The world is sick. And we are the Doctors. (Renate Richter, Iron Sky)
Iron Sky è bellissimo. E l’Italia è in ritardo rispetto al mondo.
L’idea dei nazisti sulla luna è venuta in sogno allo sceneggiatore Jarmo Puskala, che là confidò al regista Timo Vuorensola, mentre erano in sauna. Vuorensola disse che l’avrebbe trasformata in un film, ma solo se Udo Kier avesse accettato di recitarvi. E se Laibach avesse curato la colonna sonora. La colonna sonora… altro fuckin’ masterpiece (fottuto capolavoro).
Ecco, ogni cosa inizia così, dal molto piccolo. Da una sauna. Sembra quasi il nostro salotto, dove fantastichiamo di film e racconti, noi che sappiamo e possiamo farlo.
Non dar retta ai sogni, si dice dalle mie parti. Be’, la saggezza popolare a volte, è poco saggia.
Sfatiamo subito una leggenda, solo il dieci percento del capitale investito per Iron Sky proviene dalle donazioni dei fan. Su un budget stimato in 7,5 milioni di euro, questo vuol dire 750.000 euro. Che è una somma enorme, se ci pensate. Sfido chiunque a creare un sito internet, presentare un’idea balorda come quella dei nazisti sulla luna e ricavarne tanto solo sulla parola. Sul presupposto.
Certo, man mano che il progetto decollava sono arrivati i primi, fantastici screenshot, le prime indiscrezioni sul cast, s’è creata l’aspettativa. Si sono anche trovati i soldi. Pochi, pochissimi rispetto a una mega-produzione d’oltre oceano. Ma il risultato è eccezionale. Dirigibili madri nazisti, ruvidi, arrugginiti, decadenti, freddi come il lato oscuro della luna, che s’aprono e danno inizio alla guerra lampo, con decine di mini-astronavi da guerra che planano su New York come una pioggia di meteoriti seguite da scie di fuoco…
Loro vengono in pace.
E per piacere, prima di continuare, non osate smerdare questo film con critiche accazzo tipo: ma come hanno fatto i nazisti ad andare sulla luna? Non fa ridere, è troppo veloce, etc, etc, etc… e tutte le altre idiozie in tal senso. Perché vuol dire soltanto che non avete idea di quello che state dicendo.
***
Iron Sky è effetti speciali, ma è innanzitutto satira. Di quella divertente, intelligente, persino super partes, o quanto di più vicino all’imparzialità si possa trovare.
Perché la vera satira dovrebbe trascendere le bandiere e mostrare la follia della stirpe umana, strappando un sorriso sull’orlo dell’olocausto.
La satira non deve far ridere come una commedia sexy, deve far sorridere.
Questo fa Iron Sky. E fa ben altro.
Reparto scenografia, implementato dagli effetti speciali: magnifico, considerati i limiti. Due ambienti distinti, la Base Nazista sulla luna e la Terra, nei luoghi di potere, la stanza ovale, le Nazioni Unite, la redazione di una rivista di moda, la cui direttrice è consigliere del Presidente degli Stati Uniti. Ma non corriamo…
Si parla di stile: a una Terra minimalista, stilosa, elegante, funzionale e super tecnologica, si contrappone netto il mondo grigio dei Nazisti, cupo, metallico, pesante come la loro architettura, scuro come le uniformi, con tutto il fascino della tecnologia elettronica affidata a plance e fusibili, nell’era pre-computer, prima del silicio. La nanotecnologia non può, neppure concettualmente, appartenere a una “stirpe” che fa delle dimensioni questione di superiorità. Di supremazia. All’astronave più grossa dell’universo, corrisponde il pene più piccolo di chi la controlla, e si bea di spianare nuovi orizzonti a cannonate.
La scena in cui si paragona un piccolo smarphone a un grosso computer nazista sa di Crocodile Dundee, ma il senso ne è ribaltato completamente. “Un computer quello?” fa il doktor scienziato pazzo, “Qvesto, è un computer!”. Che è solo un ammasso grande quanto una casa, e milioni di volte meno potente.
Doppia satira, quindi, che mostra la vuota idea di supremazia e anche la follia che vuole tutto il nostro mondo dipendere dall’elettronica.
Col risultato, quindi, che le parti in lotta finiscono per esserlo tramite un concorso di colpa. Cecità, interesse, avidità, tecnologie innocue, come un telefono cellulare, che vengono utilizzate per risvegliare un’arma potentissima.
