella sua funzione caricaturale dell’aspetto umano, sia una delle invenzioni più terribili e perturbanti, quasi quanto il clown.
Le bambole costruite, come ogni fiaba nera che si rispetti, da sinistri artigiani per sfogare frustrazioni recondite. Tali bisogni, sedimentano nei dettagli, gli occhi soprattutto, sede dell’anima. In teoria ogni creatura dotata di occhi dovrebbe possedere un’anima, anche per riuscire a vedere la luce di Dio. Il dettaglio che, nel caso particolare delle bambole, sembra non corrispondere è proprio la funzione degli occhi. Perché dotare di occhi, qualcosa che non potrà mai godere appieno della vita? Quanto potrebbe incazzarsi una creatura siffatta? Ed ecco, le bambole maledette.
Poi c’è la seconda versione, i bambini. Tristi, solitari, ammalati, che caricano il loro amico immaginario, che sia un orsacchiotto o un bambolotto, di tale affetto morboso che, quando trapassano, vanno a infestare proprio l’oggetto del loro amore terreno, regalando incubi a tutte le famiglie che accoglieranno in casa il mostriciattolo. Tali bambole scherzano e fanno i dispetti, magari credono di far divertire, invece terrorizzano a morte.
E poi, c’è il terzo caso, che il materiale a partire dal quale la bambola è stata costruita fosse già maledetto. E in ciò, vi invito a una rilettura della fiaba di Pinocchio. Il pezzo di legno da cui Geppetto costruirà il suo burattino parla, tant’è che Mastro Ciliega, terrorizzato, lo affibbia al nostro Geppetto. Insomma, quanto vi terrorizzerebbe un ciocco di legno parlante?
Ecco, avete la risposta.
Quella che segue è una breve carrellata delle bambole maledette più famose che, nel corso degli anni, si sono costruite una solida reputazione, complice anche le leggende legate alla loro origine.
Ci addentriamo, ancora una volta, nella Uncanny Valley, la Zona Perturbante.

***

Harold

Harold

Secondo chi l’ha venduto su eBay (sì, su eBay si vendono bambole maledette, per chi ha la passione), è una bambola degli anni ’30 del Novecento. Poco o nulla si sa di chi l’ha costruita e di quali siano stati i passaggi che l’abbiano condotta fino a noi. Le testimonianze sono sparpagliate, ma tutte concordano su due aspetti: la bambola si muove e parla. E naturalmente, non stiamo parlando di un bambolotto a pile.
Buffo, mi domando se non sia stato proprio a causa di questa bambola, se il mercato dei giocattoli s’è orientato verso la creazione dei bambolotti parlanti e semoventi. Una specie di macabra ispirazione.
Si dice che, fino a qualche tempo fa esistesse online un filmato che testimoniava gli strani vezzi di Harold, lo si poteva vedere muoversi, ora è stato rimosso.

Annabelle

Annabelle insieme a Lorraine Warren

Se la storia di Harold è sfuggente, persa nel tempo, quella di Annabelle invece è ben documentata. Si tratta, sempre che si voglia prestar fede all’accaduto, di uno dei casi di possessione spiritica meglio documentati e più pericolosi degli anni ’70. Caso a cui lavorarono una coppia di investigatori dell’occulto, Ed e Lorraine Warren, che arrivarono a sigillare la bambola in una teca, che ancora oggi la ospita (foto all’inizio dell’articolo). Annabelle può essere incontrata in Connecticut, nel Museo dell’Occulto messo su dai Warren.
Fu un regalo di una madre a sua figlia studentessa universitaria. Quest’ultima condivideva l’appartamento con un’amica.
Sembra che, ogni volta che le due ragazze rientravano in casa, Annabelle si facesse trovare in un luogo diverso rispetto a dove era stata sistemata, sistemata in modo “strano”, seduta contro il muro, o contro una sedia, con le braccia incrociate, o le gambe. Le ragazze trovarono in casa pezzettini di carta straccia, consumata, dov’erano leggibili frasi del tipo help us o help Lou.
Durante la notte si potevano udire rumori di oggetti spostati e cassetti aperti e, ogni qual volta una delle due si recava a controllare, Annabelle veniva ritrovata per terra, nella stanza, come se qualcuno l’avesse gettata.
Quando le due si rivolsero a una medium, costei rivelò che nella bambola risiedeva lo spirito di una bambina di sette anni, morta nella zona, chiamata Annabelle. Da qui il nome della bambola.
I fenomeni continuarono fino a quando un amico delle ragazze, di nome Lou, recatosi a visitarle, non fu ritrovato ferito, privo di sensi, in una delle stanze della casa. Annabelle era nella stessa stanza.
A quel punto, i Warren, che sostengono di aver assistito a un fenomeno di levitazione della bambola, la rinchiusero nella teca in cui risiede ancora oggi.

