Cinema

La Grande Onda

 

La Grande Onda di Hokusai
La Grande Onda di Hokusai

A cavallo del terzo millennio, il sogno della Grande Onda s’è affacciato a turbare l’inconscio di un imprecisato numero di esseri umani.
Questi individui sono tantissimi.
E sognano.
Sognano un’onda gigantesca, che ci spazza via.

Io non l’ho sognata, faccio parte, forse, di quella umanità ormai insensibile ai cicli che sovrintendono il ritmo della nostra vita.
O, forse, pensando a quanto debba pesare, su certi sensibili, la consapevolezza della catastrofe imminente, sono uno dei pochi fortunati, che si godrà il tempo, più o meno incosciente, fino agli ultimi istanti.

L’onda d’acqua, oppure di sabbia, o ancora nera, color della pece, che tutto travolge.
A voler pensare scenari particolarmente foschi, abbiamo il finale di These Final Hours.
Lì c’è un’onda di fiamme e distruzione, che spazza via, ora dopo ora, la nostra civiltà, in spicchi di meridiani. Una città dopo l’altra, lasciando gli esseri umani al delirio che accompagna l’incredula accettazione della fine ineluttabile.

Gli aborigeni, legati alla Terra, ai ritmi complessi del pianeta, che vivono in comunione e profondo rispetto di esso, e al sogno, vera e propria realtà altra costituita di profonda comunicazione, la sognano fin dagli anni Settanta.
Peter Weir, nel 1977, ci ha fatto un film: l’Ultima Onda.
Un anno più tardi della mia nascita.

vev2 (Mobile)

È la parabola di Richard Chamberlain, oltre che prete sconvolto dalle pieghe d’amore, incompreso araldo della fine di tutto.
Come lo sono tutti i profeti.
È il guaio di tutte le profezie.
Non ci crede nessuno. O peggio ancora, esse infestano le cosiddette menti sensibili, in grado di percepirle e quindi temerle, con immagini talmente grandi, e anticipazioni di eventi di tale portata, che la semplice conoscenza di questi non può sortire alcun effetto pratico, se non il malessere del prescelto.
D’altronde, a pensarci, uno cosa se ne fa di tale immensa consapevolezza?
Perché mai una serie di incubi notturni, a base di pioggia torrenziale, inquietanti silohuette oscure là fuori, nel giardino di casa, dovrebbero, se raccontate a qualcuno, sortire un qualunque effetto?

Evacuare città, prepararsi al peggio? E per andare dove? E quanto è brutto, questo peggio? Fin dove si estenderà?
Con l’acqua limacciosa che arriverà alle pendici dei monti, nell’entroterra, coprendo le valli e ridisegnando la geografia del tutto?
Come sempre, l’araldo della profezia, di qualunque profezia catastrofista, è solo.

A massive tidal wave, several thousand feet high, rearing up over Honolulu after a massive meteor strike in the Pacific Ocean.Può contare sulle sue forze, se i sogni non l’hanno piegato con la loro forza dirompente, può tentare, se abbastanza sveglio, un salvataggio di sé e dei pochi cari che, non ritenendolo pazzo, decideranno di seguirlo, chissà dove.
Oppure, può sprecare il suo dono, chiudere la sua vista sul futuro, rifiutarla, fino a che, giunto sulla spiaggia, dopo aver cercato le prove che desiderava ardentemente e averle trovare nei graffiti rupestri di tempi e testiimoni ormai andati, non la vedrà arrivare: incredibile e sublime.

Gran film, che oggi paga soprattutto la mancanza di mezzi e tecnologia. Ma la portata del messaggio e l’inquietudine di quei sogni strani, resta intatta.

Si può anche ridere e ritenere baggianate le teorie che ci vogliono legati a questo pezzo di roccia, soggetti ai suoi ritmi e a quelli dell’astro che gli dà la vita, oppure pensare che l’inconscio collettivo sia qualcosa di più di una teoria della psicanalisi, sia una comunicazione silenziosa.
Una comunicazione silenziosa della quale, come detto, non faccio parte, perché non sono tra quelli che l’hanno sognata, la Grande Onda.
E d’altronde, voi parlereste mai con chiarezza a uno scarafaggio? (cit.)

Dreams of a tidal wave, a tsunami or any massive wave, may be common, but this does not make them any less terrifying or disturbing. Tidal Waves dreams are usually experienced from the viewpoint of watching it approach, either on shore, from a hill or some other near-by vantage point. This dream may often be accompanied by a sense of fear or panic.

I sogni dell’onda di marea (letteralmente “tidal wave”), uno tsunami o un’onda gigantesca possono esser comuni, ma questo non li rende meno terrificanti o disturbanti. I sogni sulla grande onda sono di solito vissuti in prima persona, guardandola avvicinarsi da lontano, solitamente sul bagnasciuga, oppure dall’alto di una collina o qualche altro punto di vista privilegiato. Questi sogni sono spesso accompagnati da paura o vero e proprio panico.

Tidal Wave, by Asalia (DeviantArt)
Tidal Wave, by Asalia (DeviantArt)

Non è questione di interpretare questi sogni, o di calcolarne l’esatta data in cui, forse, si tramuteranno in realtà. Non è nemmeno questione se individuare in essi il senso di profondo disagio sociale che manifestiamo ogni giorno. C’è tutto questo e molto altro, è acclarato.
È piuttosto la riottosa consapevolezza di una fine inevitabile.

Possiamo soltanto decidere cosa fare delle nostre piccole vite, nell’immediato.
Non diventeremo supereroi in stile Armageddon. No.
Ce ne staremo, esattamente come l’ignaro profeta de L’Ultima Onda, a guardarla arrivare, sperando, per allora, di non aver sprecato (troppo) il nostro tempo in cose inutili.

(soundtrack)

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  • Sai che non sapevo che quello dell’inondazione, dell’onda dirompente, fosse un sogno comune e pseudo collettivo? Lo scopro adesso da te, dopo anni che non mi capita più di farlo. C’è stato un periodo in cui era la tematica ricorrente dei miei sogni.

    • Ecco. Molto bene, e ti ritrovi nelle descrizioni?

      • E ti angosciava forte, scommetto…

      • In parte. Spesso ero lì sulla spiaggia, a guardare la marea salire e l’onda arrivare. Oppure, mi trovavo a guidare su una strada, che sapevo avrebbe portato alla spiaggia, e trovare tutto allagato, e io finivo in fondo con l’auto.