Da tempo volevo affrontare la seconda raccolta di Ted Chiang, Respiro (Exhalation). Se siete curiosi riguardo la prima, le Storie della tua Vita, avete due scelte, o aspettare che ne scriva qui, o andare ad ascoltare l”ultima puntata dei Bookanieri, qui. Ne scriverò anche io, in futuro, quindi ripassate di qui.
Per ragioni di passione personale, io adoro la fisica quantistica, l’unica teoria che finora mi abbia affascinato come possibile risposta alla domanda: Cos’è la Realtà?
Mi affascina l’idea che la realtà possa ridursi a un cristallo.
E che futuro crei il passato che, a sua volta, crea il futuro… Ma questa è un’altra storia…
Avrei dovuto cozzare contro Il Mercante e il Portale dell’Alchimista, quindi, che si fonda, al contrario, sul determinismo puro (tra le altre cose), ma non è andata così. Il fatto è che Ted Chiang è uno degli autori che davvero valga la pena leggere, oggigiorno (l’altro, tra i pochi, è Kim Stanley Robinson), è ancora giovane (quindi si spera possa scrivere ancora tanto) ma estremamente colto, dotato di una tecnica narrativa – nonché affabulatoria – sopraffina.
Tanto basta perché, affrontando le pagine del Mercante si venga trasportati nella magia delle notti d’Oriente, alle prese con una storia a strati, quattro protagonisti di cui viene narrato un arco d’esistenza riflesso in due epoche differenti.
Si parte dalla circostanza classica per eccellenza: un racconto alla corte del Califfo.
L’elemento fantascientifico appare con calma, svelato con un’apertura di sipario dal narratore in gamba, che te lo presenta dapprima come gioco di prestigio, poi come presa di coscienza di avere a che fare con una scienza superiore e sconosciuta, e infine come un’opportunità. L’opportunità di sistemare le cose.
Il portale è come uno specchio, che mette in contatto momenti diversi della stessa realtà.
La realtà è una e una sola.
Il tempo è una linea che scorre all’infinito.
Si può percorrere in entrambe le direzioni da osservatore e può svelarsi nei suoi dettagli ancora ignoti, ma non può essere modificato, in nessuna circostanza. Ciò che è stato sarà, senza alcuna possibilità di non esserlo.
Ecco, questa è una capacità che pochi scrittori hanno, quella di solleticare gli studi personali, privati del lettore, e stimolare riflessioni dettate dalla sua cultura, dal suo credo, dalla sua immaginazione. Partendo da una base hard sci-fi, ma anche scientifico-filosofica.
Il protagonista del Mercante è Fuwaad, ora alla corte del Califfo di Bagdad, sta raccontando una storia, di quando è entrato nella bottega di Bashaarat e di quando questo saggio mercante gli ha svelato il suo magico artefatto, il Portale, e gli ha raccontato tre storie ad esso legate. Fuwaad, man mano che la narrazione prosegue, s’accorge che gli eventi sono interconnessi in modo indissolubile, ma anche del potere immenso insito in quello strumento.
Conoscere il passato significa assicurarsi il futuro, oppure provare a influenzare il primo per migliorare (cambiare, forse?) il secondo. Per migliorare la propria vita.
Il fatto che uno dei protagonisti di questo racconto sia un mercante di corde non fa altro che rafforzare, attraverso il simbolismo, la concezione della determinazione. La corda è la stessa linea retta, è analogia col concetto di realtà.
E ciò nonostante, Il Mercante e il Portale dell’Alchimista è non solo sentita teoria ma anche appassionata narrazione. Sì, c’è la magia dell’oriente, che incarna ciò che di esso più amiamo, le spezie, i tessuti pregiati, l’oro, le ricchezze e il lusso febbrili, il mistero, ci sono le emozioni umane, troppo umane, il rimorso, il sogno, l’ambizione, e la capacità, anch’essa tutta umana, di gioire di successi imprevisti, quelle piccole gioie del quotidiano, che possono ottenersi anche dal semplice perdono, dall’alleggerire la coscienza.
Il fato e il libero arbitrio, mescolati con la magia e il folklore delle Mille e una Notte, in uno stile immediato che non solo ti immerge pur essendo raccontato, ma solletica l’intelletto.
Nulla può cambiare il passato. C’è il pentimento, c’è l’espiazione e c’è il perdono. Questo è tutto, ma trovo che sia abbastanza.
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Respiro di Ted Chiang lo trovate qui.
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