Nella mia famiglia ci sono dei gemelli. È un caso un po’ più particolare del solito, però. Trattandosi non di due, ma di ben TRE gemelli identici.
Immaginate, quindi, tre esseri viventi che condividono carattere, abitudini, persino sensazioni. Tre copie.
Con la loro stessa esistenza, i gemelli riescono a essere inquietanti, perché strettamente legati al tema del doppio, o doppelganger.
L’abbiamo già analizzato. Poiché, in teoria, siamo unici, l’esistenza di una creatura vivente che sia identica a noi provoca disagio, perché sicuramente malvagia. Il cui fine ultimo, probabilmente, è quello di prendere il nostro posto. Questo racconta il mito. Le leggende ci vanno giù pesante, con certi temi, e con l’unicità del corpo e dell’anima.
Questa paura atavica, naturalmente, non vale per i gemelli, che, fin dal momento del concepimento, condividono la propria esistenza con l’altro (o più di uno). Il fratello identico.
L’horror, nella fattispecie Shining, ha immortalato per sempre, con le gemelline dell’Overlook Hotel, il potere terrificante che la semplice vista di quella coppia di creature induce.
Tema narrativo, poi, quello dei gemelli, sempre affascinante, che ho deciso di approfondire.
Mi sono così imbattuto in tre casi davvero eccezionali e spaventosi.
Oltre a condividere il DNA, sono i gemelli stessi a raccontarlo, molti di loro, per lo più monozigoti, sono soliti ammettere di provare una sorta di sesto senso, di sintonia sovrannaturale verso il loro gemello, tale da consentir loro di avvertire con assoluta precisione il momento in cui dovesse capitare alla controparte qualcosa di… non proprio giusto. Oppure, senza scadere nel dramma, essere entrambi felici, nervosi, agitati, preferire lo stesso cibo e via dicendo.
Ma succede anche di peggio:
Ursula e Sabrina Eriksson sono due gemelle monozigoti. La prima vive negli Stati Uniti, la seconda in Irlanda. Entrambe conducevano esistenze tranquille, fino a quando…
Un giorno, Ursula ha viaggiato dagli Stati Uniti in Irlanda, per una riunione familiare con la sorella.
Il giorno dell’incontro, le due sono impazzite.
Senza alcun motivo apparente, dopo essersi ritrovate, Ursula e Sabrina si sono dirette a Londra. Salite su un autobus, hanno cominciato a infastidire passeggeri e conducente, comportandosi, a dire di quest’ultimo “come fossero hooligan”.
L’autista ha deciso così di accostare e di invitare entrambe a scendere dall’autobus, anche ricorrendo a maniere spicce. L’autobus si trovava, in quel momento, lungo una statale a scorrimento veloce.
All’invito pittoresco dell’autista di “scendere e attraversare la carreggiata”, le due hanno cominciato istantaneamente a eseguire l’ordine, attraversando ripetutamente la strada, incuranti delle auto che passavano ad alta velocità. Tentativi reiterati fino all’intervento della Polizia.
Polizia che, per un caso fortuito, era dotata di telecamere, perché le pattuglie facevano parte di una sorta di reality show inglese sul pronto intervento.
Sotto gli occhi esterrefatti degli agenti, Ursula si è gettata sotto un camion in corsa. Seguita immediatamente dalla sorella, colpita da un’auto (QUI il filmato).
Entrambe sono sopravvissute al tentativo di suicidio. Ursula con le gambe spezzate, Sabina solo con qualche contusione, che non le hanno impedito di rialzarsi e aggredire i poliziotti. Ce ne sono voluti sei, di agenti, per contenerla. Nel mentre, anche Ursula appariva furiosa, ma le ferite riportate le impedivano di reagire come stava facendo la sorella.
Sabina è stata arrestata e rilasciata il giorno successivo, solo perché potesse uccidere uno sconosciuto, incontrato per strada, che le aveva offerto un posto dove stare. Dopo l’omicidio, Sabina ha tentato ancora il suicidio gettandosi da un ponte, sopravvivendo anche stavolta e finendo in prigione.
Successive analisi del sangue di entrambe le donne non hanno evidenziato tracce di droga o alcool.
