L'Attico

Il Partito di Adrian

La “serie evento” di Adriano Celentano ha esordito ieri sera, scatenando un’apocalisse di prese per il culo.
E parimenti alimentando una macchina di propaganda che, non soddisfatta di aver distrutto i timpani degli spettatori per almeno le ultime due settimane, trasmettendo spot che sfondano il limite dei decibel della decenza, oggi, tutta entusiasta, tramite gli organi di stampa nazionali, annuncia il miracolo:

Un successone! Scene diventate di culto! Incredibile Adriano!

Ecco, se ancora stavate cercando le prove di vivere in una distopia, forse anche peggiore di quella paventata da Celentano stesso nel suo Adrian, ce le avete sotto gli occhi. Sta andando in onda sui vostri schermi. E, se per caso avete abbassato il volume per il terrore che vi possa venire l’ennesimo infarto, ripensateci, perché dovete rendervi conto di quello che succede.

Sì, certe scene di Adrian sono diventate di CULtO, ma non per i motivi che dicono loro. Sono diventate di culto perché assorbite, stritolate e risputate fuori dall’internet. Sono materiale per Meme, e prese in giro da qui a chissà quando. Difficile stabilire i limiti di una goduriosa, e giustissima distruzione di ciò che si è dimostrato essere non solo un prodotto mediocre, ma anche un delirio di arroganza e onnipotenza di un artista ormai in là con gli anni e che:

a) pare non essersi mai aggiornato rispetto ai temi che vuole trattare. È rimasto a quando protestava contro la caccia e, proprio a causa della caccia, fu cacciato dalla RAI.
b) palesemente teme la vecchiaia e la morte e che quindi si fa ritrarre giovane, muscoloso e eterno.
c) impiega, nel diffondere il suo messaggio e la sua “serie evento” proprio quei sistemi arroganti utilizzati dalle corporazioni che lui aborre, o dice di aborrire da così tanti anni. Quello spot sparato a volumi stellari, che vi si pianta nelle orecchie per forza e vi costringe a intervenire col telecomando è di un’aggressività senza pari, per dire.
d) adopera, per diffondere il suo messaggio, proprio i canali di quel potere che, come detto, lui stesso sostiene di aborrire. Ché non dimentichiamo che tutta ‘sta baracconata va in onda su Canale 5, la casetta di Silvio.

Per cui, cosa dire, tralasciando l’aspetto qualitativo dell’intera operazione, che già di suo sta in piedi con lo sputo? Sì, vabbé, i disegni di Manara. Belli, eh, ma se vengono animati di merda, pure Botticelli fa schifo.
Ah sì, che stiamo davvero assistendo a una pagliacciata di proporzioni bibliche, tramite cui si vuole persuadere la gente di avere a che fare con un programma grandioso/rivoluzionario/innovativo, quando invece siamo alle prese con un prodotto fuori dal tempo, ideato da chi palesemente non ha mai avuto familiarità né coi temi trattati – ambientalismo, individualismo, critica sociale – né coi mezzi che ha scelto per veicolare tali riflessioni, ovvero l’animazione.
Il prodotto farebbe anche pietà, però è bello e rivoluzionario, è un EVENTO, perché hanno deciso che deve essere così.
Poi ditemi la differenza tra quello che sta succedendo e le dirette del Partito unico nelle dittature dell’ex Blocco Sovietico, dove tutto era buono e bello (ma non rivoluzionario *coff coff*). Per forza.

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(le immagini usate nell’articolo sono state reperite su Ministero dei Meme, Emilio Iritano, ilCirox)

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