Pupa

Pupa

È del 1920. Ha origini italiane. Il suo costruttore era un artigiano di Trieste e la modellò sull’aspetto di una bambina realmente esistita. È sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale e ha attraversato l’Atlantico giungendo fin negli Stati Uniti, dove tuttora risiede. La documentazione più recente che la vede come protagonista risale al 2005, in occasione dell’ultimo trasloco di Pupa in una nuova famiglia.
Come Annabelle, anche Pupa risiede in una teca di vetro, e ama farsi ritrovare in posizioni diverse rispetto a quelle in cui è stata lasciata, sposta e fa cadere i piccoli oggetti che si trovano accanto alla teca e ha la bellissima abitudine, qualora qualcuno le passi accanto, di far udire distinto il rumore tipico di dita che bussano su un vetro… si dice che, in tali circostanze, quando la persona attirata dal bussare si volti, Pupa si faccia trovare con le gambe incrociate o con una manina alzata.

Mandy

Mandy

Costruita, forse sarebbe meglio dire creata nel 1900 circa. Mandy era di proprietà di una donna che la regalò al Quesnel Museum nel 1991. Le motivazioni addotte furono la mancanza di sonno. La donna, che viveva sola, veniva svegliata ogni notte dal pianto di un bambino.
In corrispondenza dell’arrivo di Mandy al Museo, quasi tutti gli impiegati dello stesso hanno riportato il verificarsi di fenomeni particolari, piccoli oggetti, come penne e accendini, andati perduti o ritrovati in posti insoliti, piatti di cibo trovati rovesciati, il contenuto sparpagliato in giro, interferenze nell’apparecchiatura elettronica e, in generale, un senso di disagio in coloro che la osservano perché si sentono a loro volta osservati dalla piccola bambola. Non solo, numerosissime sono le testimonianze che vogliono Mandy seguire con lo sguardo coloro che la osservano nella sua teca, al museo.

Robert

Robert

Si dice sia la bambola maledetta più famosa di sempre. Appartenne al pittore Robert Eugene Otto, che la ricevette in dono dalla sua tata di colore, originaria delle Bahamas, bambola dalla quale non si separò mai, fino alla morte.
La leggenda vuole che la tata, pur amando il piccolo Robert, odiasse la di lui famiglia e che praticasse, ovviamente, antiche pratiche religiose associabili in qualche modo al Voodoo. Ma in realtà non ci sono prove documentate, a riguardo. L’unica cosa certa è che la bambola era una replica del bambino, vestita come lui e che lui stesso chiamò Robert.
Poco tempo dopo l’ingresso del secondo Robert in casa, cominciarono a verificarsi piccole sparizioni di oggetti e vennero uditi rumori notturni tipici di qualcuno che si sposta in giro per casa. Ogni qual volta i genitori sospettavano il vero Robert di aver compiuto dispetti, lui era solito affermare che, al contrario, era colpa di Robert, la bambola.
La superstizione intorno alla bambola crebbe, soprattutto nei domestici degli Otto che evitavano di trovarsi soli nella stessa stanza con Robert e cominciarono a lasciare accanto a lui delle mentine, per le quali sembra avesse una predilezione, per evitare che durante la notte, andasse in giro a cercarle, motivo questo, del suo vagabondare.
Robert adesso risiede al East Martello Museum in Key West, Florida, donato dall’ultima proprietaria, dopo che una notte si svegliò per un principio di soffocamento, trovando Robert seduto sulla propria faccia.

Per altre Bambole Maledette, visitate questo LINK, fonte, ovviamente, di questo articolo.

