Che la realtà sia triste e noiosa, a parte in Russia (qui e qui), sembra ormai acclarato, tant’è che si è sempre tentato di modificarla per renderla più… appetibile.
Benvenuti nel mondo della pubblicità.
Ma la pubblicità è venuta solo dopo.
All’inizio c’era la narrativa, poi la fotografia, poi il cine-
Ok, la fotografia.
Come sempre, il giorno dopo l’invenzione della fotografia, chi all’epoca la padroneggiava pensò bene di incrementare il suo livello di conoscenza dal master grade all’immortal, adoperandosi nel fotomanipolazione, o fotoritocco.
Photoshop, il più diffuso programma di fotomanipolazione, è solo il figlio di questa smania di controllo.
Si trattò, almeno all’inizio, esclusivamente di problemi legati alla corretta esposizione.
La foto di un paesaggio spesso presentava un cielo sovraesposto.
Si aggirava l’ostacolo “cucendo” due metà correttamente esposte di due paesaggi e foto diverse, fino a ottenere, insieme all’effetto desiderato, paesaggi sconosciuti, ma perfettamente a fuoco.
E che dire di quei simpaticoni degli inglesi durante il vittorianesimo? Subivano una fascinazione per la morte, che diede vita, soprattutto per mere ragioni economiche, a un intenso mercato delle cosiddette foto post-mortem, che ritraevano i defunti, spesso immortalati insieme ai familiari ancora in vita.
La morte era la compagna di vita, ma non solo. Ragioni economiche, abbiamo detto: una foto costava infinitamente meno di un pittore, che ci avrebbe impiegato settimane a terminare il ritratto commissionato. Con pochi scellini e il tempo della stampa, una foto era per sempre, come l’immagine del caro appena scomparso.
Ma non solo, come sempre qualcuno pensò che, data la passione per il memento mori della società inglese, sarebbe stato saggio elevare l’intera questione (e il prezzo della stessa) a dignità artistica, adoperandosi nella foto-manipolazione.
Henry Peach Robinson arrivò a immpiegare cinque diversi negativi per comporre “Fading away” (letterale: spegnersi o scomparire):
Albert, marito della Regina Vittoria, fu talmente compiaciuto della bellezza di Fading away che prenotò tutti i successivi lavori di “composizione fotografica” del signor Robinson.
Quel che si dice occupare una nicchia di mercato.
(per ulteriori informazioni sulle fotografie post-mortem di epoca vittoriana visitate questo link)
La realtà andava cambiata, per interesse o per gioco. O, semplicemente, perché era possibile farlo.
Cosa c’era di più efficace per una medium, per dimostrare l’esistenza degli spiriti, che una prova fotografica?
Appunto. Di fronte a una foto non c’era obiezione di sorta. Be’, più o meno:
Anche perché, di manipolazione in manipolazione, quei gentiluomini burloni del vittorianesimo cominciarono a prenderci gusto, in una sorta di anticipazione del cinema horror.
Ormai si poteva, con relativa facilità e economia di spesa, giocare con le proprie teste, o posare in ritratti coi propri doppelganger.
Meraviglioso.
Oppure ancora, anni dopo, dare corpo a figure mitologiche.
È il caso delle celeberrime fate di Cottingley, qui ritratte insieme alle cugine Elsie Wright e Frances Griffiths. Foto spettacolari che immortalavano esponenti del Piccolo Popolo, che presero all’amo Sir Arthur Conan Doyle.
Solo agli inizi degli anni Ottanta, le due anziane signore ammisero che la fotomanipolazione era consistita nel sovrapporre dei loro ritratti e immagini di fate prese da cartoline.
Ma ormai, la strada verso la pubblicità era spianata. Ben presto, il futuro avrebbe visto dirigibili attraccare all’Empire State Building,
o la linea dell’Equatore fotografata da arditi esploratori,
e scarabei ammaestrati per suturare le smagliature di calze e collant.
Da qui a offrire il destro ai dittatori per modificare la memoria storica, il passo è stato breve.
La storia è come l’arte, va costruita. Non dicevano così?