Non avvertite anche voi il fascino della scrittura? Non trovate piacevole far scorrere le dita sulla tastiera? Se non l’avete mai fatto e l’unica cosa che avete mai digitato è “foto porno di Yasmine Bleeth” sul motore di ricerca e siete arrivati fin qui, ora siete certamente incazzati perché non ne avete trovate e certamente non potete comprendere, né volete, ciò a cui mi sto riferendo.
Proverò, nei prossimi articoli, a lasciar riposare la critica letteraria e a dedicarmi alla scrittura. Proverò a dirvi come l’idea si tramuta in libro. Proverò a farvi comprendere come, per me, questo processo non sia così complesso e costruito come si vuol far credere, ma spontaneo e istintivo.
Il Principe di Los Angeles è un titolo strano, ve lo concedo. Chi è costui?
Tanto per cominciare è una lei. Il suo nome è Gloriana Nassau ed è un vampiro.
Vi siete ripresi dopo l’attacco di risa che vi ha travolto? Bene, continuiamo.
Come molti adolescenti amanti del fantastico il mio primo approccio alla creazione di storie è avvenuto quando ero più o meno quattordicenne e mi sono avvicinato ad un gioco di ruolo: Dungeons & Dragons.
Lì puoi metterti a giocare sulla base di storie inventate da altri o diventare tu stesso il narratore.
Ora, è vero che giochi come questo non ti fanno uscire di casa e ritardano in modo ingiustificabile la perdità della verginità, ma è anche vero che ti permettono di spaziare con la fantasia e di cimentarti, per la prima volta e non troppo seriamente, con la narrativa.
Smisi di giocare a D&D abbastanza presto e, nonostante ci abbia riprovato, non l’ho più ripreso perché, con gli anni, non solo ho perso la verginità, ma ho anche sviluppato un’intolleranza al genere fantasy, in qualunque forma mi si presentasse.
Confesso che ho vissuto e che per un periodo di tempo abbastanza lungo mi sono dedicato seriamente alla scrittura sentendomi piccino piccino di fronte ai grandi maestri che sorridono sornioni dalla quarta di copertina perché la sanno lunga…
Infine, prima un gioco per PC, poi un nuovo gdr sui vampiri, mi hanno fatto di nuovo appassionare alla questione. Quanto possono essere avvincenti e appassionanti le storie sui vampiri?
All’inizio credevo che non si potesse andare al di là di ciò che già era stato scritto sui vampiri. Che, quindi, non si potesse superare la sufficienza che rasenta la mediocrità dei prodotti che tutti noi conosciamo.
Ho letto Dracula di Bram Stoker ed è fin troppo ottocentesco per i miei gusti, ho letto Intervista col Vampiro di Anne Rice e sebbene mi sia piaciuto, soffre di una notevole superficialità nell’affrontare l’argomento “società dei vampiri” che a me interessa particolarmente e le sue specifiche e mi sono triturato guardandomi i tre film di Blade e numerosi altri che non sto qui a ricordare. Non conoscevo ancora Stephenie Meyer…
Oggi è il compleanno di diverse stars hollywoodiane: Will Smith (41), Michael Douglas (65), Mark Hamill (58), Heather Locklear (48), Michael Madsen (51), Clea DuVall (32), Christopher Reeve (1952-2004) e… Catherine Zeta-Jones (40).
Capite bene che non sono disposto a impazzire per parlarvi di ognuno di loro, ma per quanto riguarda Catherine…
Tornando alla scrittura e alla narrazione, devo aggiungere che solitamente scrivo in prima persona, una sorta di autobiografia romanzata. La prima persona mi libera dei residui di grammatica e sintassi che mi sono rimasti dopo anni di studio ed è la forma che preferisco. Altrimenti uso la terza, quando mi dedico agli altri miei progetti in corso d’opera. E poi, mi invento storie sui Vampiri, per giocarci, per passatempo.
Eppure, in tre anni, queste sono diventate qualcosa in più di semplici storielle da gdr. La bellezza e la complessità di queste storie narrate ha superato di gran lunga per qualità e quantità molte delle serie televisive che amo guardare. Ho materiale per una ventina di stagioni, senza scherzi!
Il problema è proprio questo: che sono narrate e non scritte. Se fossero state scritte a quest’ora non mi troverei qui.
L’idea più bella del mondo è una figata finché se ne parla. E’ scriverla il problema, dico sul serio. A quel punto o tiri fuori la magia, o la tua bella idea morirà con te. Sono impegnato, quindi, in questa operazione di recupero, dalla narrazione orale di neanderthal alla forma scritta più vicina alla civilizzazione, ma, cazzo, è un lavoro tosto.
Le idee bellissime diventato aborti e così si è costretti a ucciderle per farle rinascere in un circolo vizioso infinito e non troppo appagante.
Una delle cose che mi diverte, d’altro canto, è l’attribuire ai miei personaggi dei volti famosi.
Forse, come sostiene Bertoni, la mia è sempre stata e sarà sempre paraletteratura influenzata da cinema, tv e fumetti. Mentre narro, immagino di stare girando una serie televisiva, di episodio in episodio, e di avere a che fare con i problemi del regista. Attribuisco le parti agli attori che più trovo adatti.
Il volto del vampiro Gloriana Nassau, il Principe di Los Angeles è, nella mia immaginazione, quello di Catherine. Gloriana Nassau è una donna fredda, cinica, potente, violenta e calcolatrice; aggressiva, manipolatrice e prevaricatrice che esercita il suo potere in modo spietato e assoluto. Mmmhh… che donna! eheheheheh. Oggi, quella vera, che non conoscerò né dirigerò mai – in qualità di regista – compie quarant’anni, ma è sempre bellissima e nei miei racconti, essendo immortale, lo sarà sempre.
Tutto questo è divertente? Sì. Se devo avere a che fare con personaggi gradevoli perché non dare loro sembianze accattivanti e seducenti? Persino Michael Madsen ha una particina… Inoltre, trovo sia più facile, una volta che un personaggio abbia acquisito, nella tua testa di scrittore, tratti somatici familiari, descrivere tutta la gamma di espressioni che possono, di pagina in pagina, attraversare quel volto che si conosce bene, dopo averlo visto recitare in decine di film. E’ più facile descrivere nel dettaglio il sorriso di una perfetta sconosciuta o quello sornione di Catherine Zeta-Jones che tu, scrittore, hai trasformato nell’eroina dei tuoi racconti? Pensateci.