E così, mentre il mondo (de)raglia su quale sia il formato di lettura migliore e quali siano i vevi scvittovi e quali no, io mi sono rimesso a lavoro.
Dopo un anno di pausa e un momento di crisi mistica che nemmeno io so perché; forse è quella parentesi che capita a tutti, quando dalle dichiarazioni d’intenti si passa ai fatti, con tutto il carico di responsabilità.
Scrivere, dicevo.
Dalla mia parte ho tante migliaia di download.
Ma mi accorgo che, per molti che (non) leggono i miei articoli, io sono solo quello che starnazza di cinema, bene quanto si vuole, ma che solo di cinema si occupa.
E invece scrivo, e lo faccio anche benino.
E se ancora non avete letto i miei ebook gratuiti e volete avere un assaggio di stile e contenuti, non dovete fare altro che cliccare qui di fianco, sulle copertine, ed essi, i miei ebook, appariranno magicamente sul vostro PC.
In questo anno di pausa dalla scrittura mi sono accorto di stare costruendo una mia poetica, ovvero un mio modo di vedere e descrivere il mondo, anche attraverso contenuti scomodi e violenti. E parolacce.
Non c’ho mai pensato, in tanti anni, a crearmene una, così come, ne abbiamo discusso nei giorni scorsi, non ho mai pensato a spiegarmi le ragioni del perché mi piaccia scrivere.
È una cosa che mi riesce facile: macino senza alcuna difficoltà 2000 parole al giorno, anche di più quando sono motivato. Correggo poco.
E sì, anche io faccio errori. Come tutti.
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Ma si lavora per farne di meno, sempre meno.
Nel narrare storie, ho sempre prediletto i personaggi, piuttosto che l’ambientazione generale. Sicché, sarei un creatore d’anime, più che di mondi, perché credo fermamente che di un libro debba restare in testa non solo la storia, ma ben impresso soprattutto il protagonista (o la protagonista), almeno lui. Per non finire nella fossa con tutti quegli altri personaggi anonimi, creati per pronunciare battute, risolvere un intreccio e poi sparire nel nulla, magari interpretati nella versione per il cinema sempre dallo stesso attore, che si limita a cambiare pettinatura.
Ecco, i miei personaggi devono restare. Questa è la pretesa.
Sicché, nel mio prossimo lavoro, BB, che leggerete fra tre giorni, ad Halloween, e che sarà distribuito in forma gratuita, la storia è stata costruita intorno al personaggio.
Stesso criterio ho adoperato per l’altro mio lavoro, che metterò in vendita su Amazon entro fine Novembre (più probabile verso la metà) e che per ora chiameremo solo J&J.
Sono partito dalla suggestione, una ragazza albina, e ho proseguito ipotizzando uno scenario contaminato dalla mitologia norrena, di cui ho letto tantissimo e ho voluto fornire una sorta di reinterpretazione originale, in chiave moderna.
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Nell’affidare la realizzazione della copertina, a cui sta lavorando il mio amico Max, e della quale vi posto gli schizzi preparatori, ho pensato fosse il caso di fare altrettanto; in breve, gli ho detto: leggi e trai le suggestioni. Curiosamente, anche lui ha centrato la sua attenzione sui protagonisti.
Ebbene, cosa sto tentando di fare?
Sto tentando di unire parte dei miei eBook in un’unica ambientazione coerente, le sfaccettature e gli ambienti della quale vengono descritte attraverso le vicissitudini dei vari protagonisti, dotati di facoltà uniche.
Cosa meno complicata di quanto appaia in realtà. E molto più divertente, da scrivere e da ipotizzare, per lo meno.
Ora, immaginate di avere facoltà uniche, ma di non poterne parlare con nessuno, perché non state troppo a posto con la testa e perché siete intrinsecamente convinti di avere, complici le vostre letture, una discendenza divina che vi rende superiori non più solo de facto, ma de iure, agli esseri umani…
Se foste convinti che il dio Thor (non il biondo della Marvel, ma il dio rosso e barbuto figlio di Odino) sia vostro fratello e steste aspettando da lui un segno…
Se nel frattempo altri eventi strani e creature sovrannaturali incrociassero il vostro cammino, e voi stessi attribuiste loro una natura mitologica che in realtà non hanno…
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I protagonisti di J&J sono fratello e sorella, sono gemelli. Lei è albina.
Cerchiamo di rifarci alla mitologia, perché quella è la sorgente, unica e sola: Hjuki e Bil sono fratello e sorella e figli di Mani, la dea della Luna. Il nome del primo significa letteralmente “colui che guarisce”, il nome della seconda significa “istante”. Pensate per un attimo se il nome avesse davvero potere sulle cose…
Mi hanno detto che potrei aver sfiorato inconsciamente l’urban fantasy, con questo lavoro. Io non lo so, non l’ho scritto pensando a un genere, l’ho scritto pensando a personaggi speciali e tormentati come pochi. L’ho scritto immaginando per loro un contorno violento e crudele, non lesinando cinismo e violenza e soprattutto immergendomi nella mitologia norrena, nel gelo, nelle rune, nella tradizione.
Se vi ho incuriosito almeno un po’, seguitemi. Proveremo a entrare in un mondo particolare, sperando possa riscuotere il vostro consenso.
Soundtrack consigliata:
Emerson, Lake & Palmer
Butcher Babies
Jefferson Airplane
Slipknot
In This Moment
Link utili:
Il Sito di Max Novelli