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  • […] sembrerebbe che la fobia delle bambole possa avere anche un fondamento religioso: come riportato in questo interessantissimo articolo di Book and Negative, essa potrebbe essere causata dai loro occhi privi di anima. È ancor meno razionale la mia teoria […]

  • Chissà cosa succede se si mettono tutte le bambole nella stessa stanza…Secondo me ribaltano tutta la casa. hahahaha…in fondo si dice sempre: “SONO RAGAAAAZZIIIII”……

  • Articolo davvero interessante! Le bambole non mi hanno mai trasmesso quel senso di inquietudine e timore che hanno su molti (io sono terrorizzato, ma proprio terrorizzato, dagli alieni…), però leggere simili resoconti che sfociano un po’ nelle leggende metropolitane mi mette sempre i brividi… 🙂

    • 12 anni ago

    Post davvero inquietante e molto molto ispirante…
    Le bambole mi mettono un certo disagio e devo dire che le foto di bambole sono decisamente angoscianti.
    Anche la foto innocente di una bambina con la sua bambola sottobraccio mi mette molta molta ansia.
    Probabilmente perchè i bambini ripongono tutta la loro fiducia e hanno una grossa intimità con la loro bambola e l’idea che questa possa tradirli e far loro del male mi turba moltissimo.

    • Però c’è da dire che in tutte le leggende che ho letto, nessuna bambola agisce contro i bambini, ma contro gli adulti.
      Ancora più inquietante…

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Te l’ho già detto, le bambole le ho sempre trovate inquietanti. Le storie che hai postato sono affascinanti e vanno benissimo per un romanzo o un film; certo che i fenomeni soprannaturali coinvolgono spesso i bambini proprio perché non è difficile che pensino scherzi del genere…

    • Be’, fa parte della crescita la creazione di un amico immaginario. Bisogna vedere se l’amico resta immaginario… So che sei scettica, ma io una di queste bambole in casa mia non le vorrei. 😀
      Preferisco un facehugger.

  • Mai piaciute le bambole. Ed il tuo post spiega bene perchè ! (Ma poi quante cose spesso associate all’infanzia spesso risultano inquietanti ?)

    • Tutto ciò che si inventano gli adulti. 😀

  • Bel post, che crea il giusto brivido. Per dire, non lo leggerei di notte 😉
    Aggiungo una cosa del mio vissuto. C’è una persona a me molto cara che ha un’amore sconfinato per un orsacchiotto di peluche. Ecco, questo simpatico orsetto secondo me è così carico di energia che un domani (molto lontano, spero) risulterà quantomeno un po’ vivo e cosciente, non solo di pezza e inerte. Spero solo non diventi “maledetto”… E qui però la tua spiegazione introduttiva mi smentisce e mi inquieta O_o

    Della bambole di cui parli Mandy è senz’altro la più inquietante di tutte. Per la storia, per l’aspetto, se vogliamo pure per il nome…

    • Eh già, anche gli orsacchiotti sono bersaglio preferenziale delle infestazioni. Per cui… io mi guarderei da quello che citi. 😀
      Mandy è orribile, sarà stata creata da un orco.
      Però, Annabell, con quel sorriso strano, e le dimensioni soprattutto, mi fa accapponare la pelle. 😀

  • Terrò d’occhio quelle che ho in casa. D’ora in poi solo peluche per mia figlia. Anzi, no.

    • No, anche i peluche sono suscettibili di tali fenomeni. Mi dispiace. 😀 😀
      Magari coi soldatini va meglio. Si, quelli sono perfetti. 😀

  • Le storie dietro queste bambole sono molto interessanti (e inquietanti). Harold ha veramente una faccia poco rassicurante sembra quasi che possa scoppiare a ridere malignamente da un momento all’altro…

    • Io sto pensando a Pupa. Essere intrappolati in una bambola, chiedere aiuto picchiando sul vetro, e farsi trovare con la mano alzata mentre la gente si fa cogliere da un brivido e passa oltre, restando lì nella teca giorno per giorno, dentro la bambola. Fa tanto Ai Confini della Realtà, BRRR!

