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Iron Man 2 (2010)

Fallaces sunt rerum species (“non proprio” Natasha Romanoff)

L’armatura c’è, color rosso-oro, con il reattore miracoloso al palladio al centro del petto. L’armatura è una delle cose più belle che abbia visto al cinema negli ultimi anni. È la Ferrari di tutte le armature, nelle varie versioni “Mark” e nella versione ventiquattrore estraibile sul Circuito di Monaco mentre Mickey Rourke affetta la vostra Formula 1, design ’78, e mentre la vostra segretaria sexy scalpita nella berlina perché accorsa a salvarvi la vita. E le leggi della fisica vanno a farsi benedire e il palladio avvelena il vostro sangue. E la vita, per i vostri occhi, al cinema, riprende ad essere bella e divertente, come un’armatura giocattolo che vorreste possedere più di Scarlett Johansson e mai potrete avere.
Questa recensione vi giunge in ritardo. Per molti sarà inutile. Per altri che aspettano l’uscita in dvd e del cinema se ne fregano, utile potrebbe esserlo un pochino. Per me è divertente averla pensata e averla scritta. E spero che giunga gradevole anche sui vostri monitor.
Iron Man 2 non è solo armatura. È il cattivo con il suo bell’animaletto domestico, perché i cattivi, si sa, hanno il cuore tenero. È le acrobazie di Scarlett “Black Widow” Johansson; la vera magia del cinema, anche perché trattasi di falsa magra… non so se mi sono spiegato. Ed è, purtroppo, il trionfo del marketing.
Io lo odio il marketing.

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Tony Stark e la sua armatura hanno assicurato la pace sul pianeta Terra. Si vis pacem, para bellum, e una potenza di fuoco superiore basta, da sola, ad assicurare la quiete, oltre che decine e decine di tentativi di imitazione. Gli scienziati di tutto il mondo sbavano per riprodurre la corazza di Iron Man, almeno un briciolo della sua forza. Tony Stark è perseguito legalmente dagli Stati Uniti perché si rifiuta di fornire le specifiche tecniche del suo gioiello e nel frattempo si atteggia, cosa che gli riesce naturale, a grande divo, il più grande divo di tutti i divi del cinema e non, l’apoteosi dell’eroe trasudante figaggine; in privato, tra le sale di vetro & tecnologia futuristica della sua tenuta a picco sull’oceano, però, egli nasconde la malattia, un avvelenamento da palladio, l’isotopo che alimenta il suo cuore e l’armatura, che lo porterà alla morte. Successo e depressione si accavallano in modo preoccupante, quando dal passato di suo padre, Howard Stark, emerge un vecchio nemico, figlio di un collega dell’ormai defunto genitore, che tramite la forza della sua scienza è deciso a vendicarsi.

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Curiosità

# L’armatura “a valigia” visibile nel film è presente anche nel fumetto di Iron Man. Naturalmente il modello cinematografico è stato riadattato.

# La caratterizzazione del personaggio di Tony Stark è vagamente ispirata allla personalità del fisico nucleare J. Robert Oppenheimer, leader del progetto Manhattan. Egli si definì “il Distruttore di Mondi” dopo aver preso coscienza di ciò che aveva contribuito a creare.

# Emily Blunt (The Wolfman) avrebbe dovuto interpretare Natasha Romanoff in luogo di Scarlett Johansson. Chissà…

# Per entrare nel personaggio Whiplash, Mickey Rourke ha trascorso un certo periodo di tempo nella prigione Butyrka, situata a Mosca, per “incorporare la filosofia russa” [in realtà anche per documentarsi sui caratteristici tatuaggi russi]. Qualunque cosa volesse significare, Rourke è infine parso molto soddisfatto del risultato, anche se, per sua stessa ammissione, non ha mai avuto idea di quale sia stato il suo ruolo nel film. Sembra che sia riuscito a recitare le sue battute in russo con un marcato accento slovacco. Magie dell’Actor’s Studio…

# Ivan Vanko, il cattivo di Mickey Rourke, è una combinazione di due super-villain della saga a fumetti di Iron Man, trattasi di Crimson Dynamo alias Dr. Vanko, munito di un’armatura in grado di controllare l’elettricità, e Whiplash alias Mark Scarlotti/Leeann Foreman, caratterizzato dall’utilizzo preferenziale di fruste.

