Blog L'Attico L’Albero della Vita e degli Zombie
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L’Albero della Vita e degli Zombie

Guardavo The Tree of Life di Malick. Non credo di essere pronto a scriverne. Per ora dico solo che è un viaggio, con sortite nella fede e nella natura, quella vera, indifferente, brutale, che sono magnifiche a vedersi. Noiosetto, come tutte le grandi opere, o aspiranti tali. Per vederlo bisogna essere pronti. E, una volta fatto, lasciarlo lì, a sedimentare.
Ma non di questo voglio parlare. Questo è un articolo/discussione sugli zombie e, se volete allargare il tiro, sui mostri in generale. Strano, ma vero.
Ho cercato immagini dell’albero della vita.
L’albero è un albero da qualunque lato lo si guarda, se ci fate caso.
Il cinema, come spesso si dice, è finestra, sguardo o metafora.
I non-morti, gli zombie, soggetto così caro al cinema, sono metafora? Forse.
Spesso mi sono scagliato contro coloro che vedono simboli dappertutto, affastellando significati su significati. E altrettanto spesso ho indulto in questo viziaccio, con sommo compiacimento. Tutto soddisfatto per le mirabolanti teorie suggeritemi, più che altro, dai miei studi umanistici. L’ultimissima volta è stata ieri, con l’articolo su The Descent, possibilmente simbolico fin dal nome. Ma sarà poi vero? O è una nostra elucubrazione?
La Discesa in una caverna è davvero discesa in un utero dove si nascondono bambini cattivi? Aborti? Era questo che voleva dire Neil Marshall? O ce lo siamo inventato noi di sana pianta, perché detestiamo la semplicità? E fin dove è lecito spingersi con questa sovrainterpretazione?

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La metafora preferita di Romero: lo zombie. Ma è davvero una metafora? O solo un morto tornato in vita?
Ho contraddetto me stesso: sognavo un film o un racconto dal punto di vista dell’infetto/zombie, e invece sono ritornato nel confortevole rifugio della normalità. Punto di vista umano, troppo umano. Protagonisti gli umani contro un mondo di infetti. Ho visto l’albero dalla cima, dalle fronde ricche di vita, piuttosto che da sotto. Vista difficile, quest’ultima.
Più ci penso e più mi convinco che entrambe le interpretazioni, semplice, e affastellata alla ricerca di significati reconditi sono accettabili. La realtà è che sono entrambe nella testa dei lettori/spettatori. Io penso/ scrivo di non-morti e mai per un attimo mi sfiora l’idea che un tablet ficcato a forza in bocca a uno di loro sia metafora del consumismo della società attuale. Ma c’è chi lo ha fatto. Chi ci ha visto il significato.
Ho creato un simbolo sfuggito alle mie intenzioni. Capita più spesso di quanto non si creda.
Penso che questo discorso valga anche per lo zombie. Per me è un ritornante. Punto. Non mi interessa il perché, né cosa voglia dire. Per altri, una figura mitica, sulla quale spendere fiumi di inchiostro, virtuale e non, spesso addentrandosi nello sgradevolissimo territorio della critica politica.
Eppure, stamattina, più guardo quel dannato albero della vita, e più mi convinco che debba essere questa, la rappresentazione migliore degli zombie. Vita, dunque, anche se non-morta?
E allora, di che stiamo parlando, di orrore semplice e crudo, se c’è qualcuno tra voi che ancora trova gli zombie spaventosi, di metafora sociale, di vita? Abbiamo ancora a che fare con l’archetipo più fervido, o tra i più fervidi che la nostra letteratura fantastica abbia a disposizione? Sta acquisendo dignità? Oppure è un sogno d’oppio?
Di sicuro, c’è che mi piacerebbe vedere quel coso lassù, nella copertina del mio prossimo eBook. Tema, ovviamente, gli infetti. Gialli.
E voi? Dite la vostra. Vi piace leggere/guardare o andare a caccia di simboli? Cosa sono gli zombie o i mostri, simboli, o cadaveri ambulanti putrefatti? E i vampiri e tutto il resto? Tell me.

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