Secondo gli psicologi, una delle due è stata colpita da una forma temporanea di demenza e l’altra ne è stata “infettata”.
Entrambe, in seguito ad ulteriori esami, sono state dichiarate sane di mente.
*
James Edward Lewis, dell’Ohio, ha sposato una donna di nome Linda, ha divorziato e s’è risposato con una donna di nome Betty, dalla quale ha avuto un figlio, chiamato James Allan.
Lewis scoprì di essere figlio adottivo. Una volta compiuti trent’anni, rintracciò la sua famiglia d’origine e scoprì di avere un fratello. Gemello.
Suo fratello si chiamava James Arthur Springer. A quanto parte, Springer aveva sposato una donna di nome Linda, dalla quale aveva divorziato per risposarsi con un’altra donna, di nome Betty, dalla quale aveva avuto un figlio, chiamato James Allan.
Saputa questa incredibile storia, lo psichiatra Thomas Bouchard volle studiare a fondo, col permesso dei due uomini, il loro caso, scoprendo altre, incredibili, similitudini nelle vite di entrambi.
– I due avevano avuto, da ragazzi, un cane chiamato Toy.
– A entrambi piaceva la matematica e il lavoro di carpenteria.
– Entrambi avevano lavorato nelle forze dell’ordine: il primo come vice-sceriffo, il secondo come guardia privata.
– Accusavano mal di testa alla medesima ora del giorno.
*
Cresciute in Galles, genitori originari delle Barbados, Jennifer e June Gibbons sono state soprannominate Le Gemelle Silenti (the Silent Twins), da piccole, dopo che i medici constatarono che il mutismo dal quale parevano essere affette era in realtà mutismo selettivo, ovvero, le bambine avevano deciso, di comune accordo, di escludersi dal mondo e di comunicare esclusivamente tra loro, adottando, di conseguenza, un linguaggio personale fatto di codici e gestualità, per impedire a chiunque di violare la segretezza del loro rapporto.
A scuola non scrivevano né leggevano, ma a casa entrambe divoravano libri su libri e scrivevano interi quaderni, spesso romanzi.
Da bambine, oltre al patto del mutismo, erano solite condividere strani rituali, che consistevano nel pianificare, la sera precedente, cosa sarebbe successo al mattino dopo, e di metterlo in pratica puntualmente: decidevano chi delle due avrebbe dovuto svegliarsi per prima, ad esempio, essendo l’altra vincolata al rispetto della gerarchia.
La cosa particolare delle Silent Twins era la natura ambigua del loro legame. Forte, fortissimo, come quello degli altri gemelli, ma che si esplicava non soltanto con un incredibile affetto. Se da un lato le due apparivano complici e soggette a profondissima intesa, da sempre era chiaro a tutti coloro che le conoscevano che una delle due fosse “di troppo”. Cosa percepita soprattutto dalle stesse gemelle, che tentarono ripetutamente di assassinarsi a vicenda. Jennifer provò a strangolare June col filo di un apparecchio radio, la seconda invece spinse la sorella giù da un ponte.
Il conflitto andò aggravandosi man mano che le due crescevano, alternando momenti di quiete e complicità a furia omicida, fino a che, dopo l’ennesimo tentativo, finirono in un istituto correttivo.
Dopo quattordici anni, le gemelle diedero vita al loro ultimo “spettacolo”, se così si può definire. Confidarono alla loro unica amica, estranea al loro mondo esclusivo, la giornalista Marjorie Wallace, che erano finalmente giunte a un accordo: avevano stabilito che Jennifer doveva morire.
Naturalmente si pensò all’ennesimo tentativo di omicidio, ma in realtà, il trapasso di Jennifer avvenne, come annunciato, poco tempo dopo. La causa ufficiale fu una cardiopatia mai diagnosticata.
Ma il dettaglio più inquietante della vicenda è che, subito dopo il trapasso di Jennifer, June iniziò a comportarsi normalmente. Non appena smessi i panni di “gemella”, la pazzia che l’aveva accompagnata fino a quel momento scomparve del tutto. Tanto che, oggi, ha una sua famiglia e conduce un’esistenza serena.
(fonte: Cracked)