Underground

Il Round Robin

Qualcuno di voi se lo ricorderà, altri no; il Round Robin de “La Casa Malata”, quella che, vuota e ammuffita, aveva telefonato alla polizia, s’è concluso.
Mi è stato chiesto, tramite ordine di battuta, di scrivere il finale. Cosa che ho fatto, anche se, magari, non è precisamente il finale che la maggior parte di aspettava, con scontri all’ultimo sangue e fuochi artificiali. Ha prevalso la mia predilezione per le atmosfere intimiste e discrete. Però, c’è Goldrake. Questo sì.
Esperienza conclusa, per cui mi va di dire la mia.
Divertente? Sì e no. Nel senso che, per strategia personale, ho evitato di leggere tutti i contributi (eccetto i primissimi) fino a qualche giorno fa, in modo da apprendere l’intera storia di getto e farmi un’idea il più omogenea possibile. Non ho ancora capito se sia stata una scelta giusta, ma di sicuro ho perso l’evoluzione dell’intero progetto. Chissà…
Costruttivo? Sicuramente sì. Da quello che ho capito il Round Robin è l’essenziale per far abbassare la cresta a qualunque autore. Venendo privati della propria autonomia e onnipotenza in materia di creazione della storia, si è costretti giocoforza a far fruttare quel tanto (o poco) lasciato a disposizione dagli altri. Una situazione che, lungi dal far irritare, diviene una vera sfida.

Io sono partito col detestare certe atmosfere horror e alla fine proprio su quelle ho dovuto imbastire la mia parte.
Più si avanza nel progetto e meno spazio di manovra è concesso. In questo senso, prima di tutto per rispetto verso il lavoro altrui, è impensabile poter fare tabula rasa di ciò che è stato narrato fino a quel momento, con la scusa di dare una sterzata alla storia. Sa di scorciatoia. Ragion per cui è scrittura ai minimi termini, da costruire sugli elementi chiave, badando ai fatti (perché il capitolo deve avere dimensioni contenute), senza perdersi in elucubrazioni.
Ultimo aspetto è lo scadenziario. Positivo, senza alcun dubbio. Essere costretti a rispettare limiti di tempo distrugge alcuni, ma incrementa la resa di altri. Avere poco tempo per pensare vuol dire ottimizzare sia il poco tempo a disposizione che il modo di scrivere.
La storia piace, alla fine? A essere sinceri, non è importante. Quello è un valore secondario. Provateci voi a mettervi in una stanza con ventitré persone e a tirar fuori un racconto omogeneo. Qualcosa m’è piaciuta, altre meno. La mia parte, infine, mi piace. Ho gradito il tirare le somme al tutto. È una cosa che mi riesce.
Di sicuro, il Round Robin è un’esperienza da ripetere. Per cui ve la consiglio. Se vi capita, non ve la fate scappare.

Sick Building Syndrome

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 13 anni ago

    Sì, concordo. Alla fine s’è creata una buona atmosfera.
    Anche se, come ho detto, io sono stato lontano fino all’ultimo dal blog.

    • 13 anni ago

    My two cents: ne valeva la pena, il che non si può dire di tante altre iniziative. Lo rifarei con lo stesso equipaggio e non pensavo di dire una cosa del genere.

    • 13 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 13 anni ago

    Concordo sulla valutazione del progetto e dei RR in particolare.
    Un’esperienza non facile ma appagante a livello d’esperienza e d’interazione con altri scrittori.
    Senz’altro da rifare!

    • 13 anni ago

    sì, quoto i vostri commenti, anche se tu, caro Hell, essendo l’ultimo ti sei trovato una bella gatta da pelare

    ne sei uscito benissimo:-)

      • 13 anni ago

      Non so, avendo giocato a gdr per anni, annodare i fili è qualcosa a cui sono abituato. Non mi ha spaventato più di tanto. Poi se è piaciuto quello che ho scritto ben venga.

      😉

    • 13 anni ago

    Anche secondo me è un’esperienza che uno scribacchino deve tentare almeno una volta nella vita. Proprio per i motivi sottolineati da te: essere costretti a scrivere con materiale non necessariamente amato, approcciarsi rispettosamente al lavoro degli altri, rispettare le scadenze e le dimensioni contenute dei capitoli.

    Ora sono curioso di leggere l’articolo di Davide Mana, per vedere le sue considerazioni finali. 🙂

    ciao,
    Gianluca

      • 13 anni ago

      Be’, alla fine s’è trattato di questo. Soprattutto per me che ho chiuso, ma credo che anche per te e per gli altri che mi hanno preceduto di poco sia stato difficile far durare la storia fino al capitolo 23, per passarmi la palla avendo ancora qualcosa da dire…

      😉