***
Perché nessuno vanta purezza, in Iron Sky. Nessuno è dalla parte dei buoni, eccetto pochi singoli che, si sa, nulla possono contro i poteri forti, eccetto sopravvivere. Men che mai i Nazisti, con la loro purezza razziale, le loro pozioni albinizzanti, per trasformare i neri in ariani. Né tanto meno i terrestri, che hanno come unica spinta l’interesse economico e la competizione.
La vera follia, che poi è evidente e sotto gli occhi di tutti, è che non c’è ideologia perversa che non possa essere piegata alla logica del guadagno. Logica distruttiva, che annienta l’individualità e annienta ogni cosa. Ecco il vero messaggio.
E poi, sì, è anche un ottimo film, Iron Sky. Forte in tutti i reparti. Regia, fotografia, cast.
E ridiamo nel vedere un clone di Sarah Palin, ora Presidente degli Stati Uniti, che adatta, su consiglio della “fashonista” Vivian Wagner (Peta Sergeant, che si concede una scena che ammicca alla sfuriata di Hitler nel bunker ai suoi generali, ne La Caduta), la dottrina nazista, enunciata nella stanza ovale da una splendida Julia Dietze, dell’unico popolo, dell’unica famiglia, dei valori universali, alla propria campagna elettorale per assicurarsi la vittoria.
È bastato modificare qualche parola, togliere la svastica dalle uniformi, e il gioco è fatto. Fiumi di consensi. Ora, al neo-presidente basta solo una guerra per farsi rieleggere.
Ma le bordate non sono solo contro gli Stati Uniti. I nazisti sono ottuse marionette, neppure l’immaginazione avrebbe avuto il potere di evadere dall’Età Aurea di Hitler, lo sappiamo. E tutte le loro teorie sono talmente folli da rasentare il ridicolo, se non fosse che hanno cagionati disastri.
I personaggi ridono, non credendo alle loro orecchie. Ridono persino dell’idea che possano esserci dei nazisti nascosti sulla luna. Ma la luna, ed è quello che fa più paura, non è mai stata così vicina. La luna è la stessa terra. i nazisti, e tutti coloro che condividono idee così balzane, non hanno bisogno di nascondersi, tanto non li si vede, persino se indossano uniformi che riecheggiano di parate militari, se non quando è troppo tardi.
***
Tutto è giocato sull’interesse personale. La guerra viene gestita come un’abile mossa della propaganda elettorale per la corsa alla presidenza. Solo pochi singoli avvertono il problema reale, il fatto che i nazisti redivivi costituiscano una reale minaccia.
L’idea che i messaggi siano condizionati, che chi detiene il potere lo esercita nascondendo la storia, manipolandola per i propri fini, andare in guerra e preoccuparsi del vestito che si indosserà, ignorare le morti, in quello che diventa una vendetta privata della Comandante del vascello terrestre contro il Gotterdammerung, ciclopica astronave nazista. Infine, la minaccia che viene sconfitta e accantonata in un quarto d’ora, appena spuntano le riserve di elio 3, i giacimenti nazisti sulla luna che portano al litigio e demoliscono il precario equilibrio terrestre, terrestri riunitisi per l’occasione sotto un’unica bandiera e subito pronti alla guerra fratricida.
Le sequenze ambientate alle Nazioni Unite, dove i delegati sembrano un branco di pagliacci, tra ammiccamenti e battutine, risuonano agghiaccianti, per quanto divertenti. Si ride, quando prende la parola la Corea del Nord. Si ride. Si ride anche dell’India, col delegato che indossa la svastica sull’anello, antico simbolo di prosperità, vero, ma anche simbolo del male. Si ride con angoscia, quando tutti i delegati del mondo si fanno bacchettare da una Palin furiosa, ché l’America comanda lei, l’ha sempre fatto…
L’insulto della supremazia razziale che diviene catarsi per battute e risposte: “Subumano? Non da quella parte, quello è il portellone esterno!”.
E in tutto questo spettacolo, in cui ogni singola battuta riferisce alla nostra tragica realtà, assistiamo a scene di battaglia spaziale eccellenti. E a un finale che si prende il lusso di contaminarsi, trasformando la satira in epica, quella poetica della fine che guarda alla sconfinata stupidità dell’uomo, ridendo di lui.
Altre recensioni QUI