# Jon Favreau è presente sia come attore (Happy Hogan, la guardia del corpo) che come regista.

# Iron Man 2 è stato girato in 71 giorni.

# Per il suo ruolo, la Vedova Nera, Scarlett Johansson si è allenata per 6 mesi e sei settimane.

# Edward Norton avrebbe dovuto firmare un cameo in questo film, riprendendo il ruolo di Bruce Banner (Hulk), supportando così l’ambizioso progetto Marvel di assicurare la continuity anche sul grande schermo. Il tutto si è risolto in un nulla di fatto.

# Le automobili d’epoca della collezione Stark visibili nel film sono una Cadillac Series 62 Coupe del 1953, una Mercury “Lead Sled” del 1949 e una Ford Flathead Roadster del ’32 (di proprietà di Jon Favreau).

# Stan Lee ha firmato il suo solito cameo. Egli è riconosciuto come Larry King da Tony Stark.

# Per mantenere il segreto su alcuni aspetti della produzione il titolo “Iron Man 2” non figurò su nessun teatro di posa o camerino affittato per l’occasione. Al suo posto vennero usati i finti titoli di “Rasputin”, “Murphy’s Law” e “The Adventures of Angus McDonald”

# Il nome “Black Widow”, in riferimento a Natasha Romanoff, non è mai utilizzato nel film, così come il nome “Whiplash” per indicare Ivan Vanko.

# Le pellicole da 35mm sono state trasportate nel cinema, la sera della prima, separate in tre bobine. La numero 3 conteneva i segmenti di pellicola dall’1 all’8 ed era chiusa con un lucchetto a combinazione numerica. La combinazione esatta fu inviata poche ore prima la proiezione.

# Le auto del Grand Prix di Monaco sono state disegnate ispirandosi a modelli della Formula 1 del 1978.

# Le sequenze ambientate al Grand Prix di Monaco sono state in realtà girate ai Downey Studios in California. Sebbene all’inizio Bernie Ecclestone avesse concesso le autorizzazioni per effettuare riprese sul celebre circuito, successivamente queste vennero negate. Ciò nonostante la produzione riuscì a filmare una sequenza guidata del percorso visibile nel film.

[fonte: la ricchissima sezione “trivia” sull’Internet Movie Database]

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[C’è qualche piccolo e insignificante spoiler, sparso qua e là… Io vi ho avvisati.]

Ultimamente si è discusso spesso, in modo informale, se sia giusto o meno pretendere di più da ciò che ci piace, e se sia il caso di approcciare una qualunque opera, frutto dell’umana creatività, essendosi precedentemente informati, in modo da poter dire: “sapevo cosa aspettarmi e l’ho [oppure  non l’ho] avuto”.
Da “Iron Man 2” pretendevo molto di più. E quello che ho avuto è stato al contrario molto poco. Un piatto  surgelato cotto al microonde. Ed è stato un vero peccato che ci si sia dovuti accontentare di una trama messa su alla meglio, in fretta, che non abbia saputo e voluto valorizzare un cast stellare e abbia avuto paura di affrontare tematiche adulte in luogo della solita farsetta pubblicitaria che, ormai, ha finito col deprimermi del tutto. Dopo questa botta, ci vorrà del tempo per recuperare.

