Ieri ho visto, dopo profonda meditazione (durata qualche minuto appena), il remake di Nightmare, datato 2010.
Il risultato dell’operazione è prevedibile, quindi sorvoliamo su una stroncatura senz’appello.
Però, sono uno a cui piace approfondire le cose. E il Nightmare del 2010, oltre a Rooney Mara, ha almeno un pregio, quello di aver approfondito il discorso relativo alla privazione del sonno (secondo i più recenti studi). Naturalmente trattasi di approfondimento utile alla narrativa, ma il discorso promette di essere affascinante. Se Wes Craven era rimasto colpito dall’aneddoto di quei giovani uomini morti nel sonno dopo aver sperimentato incubi potentissimi, il nuovo Nightmare testa brevemente gli effetti opposti, ovvero la veglia forzata.
Freddy Krueger, lo sappiamo, è ormai assimilabile, dopo i film a lui dedicati, a una sorta di divinità ctonia che colpisce i viventi nel mondo onirico.
(musica)
Cosa sia il sogno, ho tentato di spiegarlo in questo articolo. Si passa da una semplice alterazione della frequenza cerebrale (per i cultisti della scienza) a, forse, per gli inguaribili romantici, vere e proprie passeggiate in dimensioni altre.
Lato altrettanto intrigante è, quindi, la privazione del sonno.
I protagonisti di Nightmare lottano per non dormire. Ci vengono mostrati depressi, fiacchi, poco reattivi. La domanda è: quali sono, in parole povere, gli effetti reali dell’insonnia?
È possibile vivere senza dormire?
Freddy è davvero destinato a vincere?
Ricordando a tutti che il seguente non ha la pretesa di essere un articolo di medicina, ma un semplice approfondimento su una tematica cinematografico-narrativa, vediamo un po’ cosa succede, volendo contrastare Freddy, quindi restando svegli.
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Diciamo subito che la privazione del sonno, che può essere cronica e/o acuta, è una condizione patologica. E in quanto tale, da non sottovalutare, nel modo più assoluto.
È impossibile, salvo casi particolari citati in chiusura, per un essere umano sopportare lunghi periodi di tempo in mancanza assoluta di sonno.
L’insonnia provoca alterazioni nella frequenza cerebrale e nell’impiego inconscio delle zone del cervello che sovrintendono a determinati compiti, e soprattutto nelle funzioni cognitive.
Non è quindi una passeggiata. La mancanza di sonno può provocare: dolori muscolari, confusione, vuoti di memoria, depressione, allucinazioni, tremore delle mani, mal di testa, psicosi e altre belle cosette, tra cui un aumento del rischio di sviluppare obesità, ipertensione e persino diabete.
Gli studi sulla privazione del sonno più noti e completi sono quasi tutti posteriori agli anni duemila. Segno che coloro che hanno lavorato al remake di Nightmare, nel 2010, ne hanno tenuto conto. Grande, quindi è l’occasione sprecata, se si guarda al risultato finale del film.
Ma andiamo più nel dettaglio.
Gli effetti sul cervello
Uno studio dell’anno 2000 della UCDS School of Medicine e del Veteran Affairs Healthcare System a San Diego, tramite l’impiego della risonanza magnetica (fMRI) ha monitorato l’attività cerebrale in soggetti volontari privati del sonno, sottoposti a semplici test verbali e d’apprendimento.
Gli studi hanno dimostrato che la corteccia pre-frontale, che è la zona del cervello che provvede alla memoria e al ragionamento, è più attiva rispetto a quella dei soggetti a riposo. Si è interpretato questo dato come una compensazione del cervello che fa più fatica a compiere i medesimi compiti rispetto a un soggetto riposato.
Il lobo temporale, regione che sovrintende al linguaggio, risulta attivo nei soggetti a riposo, durante i test di apprendimento, mentre risulta inattivo in quelli privati del sonno. Al contrario del lobo parietale, la cui funzionalità durante gli esercizi verbali è invertita: ovvero inattivo per i soggetti a riposo, attivo per gli insonni.
Comune a tutti coloro privati del sonno, è l’incrementata possibilità di commettere errori e sviste durante compiti elementari.
Il Microsonno
Molto interessante è il cosiddetto microsonno (microsleep).
Durante il microsonno, il cervello si “spegne” automaticamente, qualunque azione si stia svolgendo in quel momento (in teoria, quindi, è possibile che Rooney Mara/Nancy si addormenti mentre cammina, vedendo il cadavere nel body bag, nel corridoio, oppure che il fidanzato di Nancy si addomenti mentre sta nuotando).
Può durare da una frazione di secondo fino a trenta secondi circa.
È, in parole povere, un intervallo tra una perdita di coscienza, associabile al sonno, e la riacquisizione della stessa, in stato di veglia.
È frequentissimo nei soggetti privati del sonno per molte ore, anche giorni, ma anche in quelli sani, che possono sperimentarlo per svariate ragioni, non ultima lo svolgere un compito ripetitivo e noioso.
Il soggetto che sperimenta il microsonno molto spesso non ha coscienza di esso, credendo di essere rimasto sveglio oppure di aver semplicemente perso la concentrazione.
Il microsonno è responsabile di una larghissima percentuale di incidenti stradali.
Ragion per cui, tornando al film e supponendo che si debba sfuggire a Freddy, che è lì ad aspettarci ogni qual volta chiudiamo gli occhi, il microsonno è il nemico più subdolo, perché può intercorrere ovunque ci troviamo, in qualunque momento e, quel che è peggio, senza che ce ne rendiamo conto.
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La privazione volontaria del sonno conduce, altresì, a un lento e progressivo decadimento psichico, all’abbassamento della soglia dell’attenzione, a difficoltà nel ragionamento, a vere e proprie allucinazioni, fino a rendere impossibile, in teoria, distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Il più lungo periodo di veglia
Appartiene, secondo le riviste scientifiche (ma non per il Guinnes dei Primati) a Randy Gardner, che intenzionalmente si è privato del sonno per 264 ore (undici giorni).
Secondo il Guinnes World Records, invece, esso è di Maureen Weston, che nel 1977 riuscì a resistere senza dormire per ben 449 ore (18 giorni e 17 ore).
E tuttavia, esistono casi ancora più incredibili, anche se non scientificamente documentati:
– Thai Ngoc, classe 1942, è un vietnamita: nel 2009 ha dichiarato di essere sveglio da 33 anni, o 11.700 notti, se preferite. Cessò di dormire nel 1976 per ragioni sconosciute, e apparentemente non soffre effetti collaterali.
– Michael Jouvet, francese, studioso del sonno, riferisce di un paziente (allegando relativa documentazione) che ha sperimentato quattro mesi consecutivi di quasi insonnia, dormendo appena mezz’ora per notte.
– Infine, il caso peggiore, quello della Fatal Familial Insomnia, malattia di origine prionica (sì, simile alla mucca pazza), tuttora incurabile, che conduce alla completa incapacità di dormire, per periodi di tempo che vanno dai 7 ai 36 mesi, accompagnata da un decadimento fisico costante, e che ha esito infausto.
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Per come stanno le cose, sembra che Freddy sia assolutamente imbattibile. Che siate pronti o no, lui viene a prendervi.
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