Scopro questo artista grazie a una condivisione spontanea della mia amica Marina.
È stato amore a prima vista. Tom Bagshaw, dal Regno Unito, è autodidatta.
Sì.
E qui potrei aprire una digressione sulla capacità e l’abilità che derivano dall’esercizio quotidiano, dall’impegno, dall’ossessione… ma non lo farò, perché da un bel po’ penso che i mezzi e le strade per arrivare al risultato siano speciali per ognuno di noi.
Tutte valide, che siano una scuola rinomata, o una cantina abbandonata in cui esercitarsi sempre e comunque, l’importante è il risultato.
Ma con Tom Bagshaw si ripropone, oltre alle origini “umili”, anche l’annoso e mai sopito dilemma dello strumento…
Le sue splendide figure femminili, pur risentendo di echi classicisti e simbolismo… – avrete di certo notato quei dettagli così sapientemente, e casualmente, sparpagliati nelle tele, accanto alle bellissime donne –
… che denunciano ispirazioni che più classiche non si può, sono… digitali.
Ovvero create usando metodi moderni.
Non i sudati colori a olio, per dirne una, ma modernissimi programmi di grafica e composizione digitale.
Non hanno profumo, ma soltanto pixel, o quell’aroma asettico di carta fotografica, una volta stampati.
Sono riproducibili, in maniera e quantità incontrollabili. L’unicum, l’originale, è un file dotato quasi certamente di stratificazioni di livelli scomponibili…
… e allora, mi verrebbe da dire.
Ancora una volta, forse dovremmo ammettere che lo strumento, o il supporto hanno importanza relativa, ché Tom Bagshaw certamente conosce la teoria alla base dell’arte figurativa, e ha scelto, nel passato, di adottare uno strumento nuovo rispetto al classico.
Cos’è che, esattamente, identifica un’opera d’arte da un’altra. O meglio ancora, l’arte superiore da quella minore?
È il medesimo dilemma che affligge il mondo della narrativa…
Problemi per spiriti aridi.
Noi, per intanto, continuiamo ad ammirare queste opere magnifiche.
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LINK UTILE:
il sito dell’artista