Continuo a ritenere Robert Downey Jr assolutamente perfetto per il ruolo di Tony Stark. Non ci sarebbe potuto essere un Tony Stark migliore di lui: simpatia contagiosa, faccia da schiaffi, strafottenza amichevole, leadership indiscutibile. Eppure, si è voluto avvelenare, e in ciò svilire, con una malattia usa & getta, assolutamente posticcia e accessoria, la pura baldanza di Tony per, in definitiva, assicurare in primis la collaborazione markettara con lo S.H.I.E.L.D. di Nick Fury (uno spaesato Samuel L. Jackson) per la serie tu aiuti me che io aiuto te [e tutti i film della Marvel che verranno in futuro, almeno fino al 2012], e poi per dare un saggio dozzinale e stantio del lato oscuro dell’eroe che nel fumetto è l’alcolismo, scelta volontaria di fuga e disperazione, mentre qui è un qualcosa di indefinito, che nessuno ha mai sentito, un avvelenamento da palladio che, basta un clic e… torna tutto come prima, sennò i ragazzini in platea potrebbero restare scioccati da una malattia che profuma di vero.
Chiariamo, non che da un franchise di questo tipo mi aspetti tematiche serie e drammatiche o particolarmente approfondite, ma il nascondersi dietro la soluzione narrativa facile e immediata, il sorvolare con leggerezza sulle malattie non lo trovo, in generale, mai gradevole, anzi del tutto irresponsabile, a prescindere dal contesto. Questo è l’unico lato particolarmente negativo, che mi ha fatto storcere il naso. Per il resto, sembra che questo secondo capitolo sia figlio cieco della fretta. La fretta imposta dal marketing per battere sul ferro ancora caldo e incassare tanti bei soldini.
Gwyneth Paltrow (Pepper Potts) a dir poco inesistente, Scarlett Johansson che non regala molto di più di un paio, per quanto spettacolari, di acrobazie, un talento come Sam Rockwell (Moon) costretto nei panni di un isterico multimiliardario industriale avversario di Tony Stark, Don Cheadle (War Machine) che delira sul “disonorare” armature di Iron Man [lui che mai ne ha vestita una, solo perché Stark che, ricordiamolo, non è un militare né rappresenta alcunché tranne sé stesso, si dedica a festini e alcool] e risolve i contrasti con il suo amico alla maniera degli adolescenti, ovvero pestandosi a vicenda come due cazzoni in preda al testosterone…
Tante, troppe cose non vanno e neppure ci si diverte tanto alle battutine pronunciate sornione da Downey Jr, nei pochi momenti in cui non è intento a misurarsi la tossicità del sangue neanche fosse iperglicemico.
Da Mickey Rourke, versione Mangiafuoco [altro che Whiplash!], dotato di tenero pappagallino da compagnia, ci si aspettava un cattivo vecchio e sadico, capace di mettere in riga il proprio finanziatore stressato e col complesso d’inferiorità (Rockwell); me lo aspettavo in grado di staccare la testa del suo stesso pappagallo con un morso, in un impeto grandguignolesco d’altri tempi e di tutt’altro spessore pre popcorn caramellato. E invece…
E, invece, in questo cinema maledetto che vuole accontentare proprio tutti, dove le malattie retrocedono con un’iniezione a stick, dove gli irrisolti conflitti paterni sono solo apparenti perché paparino, in realtà, ti ha sempre amato anche se non te l’ha mai detto… e non dicendotelo ti ha sempre trattato di merda… dove il male è un russo capellone armato di fruste elettriche e dove il ricco e bello può fare tutto quello che gli pare, anche salvare il mondo, perché è giusto così, neppure gli scontri, ad altissima definizione e estremamente curati, risultano particolarmente spettacolari. Io li ho trovati persino brevi. Il ché è tutto dire. Uno spreco.
È più che giusto pretendere di più da un prodotto come questo. Non per ciò che si è rivelato, ma per quello che avrebbe dovuto essere.
Il risultato è, ancora una volta, ciò che i cosiddetti esperti sono riusciti a buttare nel cesso pretendendo, come sempre, di ridurre l’arte a mero tornaconto economico, da costruire su formule certe e sperimentate per sollazzare le voglie dello spettatore medio che, da parte sua, si aspetta di: meravigliarsi degli effetti speciali strafighi, ridere, riflettere su tematiche profonde, rattristarsi, ancora ridere, godere di un qualche scontro a fuoco cazzuto, liberarsi dell’angoscia di cotanta serietà con l’alleggerimento finale. Tanto… è solo un film tratto da un fumetto, no? È solo imitazione della settima arte. O, almeno, così mi è sembrato di sentir dire.

Approfondimenti:
Scheda del Film su IMDb

L’armatura di Iron Man da “Il blog sull’orlo del mondo”
L’armatura di War Machine da “Il blog sull’orlo del mondo”

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