E così, ci piace scrivere.
Al PC.
Lo facciamo con naturalezza, sebbene anche all’epoca, quando i primi software di scrittura approdarono sulla nostra scrivania, c’era chi… è meglio la macchina per scrivere e l’inchiostro stampato sulla carta.
Ok.
Torniamo al gesto e lasciamo stare il mezzo…
Scrivere è un lavoro delicato, che va fatto con tranquillità.
Ma c’è una cosa. Una cosa fastidiosa: il mondo.
O meglio: le altre persone.
Chiariamo subito: non è colpa loro. Sono le persone che più amate, o a volte dei perfetti estranei, come il corriere stronzo che ti citofona, immancabilmente, quasi ti stesse tenendo sotto sorveglianza elettronica, appena hai aperto il tuo software di scrittura e hai avvicinato le dita alla tastiera. Non è mica colpa sua, brutto stronzo che non è altro.
E comunque il corriere lo perdoni perché ti molla un pacco: come la sorpresa nell’ovetto di cioccolata.
E anche coloro che amate di più li perdonate, beh, perché li amate.
Scrivere può essere un inferno. Specie per chi lo fa a casa.
Stare al PC e scrivere non è percepito, quasi mai, come un’attività da NON interrompere.
Anzi, è quasi sempre il contrario.
È come se, mettendoci al PC, ci mettessimo un cartello al collo con su scritto: PREGASI ROMPERE I COGLIONI.
In breve: se ci beccano a scrivere al PC, loro pensano automaticamente di:
– poterci rivolgere la parola in qualunque momento, anche più volte al minuto
– ricordarci appuntamenti che voi siete sicuri di non aver mai fissato
– accendere la TV ad alto volume
– guardare un video su Youtube ad alto volume
– muoversi attorno a noi per: spolverare, spostare mobili e sedie, pulire le tende, imprecare al telefono con chissà chi
E sì, vi rivelo subito una verità suprema: non è che voi che scrivete siete dei santi. Avete i vostri difetti e di sicuro romperete i coglioni a chi vi sta intorno, statene pur certi, ma… visto che questo è un post sulla scrittura, eviterete sapientemente di elencare le vostre mancanze.
Dicevamo, per scrivere bene non c’è soluzione.
Se non quella di:
– cambiare camera
(ma in quella nuova c’è il gatto che sta ronfando e che vede il vostro ingresso come un atto di sfida, e quindi dopo essersi svegliato comincia a:
– rosicchiare i cavi del telefono/modem col rischio di privarvi della connessione
– miagolare strappando la tenda
– passeggiare davanti al PC sbattendovi la coda in faccia e sostando davanti allo schermo)
oppure
– cambiare casa
Dando una rapida occhiata al vostro conto in banca, vi accorgete che vi mancano i cinquecentomila euro necessari a un cambio repentino di domicilio. Perché la casa la volete pure bella e con tutti i comfort, che cazzo.
Tipo farne il vostro studio sacro e inviolabile della vostra espressività artistica: la scrittura.
Ecco, il miglior modo per non scrivere più nulla:
– farsi uno studio
Perché, parrà strano, ma il rumore aiuta.
E no, non parlo di andare a scrivere in un caffè, che funziona solo con gli inglesi e i francesi e che qui da noi è il modo migliore per farsi guardare strano.
Parlo di una giusta quantità di inquinamento acustico che non sia diretta verso (o peggio ancora contro) di voi, ma che avvenga attorno a voi, che in qualche modo vi tenga ancorati a questa realtà, mentre sbirciate nell’altra.
Ecco, non tutto il rumore viene per nuocere.
Spesso io riesco a scrivere con la TV accesa.
Eccetto quando c’è Emily Gilmore in onda, la vecchia di Gilmore Girls. La voce italiana di Emily si fa beffe della mia capacità di astrazione e penetra le mie difese finendomi dritta nel cervello. E si traduce nell’immobilità della tastiera.
Appena la sento cianciare, il nulla.
TV accesa su un programma di nessun interesse, quindi, che so, qualcosa della De Filippi o il Segreto, o meglio ancora Beautiful (dove Mavi Felli si ostina a doppiare Brooke Logan come se quest’ultima avesse subito danni cerebrali dopo un serio incidente). Voci indistinte in sottofondo, di cui non ce ne può fregare di meno.
Il gatto, nel frattempo, ha trovato la dimensione del suo riposino quotidiano di 16-18 ore e ronfa a pancia all’aria. In quel momento anche voi, alla tastiera, diventate per lui un rumore di fondo. Sinergia.
La vostra ragazza fornisce consulenze psicologiche (per ora gratis, ma state convicendola a aprirsi la partita IVA e farsi retribuire) alle amiche in difficoltà (damsels in distress) e poi aggiornerà il blog o leggerà un buon libro o lancerà strali di maledizioni contro Netflix, che cancella una serie dopo l’altra (Netflix, che cazzo fai, a proposito?).
E allora voi assorbirete questo benefico background e vi concentrerete solo sul ticchettio dei tasti del vostro portatile, pensando che, intanto, un hacker vi stia spiando dalla webcam e combatterete con la tentazione di coprirla con un pezzo di nastro adesivo.
Vabbé, magari quest’ultima cosa non vi succede. Anche se avete visto Mr. Robot.
E se ciò non dovesse bastare, annullerete il background del quotidiano con un paio di cuffioni (Sony, col jack d’oro per evitare i fruscii) e sceglierete una musica che ricopra il mondo.
Cosa scegliete?
Di solito i Nine Inch Nails, le tracce Ghosts.
O sempre Trent Reznor, se riuscite per un attimo a dimenticare che questa è la colonna sonora del film su faccialibro (che considerate al pari di un Moloch che inghiottirà il mondo e tutta la sua idiozia. Faccialibro, non il film su). Ma la musica è bellissima, specie i cinque minuti finali. Avete scritto una scena in cui una tipa schiacciava il cranio di un’altra con lo stivale, con quella musica nelle orecchie.
E se nemmeno la musica riesce a farvi concentrare e scrivere rassegnatevi, non è giornata.
Non esistono metodi o trucchetti da mentalista. Semplicemente: non scriverete nulla.
Riprovate domani.