Dubito che qualcuno leggerà quest’articolo, ma lo metto online comunque, augurandovi un buon lunedì.
Il Risveglio del Tuono (A Sound of Thunder) di Peter Hyams è stato una sorta di buco nero. Costato cinquantadue milioni di dollari, non si discosta, per risultati ottenuti, da un b-movie che vale venti, forse trenta volte meno.
Il motivo alla base di tale disfatta, pur considerando che Hyams non è l’ultimo arrivato nel mondo della celluloide, è da imputarsi al fallimento della casa di produzione originaria, nel 2002, mentre si stava lavorando alla post-produzione del film.
Post-produzione che comprendeva le rifiniture, ossia il montaggio, i tagli, le eventuali integrazioni e, dulcis in fundo, tutti gli effetti speciali, di cui il film abbonda, ma che non vennero mai neppure iniziati. La distribuzione dovette aspettare, quindi, altri tre anni, riservando ulteriore tempo e finanziamenti solo per la realizzazione della CGI mancante; il risultato è dilettantesco, se si considera che è di soli sei anni fa. Non venti o quaranta, ma solo sei.
Il Risveglio del Tuono è tratto da un racconto breve di fantascienza di Ray Bradbury pubblicato nel 1952, basato sulla Teoria del Caos e sul cosiddetto Butterfly Effect, l’effetto farfalla; quest’ultimo, in brevissimo, stabilisce che in sistemi non-lineari un minuscolo cambiamento indotto, quale il fatto che una farfalla batta o meno le ali, può condizionare il verificarsi o l’assenza di effetti su larga scala nel futuro, come, ad esempio, la presenza o la mancanza di un uragano (per ulteriori spiegazioni vi rimando al link).
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Ambientato nella Chicago nel 2055, Il Risveglio del Tuono ci presenta un pianeta industrializzato su cui sorgono megalopoli caratterizzate da incredibili soluzioni ingegneristiche, con grattacieli maestosi che svettano ad altezze prima inconcepibili; e da stili architettonici che mescolano il vintage, soprattutto quello anni ’30 del Novecento, al futurismo più spinto.
Ben Kingsley (con parrucca) nel cast, a capo della Time Safari Inc, una corporazione che detiene la tecnologia in grado di controllare il viaggio nel tempo e di fornire alla propria clientela l’emozione di una caccia all’allosauro nel Cretaceo, 65.000.000 di anni fa.
Gli scienziati, comunque, hanno ben presente la Teoria del Caos e i suoi rischi. Così il sistema di intrattenimento si basa su un trucco semplice e sperimentato: Travis Ryer (Edward Burns), scienziato e guida del gruppo di cacciatori, ha individuato, grazie alla potente intelligenza artificiale di cui è dotata la struttura delle Time Safari, un punto preciso del passato in cui un allosauro adulto sta per morire perché intrappolato in una pozza di fango; ucciderlo, quindi, non altera l’equilibrio e la complessità dell’ecosistema e, soprattutto, non mette a rischio il futuro. Ciascun gruppo di cacciatori viene trasportato sempre in quel medesimo istante temporale, pochi minuti prima che l’allosauro muoia di morte naturale, perché sia invece cacciato e ucciso dai viaggiatori temporali. Nessun cambiamento nella storia, nessun effetto farfalla.
Ovviamente, durante l’ultima battuta di caccia, qualcosa va storto. E quello che più si vuole evitare viene causato.
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[contiene anticipazioni]
Ma è un delirio, puro e semplice. Infatti, proprio su quella linea temporale usata per la caccia, di lì a poco, un’eruzione vulcanica avrebbe cancellato qualsiasi forma vivente per chilometri in ogni direzione, rendendo così superfluo ai viaggiatori prendere precauzioni in modo da salvaguardare ogni forma di vita e l’ecosistema. Riflettete anche voi, perché affannarsi tanto ad ammazzare un allosauro nel secondo in cui quello sta per morire nella pozza di fango, oppure evitare di sparare a una farfalla se gli stessi, allosauro e farfalla, cinque minuti dopo saranno distrutti da un’eruzione modello Pompei nel 79 d.C?
A parte questa voragine, dato per avvenuto l’effetto farfalla, restano un paio di aspetti interessanti nello sviluppo del film.
Innanzitutto, gli effetti speciali.
Sì, è vero, realizzati nel 2005, non si può proprio dire che non facciano schifo, ma diciamo che rendono l’idea: offrono uno spaccato di megalopoli che è quantomeno invitante, oberata dal traffico composto di auto che tanto mi ricordano quelle di Atto di Forza.
Poi, la Teoria delle Onde Temporali.
L’effetto farfalla crea delle onde temporali concentriche che, non si sa bene come, partendo dal Cretaceo, investono la realtà contemporanea dei protagonisti alterandola sensibilmente a ogni passaggio. Frutto, questo cambiamento, della mutazione verificatasi nel passato.
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E infine, la realtà alternativa, o mutata, in cui i protagonisti si trovano a dover combattere/sopravvivere. L’assenza o meno di una farfalla, sessantacinque milioni di anni prima,ha determinato, di fatto, una nuova evoluzione del pianeta.
La Chicago del 2055 si ritrova, onda temporale dopo onda temporale, ad essere invasa da vegetazione lussureggiante che spunta, letteralmente, nel mezzo dei suoi grattacieli e da nuove specie animali, incroci inediti, che si avviano a divenire futura specie dominante.
Non nego che questa visione distopica di una megalopoli riconquistata, seppur con cambiamenti istantanei, dalla natura, possieda un certo fascino, così come lo strano e pericolosissimo incrocio tra un mandrillo, la scimmia dal muso colorato e (credo) un velociraptor, che contende ai protagonisti la scena e il controllo della città.
In conclusione, soggetto più che interessante, ma realizzato in modo pessimo. Una riedizione, in questo caso, sarebbe più che benvenuta.
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