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La fusione dell’arte: Waldemar Kazak

Waldemar Kazak è innanzitutto una personalità interessante. A sbirciare sulla sua pagina Deviant Art, si apprende che predilige l’electropop, -clash, -swing, che ama Kurt Vonnegut e Good bye Lenin, e che il suo gioco favorito è “la sua cazzo di vita”.
Russo, nato a Tver, non si sa molto altro, ama parlare per immagini.
Oh sì, era un designer, poi ha deciso che avrebbe campato d’arte, facendo l’illustratore.
E qui si entra in un universo piuttosto complesso.



Perché è indubbio: Kazak possiede uno stile complesso e definito.
Ci sa fare, altri più sofisticati direbbero che sia un virtuoso del pennello, ma da prendere in considerazione non è tanto la sua bravura o perizia tecnica.
Quella è palese. I suoi lavori si possono anche intravedere, di sfuggita, e lasceranno comunque il segno, vuoi per i soggetti rappresentati, i più efficaci – a mio modo di vedere – sfiorano il fiabesco e il surreale, vuoi per l’apparente complessità del messaggio.



Ma lo stile, lo stile… non è unico. Anzi, sembra che lo stile di Kazak sia non avere uno stile preciso, ma possederne svariati.
Normale, anzi consueto, per un artista attraversare la fasi. Sono al tempo stesso variazioni dell’umore e crescita artistica.
Durante questi periodi lo stile può variare radicalmente.
Ma ecco, Waldemar Kazak si distingue.



Si va da un linguaggio retro, a elementi della fantascienza pulp, al surreale e al fiabesco, al satirico. E ogni soggetto è dipinto con tecniche differenti.
Si va dal tratto morbido e nitido, preciso e sicuro, a quello più sfumato e incerto (che io adoro).



Anche le figure umane escono dalla satira, con caratteristiche fisiche e somatiche esasperate, e dal realismo, per quanto intinto nell’emotività. Proprio come si diceva prima, sono simboli, non semplici figure, pretendono di raccontare una storia disseminando elementi parchi, senza ingozzare.



Lo stile di Kazak è la (apparente) mancanza di stile?
Forse.
Oppure, Kazak è – come lo siamo tutti, oggi – un prodotto della società attuale, che grazie a internet consente a tutte le epoche di coesistere, in una sorta di gargantuesca memoria collettiva: ogni epoca, ogni stile, ogni contenuto, ogni sfumatura, ogni musica, ogni film, ogni libro, sono presenti. Tutti allo stesso tempo.
Spontaneo, per una personalità poliedrica, restarne contaminato.
E, in ogni caso, in pochi riescono a trarne tale bellezza.



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*il sito dell’artista

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