      • Ecco, non vogliamo sapere in cosa si trasforma. 😀

      • Sì, forse è una cattiva idea, ma in fondo al cuoricino sono un tenerello, e anche se sei una bambola infernale cucita all’inferno, se so che sei intrappolata un po’ mi sciolgo. ♥ Poi però passa. XD

      • Anche perché “pupa” indica di solito lo stadio larvale di qualcosa di più grosso e con un sacco di zampe…

      • Sì, in effetti può essere un’interpretazione… Ma… siamo sicuri di voler fare uscire la cosa che c’è dentro? Mmmhh…
        😀

    • Mah, io tento di immedesimarmi e immaginare cosa voglia dire sapere di aver lasciato la bambola in un modo e trovarla in un altro…
      Ecco, già quello basterebbe a farmi scappare via. 😀

  • Conosco bene Annabelle, è una bambola Raggedy Ann. Ricordo che da piccolo avevo lenzuola e federe con stampati sopra lei e Raggedy Andy. Per fortuna questa storia l’ho scoperta solo adesso, perché all’epoca mi avrebbe turbato alquanto.

    Perturbanti, davvero. Le storie poi intrigano, anche se – come capita spesso in casi simili – dopo un po’ cominciano con l’assomigliarsi. Tranne Robert, bella storia. Mi piace questa cosa della bambola identica al bambino, si faceva anche da noi come tradizione portafortuna o di protezione. In più si facevano con capelli veri appartenuti al bambino, ed esistevano artigiani specializzati. Un’amica che abita nel cremonese mi ha raccontato di come ne avessero fatto una per sua cugina, che morì ancora bambina in seguito a una malattia congenita. Ignoro cosa sia stato della bambola, ma la mia amica non la voleva neanche vedere, specie dopo la morte della cuginetta.

    Per quanto mi riguarda, ho avuto due pupazzi clown che mia madre appendeva al muro grazie un paio di asole dietro al collo, se ne stavano lì impiccato a guardarmi mentre dormivo o giocavo con altre cose, ma non mi turbavano più di tanto. C’erano anche un paio di bambole, una bionda vestita di rosso e una mora vestita di blu, che consideravo un po’ le loro mogli, e pure quelle stavano impiccate al muro. Ora che ci penso, avevo una cameretta un tantino macabra.

    • Sì, hai detto bene, la terribile usanza di impagliare le bambole, donando loro veri capelli. 😀
      Sì, le storie si somigliano. Anche relativamente all’oggetto in questione che, secondo me, non può provocare suggestioni tanto diverse.
      Insomma, brutta storia. La foto più inquietante è quella di Annabelle e della Warren. :O

      • Sì, anche le dimensioni della bambola mi inquietano, forse perché ha la taglia di un bambino. Le bambole voodoo come giocattolo poi… maremma metalupa, che idee!

  • Post inquietante al punto giusto.

    Uno dei peggiori spaventi della mia vita (avrò avuto 10-12 anni) me lo procurò una bambola – casa vuota, prime ore del pomeriggio, fuori infuria il temporale, e proprio mentre sto passando davanti a questo vecchio Ciccio Bello malandato, che se ne sta seduto come soprammobile su una cassapanca dell’ingresso, la dannata bambola apre gli occhi.
    Devo aver battuto tutti i record di salto in lungo all’indietro.
    Orribile.

    • La paura ci rende atletici, confermo.

    • Ecco, proprio quello che tutti noi abbiamo provato. Anche io, ricordo ancora un vecchio divano a casa di mia nonna, completamente ricoperto di bambole antiche. La cosa più orribile che abbia mai visto.
      Quelle di porcellana, poi, sono il peggio.
      😉

  • Non mi ripeterò, cosa penso della bambole l’ho scritto nel precedente articolo, quello sul doppio. Veramente disturbanti.
    Mi aspettavo delle foto molto inquietanti, e lo sono per inciso, ma mi sono ritrovato ancora più coinvolto dalle leggende, dalla storia di ognuna di loro. Inquietanti, sì sì. Non è un caso se la bambola sia uno dei tipici elementi del genere horror, si presta proprio bene a perturbare chi guarda. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    • A me inquieta la storia di Robert, ma Annabelle dal punto di vista estetico, sarà perché ricorda anche la Lanterna Cacciastreghe. 😀